di Paolo Maninchedda
La formazione delle liste è sempre un backstage interessante della politica, che raramente viene raccontato.
In questi giorni tutti i partiti sono impegnati a cercare candidati. Non è semplice, giacché l’impegno politico non è più sentito come un tempo. Tuttavia, noi nel nostro piccolo, stiamo ricevendo diverse persone che si presentano per conoscerci e per farsi conoscere. Come lo fanno con noi, lo fanno anche con altri. E qui viene fuori un bel siparietto.
Nella competizione sui candidati più forti, altri partiti della coalizione dicono di noi: «Guarda che quelli sono indipendentisti davvero!». Lo scopo di un’esplicitazione così scontata è, in qualche modo, dissuadere chi ancora pensa che l’indipendentismo non sia una normale opzione politica da condurre nella legalità e nella pacificità dei comportamenti. C’è sempre il ricordo che lega l’indipendentismo al radicalismo, all’estremismo, alla paura.
Noi siamo pacifici. Noi siamo quelli che hanno unito fermezza dell’obiettivo indipendentista e concretezza dell’azione di governo. Beppe Corongiu lo ha descritto bene in suo articolo che vi segnalo (Beppe, io non parlo mai di lingua come non mostro mai la mia famiglia. Il motivo è semplice: vorrei preservare un angolo di privato dove esisto a prescindere dal ruolo pubblico).
Tuttavia, siamo veramente indipendentisti. Noi partecipiamo alle elezioni amministrative per radicarci in area urbana e perché sappiamo bene che un processo di autodeterminazione che fosse fondato solo su un’area vasta dell’interno (Oristanese, Sassarese e Nuorese) non conquisterebbe la fiducia della borghesia cittadina che ci serve come l’aria per proclamare e difendere il nostro Stato.
Noi partecipiamo alle amministrative non tanto per fare un sindaco e un Consiglio Comunale, ma per costruire le basi dello Stato. Non di sindaci parliamo, ma di patria. Le scaramucce tra le personalità apicali candidate ci fanno sorridere. Le liste costruite su piccole leadership locali ci fanno piangere. Noi stiamo costruendo una tappa della nostra patria. Non ci stiamo candidando per prestigio locale, ma per lotta nazionale. Spero sia chiaro.
Ovviamente, qualcuno ci ha annusato e ci ha lasciato: ci ha trovato troppo impegnativi. Invece, incredibilmente, avant’ieri abbiamo incontrato un rappresentante di un’organizzazione cattolica che ha apprezzato la nostra laicità, l’attenzione ai bisogni veri della famiglia (casa, istruzione, sanità, servizi) ma che soprattutto quando gli abbiamo detto che per noi l’obiettivo era l’indipendenza della Sardegna, ci ha risposto: «Questo non è neanche in discussione. Siamo d’accordo».
Allora, perché il post di oggi? Perché stiamo chiudendo le liste e ci è venuto un dubbio. C’è ancora qualche indipendentista in circolazione che voglia impegnarsi? Se sì, ci sono anche gli spazi per gli indipendenti, per quelli che ci stanno sull’idea di fondo ma ancora non sanno se aderire al partito. Bene, se ci siete, battete un colpo, scrivete qui, su Facebook, nel sito del partito. Noi stiamo facendo sul serio.