Uno non può starsene serenamente a mollo, nuotare, pensare e far quello che più gli piace, combattere l’eterna e infinita battaglia contro la giustizia ingiusta – oggi suggeriamo di leggere le notizie date dalla Nuova Sardegna sull’ennesima rivelazione di interesse sardo presente nelle carte Palamara ovviamente negate alla difesa – che si trova a leggere i quotidiani sardi e la loro quotidiana distorsione della verità.
E dunque uno come me, che vorrebbe vivere solo contemplando il fondamento di ogni cosa e combattendo gli aguzzini della libertà, si trova a dover togliere i piedi dall’acqua, a cercare una maledetta tastiera e a mettere le cose a posto per quelli che hanno voglia di capirle.
Primo punto: non è che adesso che il bubbone Tursport è venuto a galla (grazie a Sardegna e Libertà) l’assessore Chessa è figlio di nessuno, è un presentatore occulto di emendamenti, è un quidam de populo capitato per caso in Consiglio regionale. Oggi che Chessa viene smentito dal Coni e dal Presidente della Giunta (nonché dal vicepresidente), Chessa è diventato improvvisamente uno sconosciuto, un passante istituzionale.
Chessa, vorrei ricordarlo, finché si è candidato al Consiglio comunale di Cagliari è stato tra i grandi elettori di più di un consigliere regionale. Poi è stato il trattore della lista Psd’az che sostenne l’ultima Giunta Zedda a Cagliari; poi è stato il casus belli della rottura tra Zedda e il Psd’az; poi è stato il più votato della lista Psd’az di Cagliari alle ultime regionali; poi è stato l’artefice dell’asse Olbia-Cagliari (Chessa – Quirico Sanna) che, simmetricamente a ciò che accadeva in Forza Italia ai tempi che furono, è uno degli assi strategici della tenuta interna del Psd’az.
Adesso si vuol far credere (e mi riferisco ai giornali di oggi) che i suoi emendamenti erano solo suoi, che l’asse Olbia-Cagliari, che passa anche per chioschi e società sportive (e non è un reato, è solo un fatto di contesto) non esiste, e che, e questa è di una bellissima impudenza, la Giunta non sapeva niente.
Ma come? Ma di cosa non sapeva niente? Basta leggere i resoconti del Consiglio regionale (gestiti malissimo, rispetto al passato, dal nuovo sito) per capire almeno due cose:
– l’opposizione (Comandini, Zedda, Agus, Meloni per citare alcuni dei più acuti, sebbene a tratti dormienti, a tratti vispi) in Aula ha dato la sveglia alla Giunta non solo sull’emendamento Tursport, ma anche sull’altro, più osceno (ma anche più sincero nello svelare le pulsioni della Giunta) quello che stanziava la bellezza dei 1,035 milioni di euro all’anno per tre anni per andare in gita nelle più belle città russe;
– la Giunta ha provato un pizzico di vergogna, anche perché sollecitata a arrossire anche dal capogruppo Psd’az Mula, che avrà una sintassi solo sua, ma riesce comunque a farsi capire, ma ha comunque chiesto il ritiro di entrambi gli emendamenti. Mossa da un inatteso pudore, la Giunta ha dunque ritirato l’emendamento sulla Russia e tenuto quello su Tursport. Di cosa può dichiararsi oggi inconsapevole? Di nulla. Questa Giunta non ha mai conosciuto l’età dell’innocenza; è nata adulta, con un maturo sistema endocrino di forte potenzialità lubrica.
A chi si vuol dare oggi a bere che Chessa è il monellaccio scappato al controllo del maestro? Chessa è un maestro, è l’edizione 4.0 di Oppi (che è un modello vintage di tendenza che io conosco per vecchia amicizia oggi severamente dismessa, Gallus lo imita anche nell’espressione, Oppus nell’affabilità, Biancareddu nella sistematicità localistico-sociale), ma è soprattutto l’editio minor di Solinas, il fratello che non si è potuto sgrezzare frequentando il corridoio di Cossiga ma che tiene le truppe, alimenta la camerata, prepara gli uomini al fronte. Mica è semplice liberarsi del sergente Chessa o farlo passare per pazzo (cosa che non è). Gli si può dare qualche pappina (finta, perché a quelle vere reagisce), ma non è facile metterlo all’angolo dopo essersi avvantaggiati dei suoi servizi. Il trio Chessa-Sanna-Solinas ha troppe vicende in comune per tollerare mutilazioni: Simul stabunt, simul cadent.
Secondo punto. La Gallura, eccoci qua. Ce ne occupiamo perché è il secondo ambiente importante extra-istituzionale che condiziona la politica sarda. Il primo è il Forte Village, più felpato, più penetrante, più silenzioso, ma molto più efficace.
Non so quanti ricorderanno che noi avevamo segnalato la vicenda del Puc di Palau e del giallo sulla scomparsa dell’iter successivo all’approvazione definitiva del Puc da parte del Commissario del Comune. Avevamo anche detto che, a nostro avviso, anche l’arresto del sindaco precedente (che aveva avviato il varo del Puc) aveva un retrogusto indimostrabile, ma forte, di freno all’iter urbanistico. Fatto è che nessuno si era occupato di sapere che fine avesse fatto il Puc, con non poche voci politiche tremebonde che ci ricordavano che come a Cagliari c’è il Forte, a Palau c’è un altro gruppo che sa fare politica in modo prudente e incidente.
Fatto è che anche dopo il nostro intervento tutto sembrava avviato a inabissarsi nella palude del silenzio oblioso che tante ingiustizie sarde ha inghiottito e inghiotte. Ma ecco che avviene un colpo di scena: l’assessore all’urbanistica Quirico Sanna, una delle tre persone della trinità di cui sopra, sopraffatto da scrupolo amministrativo, ha adottato un decreto severissimo (n.08 del 28.07.2020) contro il sindaco di Palau con il quale stabilisce (o meglio, decreta):
1) “di assegnare al Comune di Palau il termine massimo di 30 (trenta) giorni per l’invio della Deliberazione del Commissario Straordinario n.116 dell’8 giugno 2018, completa degli atti di pianificazione e i relativi dati di analisi , anche su supporto informatico”;
2) in caso di inutile decorso del termine assegnato verrà proposta alla Giunta regionale la nomina di un Commissario ad acta che provvederà in via sostitutiva;
3) Il sindaco di Palau è incaricato dell’esecuzione del presente decreto ecc. ecc.”.
Anche questo è un caso di sergenti maltrattati.
Ma si vuol dare ad intendere che l’assessore regionale all’urbanistica, in carica da marzo 2019, originario della Gallura, non sapesse, novella Alice, seppur meno leggiadra, che il Puc di Palau versasse in un limbo amministrativo?
Noi dovremmo credere al bambino Quirico col dito in bocca che sorpreso soggiunge: “Oh bella, ma guarda tu che stranezza questa di Palau”.
Ma con chi si crede di avere a che fare? Con persone stupide che si bevono ogni fregnaccia passi per la testa? Adesso c’è da vedere come reagirà il sindaco di Palau, che sicuramente racconterà di interlocuzioni con gli organi politici e amministrativi, cioè cercherà di dimostrare di non aver omesso doveri di ufficio per due anni. A me sembra una questione simile a quella di Chessa: attenzione a pestare i calli ai sergenti che conoscono le debolezze degli ufficiali. Ne vedremo delle belle.
Intanto viene confermato che per fare politica seriamente in Sardegna occorrono almeno tre ingredienti: visione, coraggio, fermezza. Lo dico alle forze politiche di opposizione: smettetela di negoziare piccole cose e combattete duramente per preparare l’alternativa. Quando si perdono le elezioni, il primo dovere è non perdere l’anima. Ritrovate la strada per parlare e confrontarvi col mondo indipendentista, federalista e libertario. Fate della battaglia un luogo di formazione. Questo, che è un luogo di informazione, di formazione e di resistenza, non mancherà di aiutarvi (dicendo, però, sempre la verità sulle cose).
Grazie, Paolo