di Paolo Maninchedda
Ieri si è svolta l’assemblea di Abbanoa per l’approvazione del bilancio 2014 e il rinnovo del Collegio sindacale (rinnovato e con compensi ridotti della metà).
Credo che sia stata un’assemblea democratica e trasparente e per questo durata molto (9-15). Abbanoa è a posto? No, ancora no, ma la strada è giusta. Adesso badiamo agli investimenti e agli impianti e con Egas al Regolamento idrico. Aver ricostituito l’Ente d’Ambito ci consente finalmente di sbloccare molti cantieri urgenti (Porto Torres, Castelsardo, Sassari, Masainas, Cedrino ecc.).
Chi ha costruito male tanti impianti? La gloriosa stagione autonomistica, che era tanto vanagloriosa nelle parole quanto approssimativa e sgangherata nelle cose. Pendenze e portate sbagliate, materiali sbagliati, progetti sbagliati, morosi tutelati ecc. ecc. Proviamo a metterci mano e a rimediare a questa cartina di tornasole del passato che in questi mesi ha avuto tante ricostruzioni mielose, tutte orientate a dire quanto erano bravi i nostri predecessori e quanto corrivo e squallido sarebbe il nostro presente. Non è così. Non è il presente ad aver programmato di far sversare le fogne nei canali di irrigazione; non è il presente ad aver costruito male i potabilizzatori e i depuratori; non è il presente ad aver riempito il territorio di discariche in un numero abnorme; non è il presente ad aver costruito un quadro complicato di soggetti con mille funzioni intorno all’acqua. Il presente sta cercando faticosamente di mettere ordine.
Nel frattempo, il Tar ha dato ragione ai registi che hanno chiesto di sospendere gli effetti del decreto sul riparto dei fondi del Cinema (decreto firmato dall’Assessore del Bilancio ma non dipendente dalle politiche del bilancio).
Ora è chiaro che non possiamo passare sotto silenzio che nel giro di meno di una settimana il giudice amministrativo ha sanzionato per due volte (Direttore ente foreste e Cinema) la Regione. Il Presidente ha voluto vederci chiaro sulla prima bocciatura e vorrà farlo anche sulla seconda. Si tratta di errori della struttura amministrativa regionale e sono sintomo di qualcosa che non va per niente bene.
Molte, troppe cose si fermano a valle delle decisioni politiche o ancora prima si rivelano negli atti in una veste amministrativa che contraddice l’intento politico.
Personalmente ieri, per l’ennesima volta, ho passato la serata a svolgere (dopo aver partecipato in Egas a una riunione sul problema della potabilità a Siniscola) un compito non mio: seguire nei diversi assessorati e negli enti le pratiche sul rischio idrogeologico e sul sistema fognario. Perché? Perché le strutture non hanno nel Dna né il fattore tempo né il senso della collaborazione: una non parla con l’altra, ciascuna si prende un tempo medio – quando va bene – di due/tre settimane per esaminare le carte; alcune hanno carenza di personale e sono ingolfate; altre pretendono di fare tutto da sole e quindi diventano un collo di bottiglia insuperabile; tutte hanno paura della magistratura, contabile e penale. Il risultato è che tra la decisione politica e l’atto che la realizza si sviluppa un percorso che annichilisce la tempestività e consuma la fiducia dei cittadini, non tanto e non solo verso i politici, ma verso le istituzioni. Il cittadino si chiede chi comandi davvero e si dà una risposta in base al ruolo ricoperto e all’esposizione pubblica, ma il vero potere è anonimo e protetto dalle procedure. Questo è un tema della democrazia perché è un tema che riguarda la struttura del potere reale.
Parole sacrosante che vorrei integrare con un piccolo contributo.
Il DNA della Pubblica Amministrazione è composto anche di “pratiche” finemente studiate negli anni da chi detiene il potere burocratico.
Non si tratta di solo menefreghismo. A volte quello che all’apparenza sembra svogliatezza nasconde, tra le pieghe, un “intento più sottile” che ha il compito di trasformare tutto in una “insostenibile zavorra”. Un fardello che a lungo andare logora l’azione politica depotenziandone gli effetti.
Attenzione! Il manovratore delle pratiche, di cui ho accennato, spesso non ha neppure bisogno di impartire l’ordine di rallentare. E’ la macchina stessa, fin dall’ultimo dado che capisce quando deve farlo.
A tutto ciò si aggiunge l’assidua disinformazione che orienta l’opinione del cittadino medio, il quale, non avendo “difese”, individua la responsabilità nell’organo politico istituzionale.
Smantellare un siffatto sistema è molto difficile ma non certo impossibile. Bisogna iniziare a farlo. Bene e da subito.
A Innantis!
Il Comandante
Paolo sono d’accordo.
Ma io mi vorrei spingere un po’ oltre.
Perché non dire che nella stragrande maggioranza dei casi la continuità politica è frazionata dalla manifesta volontà di non operare della classe dirigente amministrativa della regione Sardegna.
Questo non vuol dire che non ci siano dirigenti responsabili, ma che il sistema dirigente regionale e attraversato da una sorta di loggia massonica non dichiarata che ha come imperativi categorici: 1) questi (politici) passano ed io rimango 2) mi devo garantire il futuro con i miei pari 3) le responsabilità sono alte quindi faccio per rischiare il meno possibile 4) il tempo sarà galantuomo e lavorerà per me.