Salvatore Merlo è un giornalista che ha l’ambizione della scrittura vivace, come era quella di Gianni Brera e, a livelli incomparabili, quella di Ennio Flaiano e, sommi, Domenico Rea e Raffaele La Capria. Ci prova, ma non ci riesce perché, a mio avviso, vuole essere ironico e riesce solo a essere sarcastico.
Oggi su Il Foglio conia un neologismo, toddare (e derivati).
Nasce dal cognome della neo eletta presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde e sarebbe in uso nella segreteria nazionale del Pd.
Toddare sarebbe sinonimo di vincere.
Quindi, toddare per toddare, il Pd vuole toddare l’Abruzzo, argomenta Merlo.
Non c’è sardo che legga toddare e non capisca altro. Tanto più se si dice che ci si vuole toddare l’Abruzzo.
Ma Merlo scrive anche che toddare è sinonimo di comunicazione aggressiva e vincente, di sciami di toddanti impegnati a toddare sulle diverse reti televisive: In mezz’ora; Chesarà; Di Martedì (toddante in ginocchio, a bint’ungias come si dice a Cagliari), Ottoemezzo, Agorà, Piazzapulita ecc., e ci ricorda così tutte le toddate che ci siamo presi da giornalisti ben organizzati durante la campagna elettorale.
Il problema è che toddare è un’arte e a toddare troppo si rischia il manierismo, il fraintendimento tra toddare e picchiare.
Così la Todde, somma fonte del toddismo, ieri ha attaccato l’albero caduto Solinas, dicendo, a leggere i giornali, che se fosse stato suo dipendente lo avrebbe licenziato.
Solinas è un animale cui Fratelli d’Italia ha tagliato i garretti e, così facendo i camerati si sono toddati da soli. Solinas è lì, immobile, esposto ai colpi, impossibilitato a difendersi. Mai fare i disinvolti con le fiere ferite! E poi c’è anche un codice cavalleresco: fra due settimane Solinas sarà un cittadino comune, vale il parce sepulto. Invece è stato anche lui toddato, ma giacché per toddare bisogna essere almeno in due, Solinas si è scansato e ha colpito ricordando alla Todde che il suo curriculum, quello che in campagna elettorale è stato presentato come glorioso è invece più corrivo, con qualche scivolone e meno gloria di quella dichiarata. Pare abbia molta ragione.
Ecco, il toddare richiede sempre di disporre del meccanismo del troppo pieno, quello in uso sulle automobili migliori per far spurgare l’eccesso di carburante.
Si può toddare quanto si vuole, ma bisogna sempre pensare di farlo bene, senza far del male, senza il rovello del comando.
Chi todda pensando di possedere, perde tutto.
Il bi/disillabismo delle parole (come nel cognome Todde) è una struttura fonetica importante in molte lingue; lo dimostrano parole fondamentali come mamma, babbo, nonna, tata, per rimanere nel solo campo dell’italiano. Questo per dire che questo tipo di parola si presta bene ad essere utilizzata diversamente. Che poi il sarcasmo valga meno dell’ironia, sia “solo ….sarcasmo”, chi lo dice? L’ironia amara e crudele è “sarcasmo”? Penso proprio di sì. Ma a parte tutte queste quisquilie linguistiche, ora mi invento anch’io il solinare, sorare, truzzare, salvinare, shleinare, bonaccinare, grillare, contare. Ma non avete altro da fare quando solo un elettore su due va a votare?
A nessuno viene il dubbio che a essere toddati saranno i Sardi?
Si vuole scherzare?Non tanto ,mi sembra.Battute ….al veleno ,da ambo le parti. Faccio fatica a recarmi alle urne.Ho paura che abbiano ragione quelli che hanno smesso di votare .
@ Ilaria Meloni Vede, così va bene. Ottimo approccio. Il rosicare lo trovo però banalino. Sulle contraddizioni sarei prudente, molto. Ma così va bene. Incrociamo le spade.
Gli unici che usano la parola Toddare siete lei e Merlo. Lei per attaccare la Todde. “manincheddare”, ovvero rosicare farfugliano in modo contraddittorio
L’articolo circola, il blog causa scalpore e commenti da più parti… continui così Professore, che dal “non ci hanno visti arrivare” al “non ci hanno visti sparire” è un attimo!
E poi da toddare a esser toddati è un attimo
È tempo di toddate !!!!! ……ma le ubbriacature presto passeranno e …… spero , le toddategrilline troveranno terreno su cui sbizzarrirsi .
@ Francesco Masia Io so perdere, tranquillo e che abbia sbagliato le previsioni è un dato di fatto, sebbene in buona fede. Ma il problema è che Lei pensi che chi perde debba stare zitto. Chi perde non è morto e combatte e io combatterò, si rassegni, perché aver sbagliato i pronostici non vuol dire aver sbagliato la parte, e di questo ero e resto convinto.
Il “pare” in questo caso è un eufemismo, perché è vero che il curriculum della Todde è stato platinato dalla propaganda.
Ma il punto non è questo perché la Todde non è stata votata per il suo curriculum.
Il punto è che a gente come Lei infastidisce che questo blog era e resti un sito di opposizione.
Non vi è niente di basso nel neologismo toddare e direi che dovreste abituarvi all’ironia su chi esercita il potere perché è salutare.
Per il resto, il momento per me non è quello della ritirata, ma della resistenza e se qualcuno ha pensato che la vittoria di per sé aumenti le ragioni, per me aumenta solo i motivi della resistenza, convinto come ero e come sono che si stia affermando un nuovo settarismo protetto da una aggressivissima comunicazione. Per cui, egregio, Lei da un parte e io dall’altre. Senza pare.
“Pare abbia molta ragione”, quindi,
chi dice che il curriculum della Todde, “quello che in campagna elettorale è stato presentato come glorioso, è invece più corrivo, con qualche scivolone e meno gloria di quella dichiarata.”
Prof. Maninchedda, creda, non le si vuol male quando solo le si ricorda che questi “pare” rendono la comunicazione (chiunque vi ricorra) di bassissimo valore.
É già basso, onestamente, il livello cui è sceso Salvatore Merlo con questo presunto elzeviro sul “toddare”; livello che speravo lei, data la libera scelta di rilanciare lo spunto, avrebbe saputo in qualche modo elevare.
Con questa piega sul curriculum, invece, mi sembra si carichi intere le responsabilità stilistiche del Merlo, aggiungendovi del suo.
E non mi sembra il momento migliore per sostenere questo peso, dopo il “pare” mal posto (potremmo dir così) riguardo i suoi sondaggi; e quando chi la legge, amico o nemico, sta misurando il suo saper perdere (o meno).
Non si preoccupi, dormirò e bene. Ma risponderò con Hugo. Quanto all’aristocrazia……
Caro prof. mi sa che non dormirà stanotte. Due signore dell’alta aristocrazia borghese pare non abbiamo colto la sua sottile ironia sulla parola “Toddare”.
E comunque i sardi a volte trovano simpatiche certe trovate dei “continentali”:
https://www.portaleragazzi.it/codi-amo-coding-in-concorso/
io toddo, tu toddi,egli todda,noi toddiamo,voi toddate essi toddano..–.alèèè….
Più che toddare nell’incipit delle azioni della neopresidenta si vedono bene tutti i segni del grillismotoddariano. …e se il buongiorno si vedrebbe dal mattino ci sono tutti i senisegni,del loro populismo,arrivati, ora con delibera aboliranno tutti i cattivoni.ps per non parlare poi del nuovo sardismo prêt à porter
Si podet nàrrere chi seus in casinismu “politico”?
Ma unu male est chi is Sardos nosi dha pigaus meda a errìere, pareus orróschios de prànghere ma no ischeus mancu po ite totu prangheus e assumancu a brulla tocat a errìere!
Però est unu fàere chi, po no arrespòndhere comente tocat a una chistione, pigaus coment’e cudhu chi «ch’essit costa costa, pala pala» girando candho a una parte e candho a s’àtera andhandho a egas e a ogas ca est in artzada, in petorru, prus trebballosu e sériu (sériu de seriedade) ma assumancu po errìere méngius e prànghere prus pagu.
Custu fàere no est cosa de “elezioni” dónnia pagos annos faendho su ballu de su passau torrau cun fisarmónica e mùsica italiana, ma firmos sèmpere in su matessi tretu e cun d-unu “battaglione” de cussigeris “in pectore” po arregòllere votos: est “cosa” de dónnia die (de s’annu, de sa legisladura e de sa vida), si aus cumpréndhiu ite, cantu e comente podeus e depeus fàere.
Sinono si poneus méngius a iscrìere cummédias.
Bene meda, ho letto l’articolo poco fa, mi sentivo stanca e un po’ depressa ( sono una delle tante bistrattate dalla sanità) e come per magia ho sentito Rittoddarsi lo spirito..ah ahaaaa che ridere,ci sarebbe da piangere!La Todde soprattutto,dovrebbe tirare il freno a mano,boh la campagna elettorale è finitaaaa!
Buongiorno, a proposito di neologismi grazie ai percorsi misteriosi della mente, arriva una vicinanza con la terza persona singolare dell’indicativo passato remoto.
Leggo la notizia che le centrali a carbone chiudono in Italia nel 2025, in Sardegna la chiusura slitta al 2028.
La tassa sul macinato slitto’ solo in Sardegna.
Slittare uguale toddare… la Sardegna.
La terza persona, immagino, toddo’.
La domanda che viene in mente è: chi?
Affidandoci alla saggezza popolare, mi vengono in mente due modi di dire:
“In s’arbure ruta tutu cantos bi faghen linna” e il più poetico “toddande toddande ‘ndes bessid* toddad*”…
Il curriculum di Solinas non ha cadute, scivoloni, solo buchi ed omissioni. Ma chi si toddiri.