È finita la campagna elettorale, vera tortura per candidati ed elettori.
Ovviamente l’ultimo giorno è quello in cui si liberano i palloncini.
Alle prossime elezioni sarde del 2019 io non vorrei dire una sola parola falsa. Governare, che è poi la grande rivoluzione di cui la Sardegna ha bisogno, richiede un vero e profondo patto tra chi governa e chi è governato, da cui vanno bandite le furbizie, le manipolazioni, le propagande.
Bisogna essere severi con la verità. Bisogna dire ciò che occorre fare e farlo, niente di più e niente di meno. Abbiamo perso l’abitudine alla semplicità delle soluzioni, che spesso sono dietro l’angolo. Si subisce invece il fascino della manipolazione, di rifare il mondo con le parole, un mondo falso che genera delusi e arrabbiati. Io vorrei governare una Sardegna guidata da persone serie e vissuta da cittadini non manipolati.
Ieri, in un solo giorno, sono stati promessi 2.500 posti di lavoro, di cui 2000 in sanità (in tre anni) e 500 col piano Lavoras (all’anno?). Parte di queste cose sono state dette a Nuoro dove in questi tre anni è stata chiusa ogni vitalità a Ottana (si diceva che Clivati faceva troppi soldi con l’essenzialità rispetto a Enel e ai Cechi di Porto Torres. Risultato: Enel e Cechi continuano a fare una marea di denaro, Ottana è chiusa. Si diceva che il futuro era la chimica tradizionale – noi dicevamo e diciamo che è la chimica verde – e poi inevitabilmente la chimica ha chiuso. In Spagna si chiude una trattativa per l’acquisto di uno stabilimento industriale in 20 giorni; in Italia in anni, con inevitabile corredo di indagini, di visite dell’Ispettorato del Lavoro, dell’Ispettorato ambiente e anche del Commissario Basettoni) e dove, a fronte di ripetuti annunci sul Piano Marshall delle zone interne, si è andati a dire che le zone interne non hanno alcuna peculiarità, per cui si applica loro esattamente ciò che si applica a Cagliari, a Sassari e a Olbia. E mentre si affermava questo abominevole principio, a Nuoro si taceva, al netto del nostro Gianfranco Congiu. Basta una sana distribuzione a pioggia tra i sindaci per tacitare la coscienza e l’intelligenza? Siamo al rinculo della storia. Noi non lo permetteremo.
La Lorenzin è venuta in Sardegna a dire che va tutto bene e che la rete ospedaliera sarda è in via di approvazione al Ministero. Forse mi sbaglio, ma dalle carte trapelate da Roma si viene a sapere che la Rete ospedaliera sarà approvata con dieci chilometri di carte di prescrizioni (alcune del tutto meritate, quali quelle per i repartini di 4 letti in uno specifico ospedale di periferia) come merita una Regione che si paga interamente la sanità ma non riesce a non subordinarsi ai ministeriali.
Mentre accadeva tutto questo, i malati di Sla scrivevano che mancano i farmaci. Nei giorni scorsi un genitore è dovuto andare da Nuoro a Bolotana a cercare l’insulina.
Mentre accadeva tutto questo si è scoperto che le 500 domande bloccate di pastori sardi, lo sono state perché ad Argea qualcuno si era dimenticato di completare una casella obbligatoria che ha mandato in anomalia le domande.
Mentre si lusingavano gli elettori col mondo che non c’è, non si è dato alcun peso (ho letto le dichiarazioni dell’Assessore dell’agricoltura del Trentino, ma neanche una parola di esponenti politici sardi) all’acquisto da parte della 3A di Arborea di un’importante azienda lattiero casearia in Trentino. Per la prima volta, il sistema produttivo e finanziario sardo ha acquisito imprese fuori dalla Sardegna. Ora, può darsi che mi sbagli, ma mi aspettavo per questo evento almeno le stesse parole che salutarono con entusiasmo l’acquisto da parte di Bonfiche Ferraresi della Sbs nell’Oristanese. Oggi la Sbs è lì, ferma, nessuno vi svolge alcuna attività e il sospetto avuto a suo tempo di una mera patrimonializzazione (compro a buon prezzo un bene che mi riservo di rivendere ma sul quale non intendo svolgere alcuna attività) comincia a trasformarsi in certezza. Viceversa la 3A, che fece l’errore di non comprare Sbs, oggi dimostra che dalla Sardegna si può partire serenamente verso il mondo, acquistare e produrre ricchezza; in Sardegna si può fare impresa, si può ripartire dai propri errori, lo si può fare senza lamentazioni, senza questue, senza vittimismi. Questa è la nostra strada: competenza, lavoro, disciplina, dedizione e impegno. Non palloncini.