Nonostante le note, gli appelli e le audizioni, sembra che il destino dell’Associazione Regionale Allevatori della Sardegna sia segnato dall’assemblea straordinaria che i due “amministratori ” nominati da AIA – Associazione Italiana Allevatori ( leggasi Coldiretti Italiana), rag. Vito Tizzano e Dott. Enrico Leccisi hanno convocato per oggi, presso la sede del Notaio Altieri, a Cagliari.
In questa sede, salvo contrario avviso dell’ultima ora, approvando il 2° punto dell’ordine del giorno dell’assemblea straordinaria, i due commissari delle AIPA/APA nonché vice presidente e presidente di ARAS ( quindi essi sono i detentori del sistema della genetica e della assistenza tecnica in zootecnia della Sardegna), procederanno allo “scioglimento dell’associazione ai sensi dell’art. 30 del Codice Civile, liquidazione dell’ente”.
L’AIA, già dal 2009 persegue questo disegno di accentramento e privatizzazione romana di servizi, che ha subito un’accelerazione nel corso dell’ultimo anno (il nostro capogruppo Gianfranco Congiu ha descritto in modo preciso in base a quale processo legislativo, il precarissimo Ministro delle Politiche Agricole nonché Reggente del Pd, tramite un dlgs, vuole regalare all’AIA tutto il sistema zootecnico italiano e con esso gli interessi nazionali dei sardi nel campo della diversità genetica e dell’assistenza in agricoltura).
Ma per portare a termine il lavoro, i due commissari delle AIPA/APA della Sardegna dovevano modificare lo statuto dell’ARAS.
Cosa che hanno fatto. Hanno ottenuto il benestare della Regione Sardegna (la cosiddetta omologa), per cui lo statuto è stato modificato il 2 febbraio 2018 e dalla lettura del verbale, il Dott. Leccisi dichiara, alla pagina 4 del verbale, di aver ottenuto “l’assenso dell’Assessorato dell’Agricoltura per il nuovo riassetto organizzativo.. ecc”.
La modifica statutaria dell’ARAS, attuata dal presidente e vicepresidente di nomina AIA che contestualmente svolgono il ruolo di commissari delle AIPA-APA Sarde, è stata omologata dalla Regione senza tener conto dell’ art. 9 dello statuto pre modifica, che prevedeva la verifica della regolare posizione contributiva nei confronti dell’ARAS delle AIPA-APA per esercitare il loro diritto di voto.
Voglio dire che probabilmente è accaduta una cosa inedita nell’ordinamento italiano, e cioè che le società debitrici abbiano liquidato la società creditrice. Guardando il bilancio 2017 dell’Ara si nota infatti che le Apa erano debitrici verso l’Ara di non poche migliaia di euro per le analisi del latte. Vedete qui.
Con tale modifica si è assistito allo “svuotamento” dei poteri di gestione in capo all’ARAS, con un sistematico trasferimento di tutte le funzioni amministrative e contabili presso la SOCIETA’ CONSORTILE PER IL COORDINAMENTO DEL SISTEMA SERVIZI COLDIRETTI SOCIETA’ CONSORTILE PER AZIONI, coordinate dal Dott. Davide Festa.
Perché dare l’assenso ad un nuovo modello organizzativo e non rivendicare un ruolo differente per il modello Sardegna, come ha ottenuto, ad esempio, il Trentino Alto Adige?
La Sardegna rappresenta un modello di efficienza, pur tra le mille difficoltà collegate in particolar modo ad una sofferta applicazione del protocollo d’intesa tra ARAS e Laore (l’agenzia regionale che per conto della Regione ha l’incarico di verificare le attività connesse ai finanziamenti erogati da parte pubblica, come la misura 14 relativa al benessere animale). Nel 2014, il sistema cooperativo Sardo ebbe modo di segnalare al neo eletto Presidente della Giunta la gravità della situazione, a causa la mancanza di una procedura che consentiva ad ARAS di avere certezze sui trasferimenti dei fondi, necessari per le attività istituzionali.
Inoltre la lettera del 17 aprile u.s., a firma dei rappresentanti del Consorzio di Tutela del pecorino Romano DOP e della Cooperativa 3 A di Arborea, ha manifestato la disponibilità di soggetti privati a investire per tenere in Sardegna il sistema di tutela della biodiversità sarda e ha denunciato la grande e motivata preoccupazione per il cosiddetto progetto “riorganizzazione sistema allevatori” portato a compimento dall’ AIA (Associazione italiana allevatori) in varie regioni d’Italia, con la conseguenza diretta della perdita di conoscenze, professionalità e competenze, e quindi di ricchezza, per via delle procedure di riduzione del personale e delle attività connesse.
Appare evidente come questo accentramento di poteri gestionali ed amministrativi, ivi compreso il trasferimento del conto bancario dell’ARAS dalla BNL di Cagliari alla Cassa di Risparmio di Ravenna in Roma, rappresentino un “modus operandi” che prelude ad uno scioglimento dell’Associazione ed ad un accertamento di poteri e di gestione di dati riservati che meritano non solo una riflessione ma una reazione immediata della politica agricola Sarda.
Ma la Sardegna ha una sua politica agricola che sia animata da una coscienza nazionale, ossia dalla consapevolezza degli interessi propri dei Sardi? Si ha coscienza che l’interesse italiano della Coldiretti italiana di impossessarsi e accentrare i servizi non coincide con l’interesse dei Sardi? Si ha coscienza di rappresentare un popolo e di non dover aver paura di un sindacato quando ci sono di mezzo gli interessi nazionali?