di Paolo Maninchedda
Oggi presentiamo il PGRA al Centro Servizi del Nuraghe Losa.
Il Piano entrerà in funzione a dicembre di quest’anno ed è uno strumento essenziale per la prevenzione e la riduzione dei danni da alluvioni.
Ogni comune dovrà leggerlo e studiarlo, adeguare i propri strumenti urbanistici e adeguare il propri piani di protezione civile.
Sul sito della Regione trovate una piccola guida alla consultazione: questo è il link.
Stiamo mettendo ordine e creando al pianificazione prevista dalle leggi e ancora non attuata.
Ovviamente, quanto più cresce la conoscenza, tanto più aumenta la responsabilità, tanto più dovremmo diventare capaci di limitare i danni dinanzi agli eventi alluvionali.
Servono tre cose: attenzione, efficienza dei piani di protezione civile, buona pianificazione per le opere di mitigazione del rischio.
I fiumi sono grandi opportunità di sviluppo, grandi attrattori, come le lagune. Dobbiamo governare la loro pericolosità ed esaltare la loro bellezza quando li si pone in sicurezza. Per questo abbiamo introdotto nel Piano di Assetto Idrogeologico i Contratti di fiume. Speriamo di sviluppare questa nuova programmazione.
Sto facendo questa informazione di dettaglio perché la Regione non fa comunicazione dall’ ‘annu tre’, perché i giornali sono intossicati quando da notizie non vere quando da notizie non capite; per cui, prima ancora di fare informazione politica, cerco di fare passare la linearità dei fatti.
Comment on “Oggi ad Abbasanta si presenta il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni”
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Encomiabile il suo impegno, assessore, nell’ambito di una protezione civile sarda indipendente dal resto d’Italia, tutta da rifondare, senza feudi e senza lasciti! Basta alla perenne gestione straordinaria (esterna!?) di milioni di euro, fatta apposta per confondere interventi di tutela con interventi di ricostruzione, senza trasparenza per sfuggire ai controlli.
Ma chi l’ha detto che la Regione non comunica? Vede assessore, sicuramente questo blog fa impallidire il sito della Regione, talvolta gli fa pregio e danno, non perché voglia o possa fargli concorrenza, ma per la spietata decodifica dei fatti, proprio a conferma dell’esigenza di un’esatta rivoluzione opposta in materia di comunicazione in Sardegna. Ormai improcrastinabile. La struttura comunicazione e trasparenza, assessore, di per se è ottima, e anche a fronte del fatto che ‘gli assessori non hanno mai tempo per i cittadini’, sta facendo dei grossi passi avanti in materia di pubblico ascolto e e-democracy. E’ fortissima la Sardegna, per due anni migliore alla bussola della trasparenza. Meglio della Puglia e dell’Emilia. Eppure la comunicazione va a marce basse, forse pensando di aver più ripresa, come un’arte tenuta in caldo… Specialmente quando i temi sono bollenti e scomodi: come quello delle infrastrutture di interesse generale, il rischio idrogeologico, Abbanoa e chi più ne ha più ne metta. Ma lo sta dicendo di nuovo lei, assessore: “Sto facendo questa informazione di dettaglio perché la Regione non fa comunicazione dall’ ‘annu tre’”. La comunicazione istituzionale: dev’essere ad alta definizione; con buon deployment di terzietà e neutralità; deve comunicare il vero senza fini propagandistici-veridicità-possibilismi o verosimiglianze; non deve possedere marchi; deve comunicare i reali proventi della gestione economica e culturale dell’Isola. Dire la verità ‘al momento giusto’, non imprigiona nessuno, semmai inchioda ognuno di fronte alle proprie responsabilità. Ma per far questo dovrebbe fornire (e meglio coordinare, e sempre al momento giusto) gli strumenti ed elementi di valutazione e autenticazione delle notizie. Cosa impossibile quando sembra esserci una sorta divorzio in atto, all’interno e all’esterno della Regione, tra comunicazione e informazione, tant’è che noi cittadini non abbiamo ancora capito se ci sia mai stato un matrimonio tra comunicazione e informazione, presumibilmente solo un patto d’intesa. La difficoltà sta proprio lì: comunicazione e informazione sono uguali ma devono prendere forme diverse, fondendosi, compenetrandosi e riconoscendosi l’una nell’altra, ma restando distinte. Questo ancora non è. E ancora non si vede organizzare, tenendoli distinti, i due livelli di comunicazione: l’uno istituzionale e l’altro politico. Il primo ad impegnare i professionisti ‘scientifici’ della comunicazione della regione, il secondo interessando i giornali, organi privati, che decideranno se dare realmente informazione o fare gli scrittori di svago, con tecniche da mordi e fuggi. Ma il fatto che i giornali abusino delle notizie, deviando con l’inchiostro tutta la buona intenzionalità politica, gettando pesanti secchiate d’acqua gelida (o di fango) rispetto a certo ottimismo previsionale, magari del giorno prima, di certi uomini di giunta… insomma dov’è la falla? Difendo la comunicazione non per la presunzione che possa da sola civilizzare la gente, ma perché se in Sardegna emergesse realmente la realtà dei fatti, come spesso fa lei scomodamente da questo sito, forse la gente voterebbe diverso. E avverrebbe repentinamente quella rivoluzione che lei invoca, e che non ha bisogno di chiedere permessi a nessuno. Tutte le giunte, di ieri di oggi e di domani, sono come degli zoo safari di Piazza Affari. C’è l’orso lento ma ammanigliato, il toro che incorna tutti, e il lupo (quello di attenti al lupo). La gente ha bisogno di ritrovare queste figure, e i giornali devono accontentarli. Allora: i giornalisti della regione siano gli operatori che devono diffondere nella sostanza, i titoli della convinzione delle notizie. I giornalisti della stampa restino quelli che devono vendere impressionalmente le notizie. Qualunque analista della comunicazione istituzionale direbbe questo: spetta a voi per primi, assessori, concedere più prerogative ai primi che ai secondi; di lavorare attraverso una sostanziale selettività degli elementi di best practices forniti dagli assessorati, incidendo sui punti di stabilità delle azioni di governo, senza cercare di far salire o scendere le quotazioni degli assessori. E la comunicazione produrrà i suoi effetti.