Caro professore,
Le scrivo dopo il suo articolo sulla sanità sarda.
Le scrivo per farle capire che cosa succede ai cittadini comuni, quelli che non hanno voce, non fanno casino, non conoscono qualcuno che conosce qualcun’altro e via di seguito.
Le scrivo perché non ce la faccio più e mi serve dire la verità. Non mi firmo perché, come Lei sa, si viene perseguitati se ci si lamenta.
Circa due anni fa ho domiciliato i miei genitori a Sassari, dove io risiedo, mantenendo quindi il medico di base nel paese di residenza, con il quale abbiamo mantenuto i rapporti solo telefonicamente e con tante difficoltà. Tra alti e bassi fino a giugno del 2022, ci siamo “arrangiati”, tra le varie visite di controllo per entrambi, private e non ,anche se fissate nei paesi più diversi e ovviamente in giorni diversi e le impegnative inviate online per le numerose medicine di cui, soprattutto mio padre, ha bisogno.
Mia madre soffre dal 2008, oggi ha 86 anni, di demenza senile, diagnosticata erroneamente come Alhzeimer, e mio padre oltre a essere diabetico, ha avuto due ischemie, ha un pacemaker e una demenza vascolare e che sta generando tutti i problemi attuali.
Il dramma è iniziato nel mese di giugno, dopo aver dovuto portare mio padre per una ecodopler privato completo in seguito al gonfiore mai riscontrato dei piedi.
Per alcuni giorni questo problema gli ha impedito di camminare e forse è stata la causa scatenante del suo repentino peggioramento.
Da quel momento in poi la situazione è precitata e io con la mia famiglia abbiamo dovuto sopperire non solo alla mancanza di badanti o pseudo tali, per cui ci sarebbe da dedicare un fascicolo a parte (tenga conto che mio padre è finito in ospedale in coma perché riempito di benzodiazopine dalla badante che non solo ci ha portato via il poco oro che c’era in casa, ma che ancora non ha subito alcun processo), ma anche a un sistema sanitario che dovrebbe farci scendere in piazza in maniera stabile e che invece per pigrizia o paura, sopportiamo quasi in silenzio.
Da giugno a novembre mio padre, non avendo nessuna copertura dal medico di base che ci rimandava per ogni problema alla chiamata del 118, è finito per ben 5 volte al pronto soccorso per varie complicazioni.
L’ultima, dopo aver cercato per vari canali un urologo che gli risolvesse il problema della vescica che lo faceva alzare dalle 11 alle 15 volte per notte, dando di matto e non facendo dormire nessuno, in seguito all’inserimento del catetere fisso, è stata epica.
Abbiamo aspettato per 10 ore la visita medica arrivata alle 2 del mattino, mio padre aveva la febbre e non avendo fatto la visita ci hanno detto che i farmaci potevamo somministrarli solo noi, perciò siamo dovuti uscire per prendere la tachipirina e un termometro per misurare la febbre.
Abbiamo così scoperto che aveva la polmonite e una probabile infezione urinaria che però è rimasta solo probabile perché gli hanno sbagliato il prelievo dell’urina e il referto risultava da rifare.
Dopo quell’episodio, mio padre ha passato giorni interi incapace di muoversi, parlare o comunicare e avendo ricevuto il benservito dalla dottoressa di base, ho dovuto cercare in fretta e furia (per modo di dire) un medico a Sassari che potesse attivare l’ADI.
Tralasciamo tutta la trafila della documentazione che ho dovuto produrre, per concentrarmi su cosa è L’ADI.
Intanto si può attivare solo in caso di presenza di piaghe e di necessità di flebo, il fatto che mio padre fosse completamente scompensato da farmaci che ogni specialista interpellato gli cambiava e poi ricambiava senza tenere ben conto dell’evolversi della malattia (come non citare il suo neurologo quello che lo segue dalla asl, che chiamato a domicilio per fare qualcosa per il sonno, si è preso 220 euro dandogli dei farmaci che lui stesso gli aveva tolto e non risolvendo assolutamente nulla), che non camminasse più, che avesse tutto il corpo irrigidito e non riuscisse a deglutire i farmaci, questo non è contemplato dall’ADI.
DEVI AVERE LE PIAGHE.
E le piaghe sono arrivate, ma per la negligenza di quanto accaduto prima, in balia del nulla alla ricerca disperata dello specialista che prendesse in carico il paziente in toto (che illusi). Quindi, arriva l’ADI, che chiaramente attiva anche, su richiesta del medico di base, tutta un serie di visite, neurologo, geriatra, fisiatra. Peccato che quest’ultimo non lo abbiamo ancora visto, nonostante sia quello che deve poi prescrivere la fisioterapia.
Pensi che forse era una delle cose principali perché a mio padre si stanno incrociando le gambe. Il neurologo non ha fatto niente; il geriatra, sembrava ha criticato tutto e tutti e dato indicazioni che poi il medico di base ha smentito.
Tra loro non comunicano.
La cosa più eclatante riguarda il fatto che l’infermiere non arriva ad un orario preciso, anzi ci tengono a sottolineare che il loro orario va dalle 7.30 alle 14.30 e che la famiglia si deve organizzare in questa attesa.
Cioè secondo questa follia, mio padre deve aspettare la medicazione e la flebo che dura tre ore, senza nessuna certezza di orario, quindi rimettendosi a letto quando l’infermiere arriva e non fa nulla se magari stava mangiando o se impegnato in altre cose.
Tenga conto che per noi la presenza dell’infermiere è fondamentale anche per alzarlo dal letto, perché non ci hanno dato il sollevatore.
O il letto con le sbarre o il sollevatore, siccome ci hanno dato il letto, il sollevatore saremo costretti a comprarcelo, come tante altre cose, come la carrozzina o il water in camera.
Ho scoperto oggi che la nostra infermiera ci aiuta ad alzarlo per farci una cortesia; infatti i suoi sostituti, non lo fanno. Non so quante volte sono dovuta andare io la mattina e infatti mi è venuta un’ernia.
Ho protestato con il medico di base che mi ha rimandato all’ufficio dell’ADI che mi ha rimandato alla cooperativa che gestisce il servizio.
Il colloquio telefonico ha avuto il potere di farmi salire la febbre per la rabbia e l’ignoranza che ho dovuto sopportare. Innanzitutto come si fa a sentire che è il paziente che si deve adeguare all’infermiere e non il contrario. Non è dato sapere quanti siano i pazienti seguiti da un infermiere e soprattutto che tempi hanno per ogni paziente visto che medicano solo piaghe e mettono flebo… possibile che non si possano organizzare diversamente? In seguito parleremo del tornare a casa che pare diano solo ad alcuni e se becchi e paghi il neurologo giusto.
Un altro capitolo per gli OSS che prendono per la notte dai 75 ai 100 euro? Solo per i badanti della notte, stiamo pagando 1600 euro, per avere solo 4 notti coperte (quando non si ammalano).
Ma alla fine che senso ha avere allungato l’aspettativa di vita se poi si vive cosi?
Questo racconto riapre in me una ferita ancora fresca. Purtroppo ho avuto a che fare con gli ospedali, i medici, gli infermieri, OSS e poi a casa con l’Adi, le sue procedure ed i suoi operatori quando mio padre è stato male.
Mi vengono ancora i brividi, per averlo vissuto, quando leggo che il signore deve adattarsi agli orari dell’infermiere. Nel nostro caso poi l’infermiere in questione ha dimostrato una totale disumanità nonché negligenza. Ricordo che le volte che papà è stato male ed abbiamo dovuto chiamare il 118, lui non ne ha mai aspettato l’arrivo nonostante le condizioni fossero gravi e di ciò gli stessi operatori del 118 sono sempre rimasti basiti.
Trovo assurdo dover attendere per settimane, se non di più, la visita del fisiatra dell’Adi per poter attivare un programma di fisioterapia, a volte di vitale importanza per il paziente.
C’è una burocrazia assurda con la quale tutti i parenti dei pazienti vengono a scontrarsi e a ciò si uniscono la disumanità degli operatori del settore nonché, in molti casi, l’incompetenza.
E di tutto questo, purtroppo, ne pagano le spese i pazienti e le loro famiglie.
È proprio tutto il sistema che andrebbe radicalmente cambiato, ma per come funzionano le cose qui da noi temo che non avverrà.
Semplicemente vergognoso 🤔😡, siamo al limite della dignità delle persone in genere; mi auguro vivamente che né io, né i miei più stretti familiari (egoisticamente parlando), ci possiamo trovare un giorno in simili situazioni…
Enorme tristezza nel leggere e ricordare. Perché quello che racconta il lettore è comune esperienza. Si può andare anche oltre. L’unica umanità che ho visto è stata quella dei volontari che in ogni paese sostituiscono il pubblico per il trasporto in ospedale. Sarebbe il settore da potenziare.
Tutto drammaticamente vero. Se non hai la possibilità di ospitare i genitori anziani e malati nella tua spaziosa abitazione, se non hai una famiglia (coniuge e figli, ma anche fratelli e/o sorelle) che decide di supportarti, se non hai un lavoro autonomo che ti permette una certa flessibilità di orari, se non hai la disponibilità di un’autovettura da utilizzare esclusivamente per le loro esigenze, se non sei caparbiamente deciso a litigare coll’intero mondo (geriatri, ortopedici, chirurghi, infermieri, oss, assistenti sociali, sindaci, assessori, medici di famiglia, Inps etc.)per far valere i loro sacrosanti diritti.
Praticamente i figli, che vorrebbero vedere i propri genitori invecchiare dignitosamente dopo una vita spesa per il lavoro e per il mantenimento della famiglia, devono sostituirsi a uno Stato sociale totalmente inadeguato e assente.
………Se questo è il progresso….
Angosciante! Soprattutto per chi sa e ha vissuto, anche solo in parte, situazioni simili. Servono anche RSA adeguate o assistenza degna di questo nome! . Non tutte le famiglie sono in grado di reggere queste situazioni. Questa è la vergogna della Sanità sarda!