Le notizie di oggi, diffuse dai quotidiani sardi, indicano come probabili assessorati in quota Pd, nella prossima Giunta regionale della Sardegna, il Bilancio, l’Ambiente, gli Affari generali, i Lavori Pubblici e i Trasporti, quest’ultimo non contemplato dalla Nuova Sardegna.
Se le deleghe richieste e accordate dalla Superficiale Lubente fossero queste, il Pd rivelerebbe per la prima volta, dopo mesi, un intelligente senso della misura. Evita le rogne (Sanità e Urbanistica, con dentro Abbanoa), non si assume la responsabilità politica dei temi più spinosi, aggredisce un tema sottovalutato, le Reti, che stanno dentro gli Affari Generali.
Non male.
Unica nota stonata, nel caso, i Trasporti, perché il Pd oggi, con Massimo Deiana all’Autorità Portuale e Carlo Careddu all’Aeroporto di Olbia, non ha l’omino di legge e di battaglia giusto per quel ruolo (si sentono nomi di esperti di logistica, ma sui trasporti servono cultura politica, cultura giuridica e due grandi paia di pa…e, per la durissima battaglia che occorre fare con Roma e con Bruxelles, senza contare la questione spinosissima degli aeroporti -con annesso duello rusticano De Pascale – Zoncheddu, Alghero-Olbia.
Ciò che trovo sopravvalutato è il Bilancio.
Dalla Giunta Soru in poi, cioè dal momento della prima elezione diretta del Presidente della Regione, l’Assessore al Bilancio ha cessato di essere una sorta di bilanciamento del potere del Presidente come era ai tempi della sua elezione da parte del Consiglio regionale. Il Bilancio o sta a stretto contatto con la Presidenza o gira male. Non solo: o la Presidenza governa bene anche i fondi europei del Fesr, dell’FSE, del FEARS e dell’FSC o non governa. Per cui, o l’Assessore al Bilancio è in simbiosi col presidente o finisce male. La Programmazione è ormai un ruolo da Sottosegretario alla Presidenza, piaccia o non piaccia; o viene interpretato da un uomo di assoluta fiducia del Presidente, che si capisce con lui la volo, come accadeva tra Paci e Pigliaru, o tra Secci e Soru, oppure tutto diventa faticosissimo.
Su tutto, poi, incombe la scelta del Segretario generale (il viceré con corte immensa, inventato da Solinas e che adesso il Centrosinistra si tiene stretto, non per il ruolo apicale ma per gli innumerevoli posti di sottogoverno che lo accompagnano), vero garante della legittimità degli atti della Giunta, vera assicurazione sulla vita del Presidente, ma anche vera posizione strategica per il ritmo e per la qualità amministrativa degli atti. Se la Superficiale Lubente indovina gli assessori e sbaglia il Segretario generale e i Direttori generali, anche la Giunta ne risentirà.
Infine, un’altra nota positiva. Non vi è tra i papabili indicati dal Pd né alcun pensionato né chi sia stato bocciato dall’elettorato (al netto delle voci su Del Zompo e Busia). È una nota di igiene politica della Giunta. I bocciati possono essere recuperati, e in alcuni casi debbono essere recuperati, in altri ruoli (di consulenza, di organizzazione, di gestione subordinata negli enti ecc.) ma nei ruoli politici di governo aprono il varco all’uso dei ruoli istituzionali per far quadrare gli equilibri interni di partito che, per definizione, sono sempre squilibrati e sempre famelici.
Staremo a vedere.
Per il momento, moderatissimi e revocabilissimi complimenti alla moderazione del Pd.