Non è la prima volta che i media non vedono ciò che hanno sotto gli occhi.
E ciò spiega perché anche i media sardi condividano la crisi di vendite dei media italiani.
Tendenzialmente infatti, soprattutto i giornali, ripetono le notizie che si sono consolidate sui media italiani il giorno prima.
Non sono ‘quotidiani’, sono ‘ripetitori’, sembrano privi di un punto di vista proprio e ansiosi di aderire ai punti di vista che si consolidano il giorno prima nei media italiani.
Non solo: è facile registrare anche nel linguaggio giornalistico l’influsso della crisi del linguaggio politico. Prima i politici curavano il loro linguaggio per marcare la propria distinzione e la propria competenza; oggi sono presi dall’ansia di rispecchiare il modo di parlare comune, di apparire popolari e popolareggianti. Allo stesso modo fanno i giornalisti e siamo da capo: si assiste a stili ripetuti.
Le elezioni della Sardegna sono state lette sempre e solo secondo categorie italiane, ma non solo le elezioni, tutto viene letto con occhiali deformati. Non si parla che di Pd, Cinquestelle e Centrodestra.
Invece, se c’è un dato chiarissimo è che in Sardegna gli schemi stretti italiani (Cinquestelle, Centrosinistra e Centrodestra) perdono sempre quando si propongono da soli, vincono quando si aprono a alleanze con soggetti politici propri della Sardegna. La Convergenza nazionale sembra un modello politico naturale per i sardi.
Questo fatto è la notizia. Non la trovate in nessun notiziario. Non in quello da Marte che trasmette ogni mattina la Rai; non sui quotidiani. Perché? Perché si ha la testa talmente abituata a non vedere che non si vede l’evidenza.
Il secondo punto decisivo che i media stanno ignorando è la sconfitta degli odiatori da tastiera e da piazza.
Tutti coloro che hanno fatto ricorso e fanno ricorso a un liguaggio aggressivo, al tentativo continuo di zittire gli altri al grido di vergogna, tutti gli insinuanti, i produttori di dossier anonimi, di iniziative politico-giudiziarie, di linciaggi pubblici e di mistificazioni, tutti questi hanno brutalmente perso.
Perché nessuno dice che chi semina continuamente odio perde? Perché, pur di fronte all’evidenza che i ‘vaffa’, i ‘vergogna’, i ‘basta’ non servono più, nessuno lo dice?
Perché nessuno lo vede grazie agli occhiali deformanti che fanno parlare della nave Aquarius ma non delle emergenze sanitarie sarde (bisognerebbe che qualche membro della Giunta andasse in un Pronto Soccorso in questi giorni per provare che cosa vuol dire ammalarsi), non di Air Italy che porta via tutto dalla Sardegna, non dello scippo costante degli interessi sardi da parte delle società di Coldiretti sul patrimonio genetico delle razze sarde, non delle inadempienze gravi di cui l’Anas è responsabile in Sardegna (se potessi incontrare io Tominelli, chiederei le dimissioni di Armani per aver seriamente colpito il sistema infrastrutturale della Sardegna); no, di tutto questo nessuno parla perché è rilevante in Sardegna ma non in Italia e chi ha l’ansia di essere riconosciouto in Italia è pronto a dimenticare la Sardegna. Chi fa così, perde le elezioni oltre che la faccia.