La notizia apparsa qualche giorno fa di un sondaggio che darebbe Carlo Prevosto al 12% dietro Andrea Soddu, è stata chiaramente fatta uscire per danneggiare Prevosto. Questo è un dato certo, perché logico.
Altrettanto certo è che il Pd non può fare la vergine offesa, perché l’operazione messa in atto con SWG e un quotidiano (si fa per dire) della Sardegna durante le elezioni regionali, che spacciò per sondaggio reale sui sette candidati alla presidenza un sondaggio che ne censiva in realtà, come da testimonianze firmate, quattro, non avvenne con il Pd con il ditino in bocca e stupito del risultato.
Acqua passata e nessun rancore, ma l’inquinamento resta, perché la slealtà è come la plastica: non si smaltisce (un po’ come le dichiarazioni all’autorità giudiziaria di Oristano di un ex assessore – di cui conosco stralci e attendo di leggere l’editio maior – che fanno nascere il Partito dei Sardi due anni prima della sua nascita reale con tutte le conseguenze del caso).
Tuttavia, queste brutalità elettorali, e non solo, insegnano alcune cose per chi vorrà in futuro provare a rappresentare un cambiamento radicale di sistema per la Sardegna.
La prima regola da imparare è che il Pd non è ciò che sembra e che la Destra e la Sinistra sarda non sono come i Medici e i Pazzi. La Destra e la Sinistra sarda di notte copulano e hanno una marea di figli illegittimi che alle elezioni lavorano come le talpe. Spesso gli incontri degli scambisti destrosinitriadoppiosensodimarcia avvengono in logge dell’erotismo teista. Prevosto non mi sembra loggiatico, ma qualche compagnardo suo lo è di sicuro ed essendoci a Nuoro più logge che cantine, non è difficile scoprire in quale privé sia stata fatta la pensata della fuga di notizie.
La seconda regola da imparare per vincere bene e morire male è non avere idee.
Non bisogna fare lo sforzo di pensare, di chiedersi il senso di questa nostra esistenza prigioniera di macchine biologiche imperfette, soggetta a meschine rivalità di potere e a violentissimi e ricorrenti desideri di prevalenza dell’uno sull’altro.
Guai! Pensare fa male, ci mette di fronte alla nostra umanità, ci chiede conto del dovere di compierla, ci fa vedere quanto rischiamo di essere laidi senza il coraggio di guardare oltre noi stessi.
Pensare è un dolore, è un rito di passaggio ferocissimo, duro, mortale. Dunque, guai a pensare!
Bisogna osservare e capire cosa vuole la pancia della gente e poi adottare politicamnete la pulsione digestiva.
Il popolo vuole croissant e voi dovete proporre croissant. Non c’è farina? Non importa, la si troverà.
Il popolo vuole un colpevole, e voi dategli un colpevole.
Il popolo vuole vino, denaro, sesso, cibo e voi dategli tutto.
La politica non è cambiamento come pensavamo che fosse, la politica è accompagnamento, è succo gastrico non cibo.
Quindi a Nuoro le percentuali dei sondaggi (posto che se Prevosto vacilla sopra il 10%, Soddu non è che abbia il 40%, ma comunque ha un buon 20%, cioè il doppio e quindi gode di una migliore digestione) rivelano che o ancora non si è capito cosa vuole il tubo digerente sociale oppure la città ha un blocco intestinale. Fatto imprevisto ma salutare, perché i blocchi intestinali non si risolvono con l’intestino, richiedono urgentemente capacità intellettive superiori, soluzioni cliniche o chirurgiche, domande e risposte sulle cause e sugli effetti, insomma un po’ di verità, e il primo problema è perché il Pd prima ha voluto Soddu come suo candidato alle europee e ora lo considera un locale figlio di nessuno.
Certo, si capisce perché; perché riteneva così di soddisfare con un seggio europeo le esigenze di rango politico e ruolo sociale di Soddu, senza per questo cedere un millimetro del miserabile e straccione potere locale (ma pur sempre di potere si tratta), ritenuto riserva di caccia di chi controlla la maggioranza della maggioranza del partito di maggioranza dell’opposizione (le cose semplici non hanno alcun appeal, anche la politica ha imparato a farlo strano).
Verità, si diceva, parola che appena pronunciata svuota i lubrici privé della piccola borghesia nuorese, ma di cui c’è un gran bisogno. Verità, resistenza e sacrificio, di questo c’è bisogno, ma non è un programma elettorale, è un programma trappista.
Due appunti: non è la situazione sarda, è quella globale. Se non lo capiamo, non possiamo opporci.
Bisogna dare al popolo non quel che vuole, ma ciò che gli si presenta come suo desiderio.
Mi pare contraddittorio definire la candidatura di Soddu alle Europee per “soddisfare con un seggio europeo le esigenze di rango politico e ruolo sociale” del sindaco di Nuoro. Ammenché non sia possibile proporsi nella competizione per un seggio alla stregua di un concorso pubblico, ritengo che quella scelta fu voluta dal PD e – immagino – fu autorizzata dalla segreteria nazionale.
La scelta di Soddu, casomai, si è rivelata quella soluzione chirurhica a risolvere il blocco intestinale (leggasi conflitti interni) di un partito in grave crisi respiratoria (leggasi consensi).
Come se l’elezione del Sindaco fosse una mera questione interna alla ridente cittadina di Nuoro, infatti, la lottizzazione dello straccione potere locale si ripropone in tutta la deleteria evidenza con le schierate contrapposte fazioni.
Tristissima, ma ineccepibile messa a fuoco della realtà nuorese: metafora di quella sarda