Ieri, in una delle giornate più belle e difficili per il Partito dei Sardi (questo il documento approvato), ho usato questa espressione: obiezione di coscienza nazionale della Sardegna.
L’obiezione di coscienza scatta quando le norme costringono a fare ciò che la coscienza non può accettare.
La legge elettorale italiana impone, con lo sbarramento su base italiana al 3%, che la Sardegna può rappresentarsi solo attraverso l’Italia, con la conseguenza della diluizione dei suoi interessi nazionali in quelli italiani e del rafforzamento della pessima pedagogia autonomista che affida la soluzione dei nostri problemi ai Governi amici.
Serve un’obiezione di coscienza nazionale della Sardegna.
Pensate solo a questo.
Centocinquantamila italiani pensionati si sono trasferiti alle Canarie.
Quindi l’INPS paga 150.000 pensioni che vengono spese alle Canarie. Perché? Perché alle Canarie è stato riconosciuto un regime fiscale agevolato legato all’insularità.
Dal 1861 la Sardegna è un isola sotto il governo italiano, ma mai né l’Italia monarchica né quella repubblicana ha provveduto a fare il minimo che era necessario fare per la Sardegna.
Serve un’obiezione di coscienza nazionale della Sardegna per risolvere i problemi dei Sardi.
Non ci allettano né scranni né promesse a tempo scaduto: serve unità, impegno, sacrificio, lavoro e un cuore fermo, capace di non reagire a provocazioni di seminatori seriali d’odio e di giornalisti incontinenti.