Quello che segue è un racconto di pura fantasia. Ogni riferimento a fatti (fati) e persone reali è non voluto e casuale.
La riflessione è stata condotta nell’ambito di un progetto sperimentale intitolato: “Qui nessuno è fesso”.
In un Ateneo di secolare fondazione, orgoglio di una città altrettanto antica e turrita, fino a quest’anno ci si laureava secondo le seguenti regole:
1) gli studenti sono uguali non solo di fronte alla legge, ma anche di fronte ai regolamenti dell’Ateneo; 2) i professori devono fare lezione e assegnare le tesi sulle materie di loro competenza (il Regolamento dell’Ateneo prevede che se Tizio insegna “Fisica quantistica delle cipolle” non possa dare la tesi sul “Sistema nervoso degli aracnidi lacustri”); 3) sono dichiarati decaduti gli studenti che non diano esami per 8 anni consecutivi. La loro carriera accademica precedente viene annullata; 4) per sostenere gli esami occorre iscriversi all’esame; 5) i verbali degli esami devono essere coevi alle prove e riportare esattamente data, luogo e argomenti relativi al loro svolgimento. È consentito di sostenere più esami nello stesso giorno a patto di depositare in segreteria il brevetto dell’ubicuità e di renderlo universalmente disponibile; 6) il docente che, ricevendo o formando un atto nell’esercizio delle sue funzioni (per esempio, compilando un verbale d’esame), attesta falsamente che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto alla sua presenza, o attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero omette o altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta falsamente fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, è punito dalla legge, a meno che non frequenti l’ “Accademia dei Fatti Nostri” nella quale può dar conto del suo operato ai pubblici ufficiali che ne sono soci e chiudere il tutto con un accordo bonario innaffiato dal Prosecco Togato, vino ben noto per essere utilizzato da età rinascimentale per le transazioni morali.
Queste regole hanno consentito al signor Mimancaqualcosamapossomolto di presentarsi al cospetto del professor Cipensoiomaturicordati e al Rettore Dovehomessoilcappuccio per chiederne la repentina applicazione e consentirgli di laurearsi con una tesi polemica con il compianto Umberto Eco intitolata: “Come laurearsi senza aver dato gli esami”. La Commissione di Laurea, preso atto del fulgido percorso, ha pensato di lavarsi un centimetro di faccia non concedendo la Lode.
Io sottoscritto Paolo Maninchedda ho scritto il precedente resoconto di fantasia in scienza e coscienza. Raccomando vivamente agli apparati dello Stato di non spendere soldi a controllare il mio telefono perché non parlo più con nessuno, vivo barricato tra l’Università e casa mia e quindi posso serenanamente invitare chi volesse controllare la mia vita privata di prendere la rincorsa, seguire il muro e conseguentemente sbattermi la faccia in… assonanza.