Domani alle 18 in via San Saturnino 7 a Cagliari (Villanova coworking) sono stato invitato a una conversazione con Antonello Cabras sul tema delle politiche del Mediterraneo.
Io e Cabras facciamo parte della minoranza che nella Repubblica italiana sente odore di guerra nel Mediterraneo e non solo. Quindi, nessuno spazio per i temi delle prossime elezioni regionali. Solo cultura e civiltà internazionali. Nonostante ciò, solo mettere in cartellone i due nomi ha fatto partire una ridda di ipotesi, di illazioni, di facili conclusioni. Tutte sbagliate. Anche perché noi del Partito dei Sardi non stiamo cercando un’alleanza di centrosinistra, ma un’alleanza per la Sardegna, parliamo moltissimo con i Riformatori, con il Psd’az, con Campo Progressista, e molto con settori diffusi di Forza Italia, con i Rossomori e certamente con ampi settori del Partito Democratico (sono stato in Gallura a parlare di politica nel quadro di una festa leggiadra e civile quale solo i galluresi sanno ancora fare). Con Cabras parliamo a prescindere, perché è intelligente e nutre il cervello proprio e altrui. I
Il problema è superare gli schemi, le abitudini e le convenienze. Ieri, chiacchierando con il Presidente di Confindustria, ho chiesto che si riprenda a parlare di politica con i tempi della politica, non a battute e per titoli. Ieri il Corriere della Sera ha accolto un articolo di Ernesto Galli della Loggia che, con lo stile graffiante e a tratti provocatorio tipico dell’autore e non sempre apprezzabile e apprezzato, invita proprio a andare oltre le abitudini mentali cui si è abituati.
Ieri ha parlato il neo ministro della Giustizia. Primo annuncio: gli agenti sotto copertura per combattere la corruzione. Alla domanda sul rischio che l’agente sotto copertura divenga un agente provocatore, il ministro ha risposto che si starà attenti. Bene, staremo a vedere, ma resta un’impostazione che è drammatica in Italia: sulla corruzione si lavora sull’onda di dati indisponibili e sulla base di una campagna emotiva che ha distrutto non la fama dei corrotti, ma il prestigio di tutte le funzioni rappresentative. Questo è il vero risultato di una campagna di stampa che fa di tutta un’erba un fascio ormai da più di vent’anni. Nel frattempo domenica 24 giugno Giancarlo Caselli sul Fatto Quotidiano comincia a mettere i puntini sulle ‘i’ (benvenuto tra noi): avverte, infatti, che il tasso di corruzione non è un tasso statistico sui fatti, ma sulla percezione. Bene, dinanzi a questi allarmi il Ministro dellla Giustizia inventa gli agenti sotto copertura. L’Italia è sempre l’Italia: mai la ricerca della verità, sempre la ricerca del colpo ad effetto. Io so che prima o poi qualche magistrato cercherà di colpirmi anche solo perché ho perso più capelli del consentito, ma non me ne importa un fico secco. Ho superato il Rubicone: la battaglia per la giustizia-giusta va fatta.
Cercate in rete che cosa dice e scrive l’avvocato Francesco Morcavallo, ex giudice del tribunale dei minori di Bologna. Leggete che cosa denuncia sui 40.000 giovani figli allontanati dai propri genitori da sentenze di tribunali. Leggete che cosa racconta su questo delicatissimo settore della Giustizia italiana, sullo strapotere degli assitenti sociali, e chiedetevi se questa è un’emergenza maggiore o minore della corruzione percepita e non accertata. Chiedetevelo.
Però c’è un luogo dove forse mandare gli agenti sotto copertura: nei tribunali fallimentari, lì se ne vedrebbero delle belle. Ma ovviamente, chi dispone dell’archivio delle sentenze e delle istruttorie? Nessuno.
Facciamo un nuovo Stato. È meglio.