È stata tua la colpa. No, fine dei giochini.
Il giochino di affermare che la bocciatura del Piano Mancini (unico progetto compiuto e esistente per la protezione idraulica di Olbia, approvato da tutti gli uffici preposti alla validazione di questo genere di progetti fuorché uno, di cui dirò) da parte della Giunta Regionale presieduta da Christian Solinas, sarebbe una bocciatura ‘tecnica’ e non politica è una vergognosa mistificazione.
Quando, a fronte del 99% dei pareri tecnici positivi, si sceglie di valorizzare l’1% contrario non si stanno facendo scelte tecniche, si sta facendo brutale, tribale e durissima politica.
Va detto con forza e nettezza per gli anni a venire, quando Olbia verrà nuovamente colpita da eventi infausti e ci sarà chi vorrà indagare e capire, di chi è la colpa, di chi è la scelta, di chi è la responsabilità della sua non rimediata vulnerabilità.
Scelta colpa e responsabilità della bocciatura politica e non tecnica del Piano Mancini sono della Giunta Solinas e finché avrò fiato lo ripeterò con nomi e cognomi da fissare in lettere imperiture sulle carte e sulle pietre.
Il Piano Mancini. Il Piano Mancini venne inaugurato sotto la Giunta Cappellacci, sindaco Giovannelli.
La Giunta Pigliaru lo ha sviluppato, badando sempre a consentire che durante il percorso di elaborazione potessero anche essere presentate proposte alternative, mai giunte ad alcun serio compimento.
Esso è stato dunque tenuto al riparo per sette anni dalle logiche suicide della propaganda politica e della discontinuità amministrativa, quella logica selvaggia, violenta e dannosa, per cui chi vince le elezioni distrugge ciò che hanno fatto i propri predecessori per il solo gusto di annientarne l’operato.
Adesso, Solinas e i suoi assessori lo hanno bocciato.
Potevano farlo?
Sì, potevano farlo, ma soprattutto lo hanno voluto fare.
Noi dobbiamo ricordare i loro nomi e le loro responsabilità per gridarli quando la natura ricorderà a tutti nuovamente che non si gioca con queste cose.
Nessuna cortina fumogena, egregio assessore dell’urbanistica, Lei e i suoi colleghi siete responsabili dell’aver sguarnito Olbia dell’unico progetto esistente per proteggerla.
Dovete assumervene la responsabilità fino in fondo, perché starete inchiodati per decenni a questa vostra scelta, peraltro annunciata anche con interviste da uomini politici che niente avrebbero dovuto avere a che fare con l’iter istruttorio.
E adesso vi spiego anche (sebbene non sia minimamente mio dovere farlo) il perché questo marchio di responsabilità vi si stamperà sulla pelle in modo indelebile.
Il progetto Mancini: di cosa stiamo parlando?
Parliamo dell’unico progetto pronto, dopo un lunghissimo iter procedurale, dibattuto e combattuto tra detrattori (l’attuale sindaco di Olbia in primis) dell’intervento progettato ed i promotori-responsabili (commissari di governo/ assessori e dirigenti regionali, docenti universitari, ingegneri idraulici, geologi, pianificatori etc) immessi in questa funzione da uno specifico “commissariamento” nazionale, nato per prevenire gli effetti di eventi alluvionali che hanno colpito e continuano a colpire anche il territorio ed i centri abitati della Sardegna con frequenze che gli studi statistici non governano più. Il recentissimo caso “Bitti” docet.
Oggi che il dibattito nazionale si contorce su come far fronte alla ridottissima capacità di spesa nella realizzazione di opere pubbliche, anche emergenziali, e da gran parte si invocano deroghe normative sempre più pregnanti, secondo il c.d. modello “Genova”, si è dovuto assistere per mesi alle resistenze, alle opposizioni e alle critiche sostanzialmente politiche e di esplicito radicamento politico verso l’unico progetto che aveva acquisito tutte le approvazioni ed autorizzazioni tecniche necessarie per la sua appaltabilità salvo l’ultima, in ordine cronologico, di competenza della Giunta regionale.
Forse è il caso di ricordare a chi fa politica su tutto, e tutto riduce a politica, che il Piano Mancini non è un ‘opera pubblica’ qualsiasi tra le tante, sulla quale sviluppare un legittimo dibattito politico di consenso/dissenso (quale la localizzazione di aree di sviluppo edilizio – per buona pace dell’attuale sindaco di Olbia – o di infrastrutturazione in generale) che ne possa procrastinare o impedire o migliorare la realizzazione, ma si tratta di un’opera “emergenziale”, che ha dunque un contenuto urgente, un’esigenza essenzialmente tecnica (si tratta in ultima analisi di rispondere a queste domande: qual è l’opera migliore per scongiurare un pericolo impellente per la vita dei cittadini residenti, da realizzarsi nel minor tempo possibile e col migliore equilibrio finanziario?) e lascia alla politica il solo compito di non condizionare con le dinamiche del consenso la scelta delle soluzioni migliori.
Non si tratta, in poche parole, di opere su cui scegliere in base a ciò che piace e, ma in ragione di ciò che è giusto e urgente.
Se la realizzazione del nuovo Ponte di Genova fosse stata subordinata al gradimento dei proprietari delle abitazioni evacuate, probabilmente sarebbe ancora un’incompiuta. Come pure, se la Regione e/o il Comune di Bitti avessero avuto il potere di evacuare e indennizzare gli abitanti delle case del paese costruite nell’alveo, forse i lavori della messa in sicurezza di Bitti sarebbero partiti prima.
Tutti i pareri tecnici a favore. Sul progetto Mancini, promosso dalla precedente amministrazione comunale di Olbia e sviluppato dalla struttura tecnica del Commissario governativo per l’emergenza idrogeologica, in capo al Presidente della Regione, si sono espressi favorevolmente tutti gli organi tecnici regionali preposti alle valutazioni idrauliche (Genio Civile, Autorità di Bacino) così come gli organi tecnici competenti in materia urbanistica e di paesaggio (Uffici tutela paesaggio e Soprintendenze statali) oltre che gli altri Uffici o Enti/società interessate rimandando, in qualche, caso il giudizio finale agli ulteriori sviluppi esecutivi di dettaglio come è prassi in casi simili. Adesso giunge il “No” della Giunta regionale nella delibera sulla Valutazione di Compatibilità ambientale.
La valutazione di compatibilità ambientale: di cosa stiamo parlando?
Parliamo della “Valutazione di “compatibilità ambientale” che a differenza degli altri pareri, emessi dai vertici dirigenziali delle strutture tecniche, regionali e statali coinvolte, viene formulata da organi politici: il Ministro dell’Ambiente, per le procedure di competenza statale, e la Giunta, per l’appunto, per quelle di competenza regionale.
La “valutazione ambientale”, è forse utile richiamarlo, ha l’obiettivo principale di salvaguardare la salute della popolazione, l’ambiente, il patrimonio culturale ed il paesaggio interessati dall’intervento e, pertanto, in considerazione dell’importanza ma anche dell’ampiezza dei temi trattati, la titolarità del giudizio è posto in capo ad un organo politico in condizioni di esprimere valutazioni con margini di discrezionalità compatibili con l’interesse generale.
Gli orientamenti giurisprudenziali in materia riconoscono infatti il potere all’organo politico incaricato di supplire, eventualmente, anche a carenze progettuali rilevate in sede di istruttoria tecnica, mediante prescrizioni modificative dello stesso intervento per eliminare o ridurre gli impatti rilevati
Ma nel caso specifico del recente giudizio sul Piano Mancini, la Giunta regionale si è conformata a tale orientamento? La Giunta regionale del presidente Solinas ha deciso di bocciare il progetto Mancini nell’interesse della salvaguardia della popolazione, dell’ambiente, del patrimonio culturale e del paesaggio?
Non vi è la benché minima traccia di questi obiettivi e di queste motivazioni.
Manco per sogno! Zero. Nulla.
Il problema è che la Giunta aveva mille argomenti a favore dell’approvazione del Piano Mancini in ragione dell’interesse generale” e li ha taciuti.
Avrebbe potuto considerare che a sette anni dall’evento “Cleopatra” e dai morti che ne conseguirono, la città è ancora priva di salvaguardie idrauliche.
Avrebbe potuto approvare il progetto Mancini perché esso ha acquisito tutti i pareri favorevoli di tutti gli organi tecnici deputati ad esprimersi sulla realizzabilità ed appaltabilità delle opere e perché alcuni dei citati pareri hanno definitivamente chiarito che le opere idrauliche sono sicure ed idonee a risolvere le problematiche di rischio.
Avrebbe potuto approvare il progetto perché esso è stato elaborato da un apposito ufficio tecnico costituito in capo al Commissario di Governo per l’emergenza idrogeologica, cioè il Presidente della Regione, con il supporto di una Agenzia tecnica nazionale, in attuazione di norme statali cogenti.
Avrebbe potuto approvare il progetto perché l’opera era già coperta in gran parte da finanziamenti nazionali autorizzati specificamente per quella configurazione progettuale e con vincoli temporali per l’utilizzabilità delle somme e perché, infine, qualsiasi soluzione progettuale alternativa, seppur fattibile e finanziabile, avrebbe richiesto ragionevolmente alcuni anni per pervenire allo stesso livello di avanzamento senza alcuna certezza circa la positività dei pareri delle autorità coinvolte.
No….nessuna di queste ipotetiche considerazioni sono valse , evidentemente, a porre l’esigenza di un approfondimento o di una valutazione diversa da parte dell’esecutivo regionale, che potesse superare le criticità riferite dall’estensore dell’atto dell’ufficio tecnico di una parte della Regione, specificamente l’Assessorato Ambiente.
Un no senza motivi, ma con un pretesto.
Invece, la Giunta ha fatto la sua scelta politica: a fronte di tutti i pareri positivi degli altri uffici coinvolti, la Giunta ha scelto di valorizzare il solo parere negativo espresso da un Servizio dell’Assessorato dell’Ambiente, in contrasto con altro parere espresso dall’Ufficio del Commissario, e ha scelto di ritenere che il parere di questo ufficio consenta di difendere l’interesse generale più del Piano Mancini.
Questa non è una scelta tecnica, questa è una scelta politica.
Questa è la responsabilità politica e amministrativa della Giunta: grave, gravissima.
Andiamo a vederla, poi, questa obiezione ritenuta strategica dalla Giunta per l’interesse generale: essa riguarderebbe il collocamento o meno in cave di 500.000 mc circa di terre da scavo in esubero, oltre che problematiche di impatto e monitoraggio delle falde sotterranee. Problematiche in altri casi risolte dallo stesso ufficio regionale non con dinieghi, ma con prescrizioni di adeguamento immediate o affidate ai successivi sviluppi progettuali.
E infatti sarà interessante vedere quali istruttori hanno firmato l’istruttoria del parere negativo del Dirigente del Servizio, per verificare se siano gli stessi che in casi largamente simili hanno dato pareri diversi (prescrizioni e non dinieghi) e coerenti tra loro.
Se poi non vi sono funzionari istruttori che firmino gli atti preparatori, allora la responsabilità sarà del solo dirigente che ha firmato il parere e dovrà spiegare in base a che cosa ha fondato il suo atto. Si vedrà.
Ma qualunque cosa sia accaduta negli uffici regionali, resta il fatto che la Giunta ha scelto di valorizzare un solo parere negativo di portata limitata e ha bocciato per questo motivo un suo progetto, il Piano Mancini, elaborato dall’Ufficio del Commissario, un ufficio presieduto dal Presidente della Regione, lasciando Olbia senza protezione idraulica.
Questa non è discrezionalità politica: questo è audacia amministrativa sulla pelle degli altri. A futura memoria.
Egregio ing. Corrao, ma di che parla? Di quali circuiti politici? Di quali profitti? Moderi con molta attenzione le parole, molta. Lei è giudice, facile e indulgente, di se stesso. Il Piano Mancini è stato valutato da tutti gli organi deputati a farlo. La politica non vi ha giocato alcun ruolo se non quello di non interferire con le valutazioni tecniche. Tutti corrotti? Tutti incapaci? Le sue affermazioni da quali valutatori indipendenti sono validate? Da nessuno, immagino. E allora di che cosa sta parlando? Ha una vaga idea degli innumerevoli controlli, valutazioni e verifiche cui il Piano è stato sottoposto? No, non ce l’ha. Parla di cose complesse come se ne parla al bar. Facile ma deludente. L’unico parere tecnico privo degli adeguati riscontri è l’ultimo e anziché stare a questa anomalia lei e altri colgono l’occasione per generalizzare e proporre facili quanto non verificate né verificabili soluzioni.
Alcune settori politici, davanti a mancati profitti che sembravano a portata di mano, mostrano a volte tutta la propria arroganza. Si può essere nei circuiti del “sistema di potere”, ma contemporaneamente fare gli interessi dei cittadini. Invece no! Bisogna piegare le istituzioni, costringendo i sudditi premiati, con remunerative cariche, alla bieca e cieca obbedienza.
Il progetto Mancini, con le sue quattro vasche di laminazione a contatto dell’abitato di Olbia, ed il progetto Technital, col suo grande vascone di contenimento ed il “Canale scolmatore” copiato al progetto dello Studio D’équipe, trascurano l’enorme rischio in cui va incontro la popolazione olbiese.
Non deve meravigliare che finalmente, e dopo molti anni qualcuno abbia detto “no” ad un’opera mal progettata ed imposta: dobbiamo invece chiederci perché in quegli anni quasi nessuno abbia provato a contrastarne la realizzazione, consentendo l’erogazione di corpose parcelle professionali a carico della collettività.
Egregio dr.Manninchedda,
Da cittadino olbiese che ha vissuto l’evento Cleopatra, e che da quel momento ha letto tutte le carte “pubbliche” dei procedimenti di proposta di variante al PAI e di lavori di mitigazione del rischio idrogeologico, aggiungo qualche appunto.
Ci sono voluti sette anni dall’evento Cleopatra per arrivare alla valutazione definitiva dei lavori di mitigazione. In qualsiasi Paese civilizzato e stracarico di professionisti, enti tecnici e organi politici come il nostro, le competenze in campo sarebbero sufficienti per appaltare i lavori nel giro di un anno. Proprio la sua citazione di Genova né è la prova.
Pertanto, gravi colpe risiedono su tutti i soggetti interessati dal procedimento, lenti o intimoriti dalle conseguenze sul loro consenso, a partire dalla giunta comunale Giovannelli, poi di Nizzi che lei ha poi estromesso con la procedura di avallimento, per l’evidente ostracismo, ma anche in parte della sua gestione commissariale. Bisogna riconoscerle che ha cercato di portare avanti il progetto di mitigazione del rischio approvato nel solo 2015 dal consiglio comunale Giovannelli, ma la lentezza ha caratterizzato anche l’operato della sua gestione commissariale e incomprensibile è stato il mancato confronto preliminare con lo SVI, servizio di Valutazione Impatto Ambientale della regione stessa, di cui non trovo traccia nelle sue delibere. Incredibilmente si arriva a scoprire nel 2020 l’opinione dello SVI, ma le vasche di laminazione e conseguenti scavi sono noti dal 2015. Ancor più incredibile, certo, che un politico si basi su un parere SVI, che contesta l’imprecisato modo di smaltimento di terre di scavo (n.b. non scorie radioattive, ma terre di scavo, al più con granito), nonché l’intaccamento di un importante vigneto, come se di importanti vigneti in Sardegna non ce ne siano abbastanza e come se oggi non abbiamo la tecnologia per replicarlo in area contigua ( in molti alluvionati si sarebbero pure offerti volontari per lo scasso, concimazione, impianto, potatura e vendemmia). Ma forse lo SVI e la Giunta hanno inteso che per VITE, da proteggere, ci si riferisse alla pianta.
Ancor più grave è che il parere negativo sullo smaltimento delle terre di scavo impedirà anche la realizzazione dei progetti alternativi, ovviamente del piano Nizzi-Technital, che prevede una mega vasca di laminazione, ma anche di una qualsiasi delle altre soluzioni, che prevedono tutte scavi significativi. Cosa si dovrebbe fare per lo SvI? Creare canali principalmenti sopraelevati da terra, per non dover scavare nulla? Diabolico.
In ciò vi è sicuramente una grave decisione politica e non tecnica, concordiamo in tanti. Grave anche che la Giunta Solinas prenda per buono un parere che non dà alcuna indicazione su quello che non avrebbe invece avuto un rilevante impatto ambientale, certo la normativa cieca non obbliga in ciò, ma un’indicazione di massima poteva, e può anche oggi, essere richiesta allo Svi.
La patata bollente ora passa al Sindaco Nizzi. Che ovviamente proporrà il suo piano, già inattuabile per lo Svi, ma chi se ne frega, dirà qualcuno.
Passeranno anni, poi, forse, si arriverà a riesumare la proposta di allargamento degli argini esistenti dei fiumi con conseguente espropriazione e abbattimento delle famose 250 costruzioni e riallocazione dei residenti. Il tutto per limitare al minimo dimensioni di scavo nella conta esterna della città.
Voglio qui farmi portatore dello sdegno non solo dei cittadini olbiesi, che rischieranno la propria incolumità per tanti anni ancora, nell’errata convinzione esterna di vivere tutti in case abusive, ma anche di chi ha già avuto, con Cleopatra, un danno patrimoniale mai recuperabile, compreso il non poter edificare sui terreni edificabili solo ora considerati alluvionali per evidenti errori di rilevazione dei tecnici comunali nel post alluvione (vedasi incredibili mappe fatte a penna e inserite nel PAI tramite il PGRA , visibilmente gonfiate alle zone di mero allagamento piovano e non alluvionale, ridotte dalle simulazioni del dr. Mancini che però non sono state recepite nel PGRA!!). Questi terreni edificabili ma bloccati in regime PAI di Hi4 per chissà quanti decenni,non avranno mai alcun indennizzo, nella convinzione che dietro ci siano solo ereditieri e non anche famiglie che hanno il diritto di costruire la propria dimora.
Chiudo ricordando che dall’inizio del procedimento, per espressa scelta del Comune e dell’autorità di bacino, non è mai stata data risposta alle osservazioni presentate dai cittadini verso le delimitazioni delle zone a rischio idrogeologico, inficiate da gravi ed evidenti errori metodologici e di calcolo. Un grazie a tutti anche su questo aspetto, che abbiamo tenuto nascosto sinora per non fare cadere il procedimento per un vizio procedurale, ma chi lo dice che non potrà essere eccepito da qualcuno per fare cadere il procedimento nelle prossime fasi? Prevenire è meglio che curare.
In tutto questo marasma, un elogio merita chi, da privato cittadino, da anni elabora proposte varie di mitigazione del rischio idrogeologico, senza alcuna remunerazione e con minori strumenti tecnici dei vari Mancini, Tilocca, Technital, poiché mai sovvenzionati dal Comune: mi auguro comunque che anche loro aprano la mente verso soluzioni diverse, sottoponendole allo Svi per un mero parere preventivo di fattibilità: al politico poi il compito di rimuovere i membri dello SVI qualora rifiutino di collaborare.
Tanto altro ci sarebbe da precisare, ma i destinatari saranno altri.
Andrea Contini
Pronto a scusarmi se sbaglio, ma dal sito della Regione parrebbe che il Servizio che ha avuto in carico l’istruttoria non abbia al momento un direttore in carica e non è un buon segno
… e si , invetze, su síndhigu de Ólbia e s’amministratzione SUA e giunta RAS tenent de ‘solidarizare’ cun clientes ISSORO, ite b’at de male in sa ‘giustificazione’, comente sisiat chi l’apent fata, de unu solu pàrrere negativu “sopraggiunto” (aggiunto sopra) de acotzu a come si vuole che sia? Su chi contat est chi l’apent fata: si cumprendhet chi cussu 1% est gai mannu chi contat prus de su 99%. Ndhe ant a dare fintzas unu biculu a sos chi ndhe a ant a tènnere dannu (o profitu) si, Deus mai lu cherzat, un’àteru dellúbbiu o “bomba” de “Acqua Assassina” (disgraziata, irresponsabile, cattiva!) allagat un’àtera borta a Ólbia. Una dimandha: Ma su síndhigu de Ólbia e sos àteros amministradores de como za che tenent totu sa domo in logu artu? Si est gai siamo salvi e… affare fatto.