Alessandra Zedda, assessore del Lavoro della Giunta Solinas ha un merito: lo stomaco.
Fare il vicepresidente della Giunta con questi drammatici livelli minimi di competenza e con la vocazione del Presidente all’assenza dinanzi alle questioni spinose, richiede un apparato digerente di grande efficienza.
Un’altra caratteristica di Alessandra è la sostanziale bontà d’animo per cui, dinanzi al bisogno delle persone, alla fine non mente e cerca di darsi da fare.
È accaduto anche ieri.
Gli emigrati sardi (una competenza del suo assessorato), a tre giorni dai riti della Pasqua, si stanno imbattendo nelle tariffe aeree di platino applicate dalle compagnie che hanno in ostaggio i cieli della Sardegna.
Un vicepresidente della Giunta con una buona squadra avrebbe concordato una strategia col Presidente e con l’Assessore ai Trasporti. Ma Alessandra sa da sempre che ai Trasporti non risponde nessuno e che in Presidenza, prima di rispondere, vogliono sapere se l’argomento comporta una vittoria per il Presidente, in caso contrario, anche loro si danno per malati o assenti.
In questo fuggi fuggi dalle responsabilità (ma non dai ruoli), che cosa è rimasto nelle possibilità di Alessandra Zedda? Una sola cosa, l’unica costruita dalla politica dissennata e solitaria di Solinas nei trasporti: la supplica. Siamo alla supplica.
Ieri, tra i tanti comunicati stampa della Regione, tutti osannanti, celebrativi, propagandistici e sovente ridicoli, spiccava, miserrimo, quello di Alessandra che formulava «l’auspicio che i soggetti che nelle diverse modalità previste operano nei trasporti da e per la Sardegna possano assicurare la possibilità di accedere a tariffe adeguate«. Amen!
«Mi auguro che nell’imminenza della Pasqua venga permesso a chi vive fuori dai nostri confini di riabbracciare le proprie famiglie d’origine, per questo chiedo un gesto di disponibilità e di buona volontà alle compagnie aeree». Amen commosso!
La Giunta Sarda a guida (si fa per dire) sardista costringe, per la sua incapacità, una delle poche persone che si rende conto del disastro progressivo cui si sta sottoponendo la Sardegna, a chiedere umilmente la grazia dei prezzi equi.
La colonizzazione clericale dei quattro mori ha raggiunto il suo apice.
La continuità territoriale è esemplata sulla ricerca dell’atarassia e sulla proskynesis imperiale. Oremus!
analisi seria, onesta e condivisibile
Non ci resta che fare come fecero i corsi che per avere la continuità territoriale minarono i tralicci dell’energia elettrica… Scherzo ovviamente, non vorrei passare come terrorista
Orate, fratelli, orate!
Orate, orate!
Is Sardos giai seus totus“connessi”, sèmpere “on line” ascurtandho e cantandho su «inno regionale» di cui, po dhi giare prus fortza e “rinverdirlo”, alla legge… (mancu a dhu nàrrere, che cosa chi andhat “a sola”) regionale de su 28 de abrile 2018, altrimenti detto «inno» “Procurad’e moderare, barones, sa tirannia” fatu a pregadoria.
Orate, fratelli (d’Italia), orate!
E tra allu e cibudha, che tra pische bonu a orrostu bellu a papare in ristorante e pregadorias de bastantes, e serbidores e serbidoredhos… tutto fa brodo de “guvernu” de sa Sardigna.
E ite ndhe nares, oremus?
Est chi in Sardigna seus iscagiaos in totu is termovalorizadores, cun chinisu a una bandha (a s’ala mala, tipu muntonàrgiu) e currente (continua) a s’àtera bandha (bona…, límpia, no de bandhios ca… e chie dhos at mai pregonaos?!), sinono, si fustis istaos ancora gente, mancari dhis iaus cantau is oremus assumancus a sonos de corru.
E inveces nono: unu corru, e fintzes unu muntone de corros, a noso!
A chi le corna?
A noi!
Calecuna cosa de sa ‘civilizzazione’ italística dh’aus imparada. E no si netzat ca no ischeus foedhare s’italianu.