di Paolo Maninchedda
A me i giornali piacciono molto. Fare il giornalista o l’editore o semplicemente il consulente editoriale è sempre stato un sogno, ma ho fatto altro nella vita.
Sono affezionato all’Unione Sarda perché mi ha dato fiducia da ragazzo. Avevo solo 18 anni quando ho iniziato a scriverci. Frequentavo la mitica sede di viale Regina Elena. Ho potuto conoscere ancora le pagine fatte con i piombi. Ci ho scritto tanto e per tanto tempo. È un giornale sostanzialmente liberale che vive dentro una città bellissima e antichissima che sorride, scettica, di ogni temporanea gloria. L’unica cosa durevole a Cagliari sono il mare, il sole e le pietre. Il resto è rumore e lo sanno tutti, compreso il giornale.
La Nuova Sardegna è il giornale che mi ha accolto, che ha dato spazio a tante battaglie; è il giornale dialettico della Sardegna. Ha una vera identità sassarese che ti mette sempre alla prova perché è antiretorico, scanzonato, crede a ciò che dici, ma cerca sempre il punto in cui se ne possa sorridere o dubitare. È un giornale che respira le gerarchie sociali e culturali di Sassari e le universalizza, senza troppa coscienza né pudore.
Questi due giornali raccontano la Sardegna ai sardi.
Oggi fanno, su temi che conosco bene (ma che dovrebbero conoscere bene anche loro) dei pezzi alla moda, cioè pezzi all’insegna del ‘tutto va male’, dell’indignazione a buon mercato, della lamentazione eterna e militante.
I temi sono le strade e l’emergenza idrogeologica di Olbia.
Oggi l’Unione fa un pezzo sulla 131 che è ai limiti del paradossale. Scopre che solo in 60 chilometri si può andare a 90 chilometri all’ora. Già, ma dimentica che meno di due anni fa i chilometri ‘veloci’ erano molti di meno. Ma soprattutto mette la vera notizia, 27 milioni di manutenzioni (mai visti prima e tutti nella parte centro-settentrionale) nell’occhiello. Allora la notizia è che si è passati dagli 8 milioni di manutenzioni dei decenni precedenti ai 27 di quest’anno o che la 131, per il numero notevole di intersezioni non a norma, ha lunghi tratti a 90 all’ora? E ancora: perché non dare la notizia dei 138 milioni di euro che vanno a gara nel primo semestre di quest’anno sugli svincoli della 131 nord, di cui 38 (svincolo di Bonorva) salvati (dai ritardi insostenibili dell’Anas) col Milleproproghe prima della fine dell’anno? E perché, visto che si è parlato di strade, non dare la notizia dell’accantieramento dei due lotti finali della 125 e dell’aggiudicazione del lotto di San Priamo? E perché non ricordare l’avvenuta apertura dopo anni di chiusura della 128 all’altezza di Senorbì? Ma soprattutto: perché della Sassari Olbia si ricorda la dura battaglia in corso tra la Regione e l’Anas sul lotto 9, e non si ricorda la durissima battaglia in corso su quello schifo a cielo aperto che è la SS 195 alle porte di Cagliari, dove la Regione è lasciata sola contro un’azienda, la Grandi Lavori Fincosit, che se ne frega di tutto e di tutti e si prende i tempi che meglio crede, perché nessun apparato di controllo, a parte la Regione, va mai a verificare che cosa stiano facendo accampati lungo una delle strade più pericolose dell’Isola? Forse non si deve parlare di Grandi Lavori Fincosit perché è presieduta da un mostro sacro della finanza italiana che si chiama Vito Gamberale? E allora si continui a accarezzare Vito Gamberale ma si sappia che la sua azienda si è aggiudicata, in quel porto delle nebbie che è la centrale di committenza dell’Anas romana, il 4 lotto della Sassari Olbia e che se si continua a zerbinare con queste società, i sardi vedranno concluso quel lotto quando io andrò a curarmi la demenza senile in qualche RSA.
Ma non basta, l’Unione va in camporella e va a occuparsi di strade provinciali, sente due o tre sindaci e tira le somme. Faccio io le domande: quanti milioni di euro ha trasferito la Regione alle province per la manutenzione delle strade provinciali? Dipende da tutto ciò che andiamo a sommare, ma in linea di massima siamo molto vicini ai 50 milioni di euro. Quante proovince hanno bandito le gare? Una: la provincia di Sassari. Non parliamo della provincia di Nuoro che dorme e urla. Ha i soldi e si tiene le buche. Non parliamo della provincia di Oristano che ha rinunciato: non riesce a sviluppare gli appalti e abbiamo dovuto affidare i lavori all’Anas. Perché tutto questo? Perché i marosi dei referendum hanno devastato questi enti e adesso abbiamo 3000 chilometri di strade che attendono che qualcuno metta i soldi, il personale e le manutenzioni necessarie a tenerle in ordine. Le riforme all’italiana vengono fatte così, a membro di segugio: grandi annunci retorici, grandi e roboanti discorsi inconcludenti e danni, crolli e costi come corredo.
Quando proponemmo l’Anas sarda per affrontare questi temi, il Consiglio regionale ci ha quasi fucilato. Chissà che ci ripensi. A oggi il nostro portafoglio con l’Anas ammonta a 1,4 miliardi di euro. Fate i conti di quanto valgono le sole spese generali che l’Anas vuole al 15% in tutta Italia e al 10%, dopo una battaglia dei dirigenti del mio assessorato, in Sardegna. Ce n’è o no per far campare un’Anas sarda? Io penso di sì.
Adesso, nelle prossime settimane, la Regione impegnerà e spenderà tutti i 50 milioni di Fondi di Sviluppo e Coesione per le strade interne. A chi affideremo i lavori? Ai comuni e alle province, ovviamente, perché non possiamo fare diversamente. Se poi gli appalti non verranno eseguiti si potrà sperare in inchieste giornalistiche documentate, fatte con uno sguardo che se non è capace di arrivare al grammo almeno non si ferma alla tonnellata demagogica del bar dello sport?
La Nuova dedica un simpatico pezzo da retrobottega del bar dello sport alla questione del Piano Mancini a Olbia. In sostanza dice: «C’è il Piano Mancini ma il sindaco in carica ha bandito una gara per un nuovo progetto, il cittadino non capisce niente e intanto la popolazione è esposta al rischio». Sicuramente un PM della Repubblica italiana che leggesse questo pezzo, immaginerà che la Regione e il Comune stanno bisticciando per incomprensibili ragioni politiche, esponendo al rischio la popolazione. Di conseguenza, prenderà carta e penna e scriverà alla Polizia Giudiziaria chiedendo di acquisire nomi e cognomi di politici e dirigenti che si stanno occupando della vicenda e così una chiacchiera da bar dello sport si trasferirà in Procura, con corredo di avvocati e parcelle, titoloni sul giornale ecc. ecc.
Le cose non stanno così sul Piano Mancini e sono molto, ma molto più serie delle chiacchiere da bar. La Regione ha conquistato tempestivamente le coperture finanziarie, ha predisposto un progetto e lo sta sviluppando; ha finanziato le opere connesse e intende vederle realizzate. La Regione fa valutare legalemente ogni sua azione su questa materia e se ravvisasse la frapposizione di ostacoli illegittimi o di ritardi ingiustificati alle opere di prevenzione e di tutela, agirebbe e agirà di conseguenza. Non si può mettere sullo stesso piano chi cerca di correre e chi cerca di ripartire: sono due livelli di responsabilità diversi e ognuno risponderà per sé.
Cosa ho voluto dire oggi? Voglio dire che io ho da tempo rinunciato alle polemiche inutili (non a caso è aumentato il numero dei provocatori digitali seriali in rete), ma ho anche deciso di contrastare l’abitudine allo sconforto, la denuncia permanente effettiva, lo scandalo quotidiano, l’indignazione permanente. Anche nei momenti difficili, ripetere sempre e comunque che va tutto male è falso ed è un modo per mummificare le volontà, per disidratare gli entusiasmi, per trasformare tutti e tutto in questuanti che protestano e attendono un messia che risolva, piuttosto che educare tutti ad aver fiducia nelle proprie capacità e in quelle altrui per modificare la realtà Bisogna tenere vivi i nostri cuori, non anestetizzarli nella sola attività di lamentazione autonomistica.
Comments on “Non riuscirete a cambiarci il cuore”
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Perfetto! Sempre più spesso i giornali alimentano una rabbia sterile a discapito di un’informazione corretta. In questo modo, purtroppo, diventano sempre più irrilevanti.
Ogni scritto di Paolo è una lezione di scuola politica e di sana amministrazione cioè di quello che dovrebbe essere l’impegno nella gestione dei beni pubblici.Per coloro che hanno gestito la cosa pubblica è ovvio che i risultati o meglio la soluzione dei problemi avviene solo con un forte impegno per rimuovere i problemi burocratici che ogni soggetto pone in essere (procedura di fare di appalto, autorizzazioni varie ecc..) per il rispetto delle varie norme.Questa è la democrazia!. È certo che nell’ultimo ventennio si è pensato di risolvere i problemi con gli annunci.Un modo per prendere in giro i cittadini che stupidi non sono come hanno dimostrato nella lezione che hanno dato a Renzi.In conclusione le scelte e le regole all’inizio sembrano impopolari ma alla lunga premiano gli amministratori seri .Per quanto mi riguarda la vicenda di Abbanoa è emblematica:le persone stanno capendo che il servizio sta migliorando anche se costa: le perdite vengono riparate in tutti giorni dell’anno e a tutte le ore. Dai dati forniti in questa nota sulle strade sono certo che darà risultati positivi se i lavori inizieranno subito.Ma questo è amministrare e non raccontare sogni.
Concordo, a volte sembra che non si rendano conto della grande responsabilità che hanno nei confronti della verità. Di quanto possano influenzare le opinioni delle persone, soprattutto di quelle in difficoltà e per questo più fragili. Si confonde la buona informazione con il numero di copie vendute, fatto molto grave se si tratta dei due quotidiani storici dell’Isola. Abbiamo giornalisti seri e preparati, mi piacerebbe conoscere la loro opinione su questo tema.
Concordo, a volte sembra che non si rendano conto della grande responsabilità che hanno nei confronti della verità. Di quanto possano influenzare le opinioni delle persone, soprattutto di quelle in difficoltà e per questo più fragili. Si confonde la buona informazione con il numero di copie vendute, fatto molto grave se si tratta dei due quotidiani storici dell’Isola. Abbiamo giornalisti seri e preparati, mi piacerebbe conoscere la loro opinione su questo tema.