L’età e la sodomia Ho ormai 64 anni. Diciamo che ho visto a sufficienza tante cose per poterne capire in anticipo tante altre.
È vero che con i lustri crescono anche le orecchie e il naso (e, per qualche fortunato, anche altro) e non è un caso, perché si sente il rumore di cose prima impercettibili e si avvertono i profumi e gli odori di vicende prima neutre.
Oggi è domenica.
Il Vangelo è quello della pagliuzza e della trave, quello che i preti leggono per zittire tutti, schiacciandoli sotto il senso di colpa, e i laici glossano scanzonatamente dicendo che, grazie a Dio, oggi ci sono gli oculisti, e dunque, per vedere e per vedersi meglio, non serve la volontà o la colpa, ma la carità di qualcuno che ti tolga trave e pagliuzza.
Non solo oculista, ma dispongo del collirio dell’intelligenza e ho un certo istinto a morire vergine di retrobottega.
I giornali sardi tendono alla sodomia pubblica.
Su quella privata, tra amanti, sono molto tollerante, non la vedo come un peccato (sto scrivendo una cosetta sui penitenziali medievali e moderni e sulle loro ossessioni sessuali; il culo era per loro la fornace di Satana) ognuno sa di sé e fa quello che piace e serve all’occorrenza (il peccato non è negli atti, è nelle intenzioni, bisogna sempre ricordarselo), ma verso la sodomia pubblica, psicologica e politica, praticata a strascico dai forti sui deboli, confesso di nutrire una feroce ostilità.
Quotidiani fottenti A leggere oggi i giornali sardi, cosa capiamo?
In primo luogo che ormai La Nuova Sardegna è un magazine turistico di fiancheggiamento del potere e dei suoi potenti azionisti. A furia di vendere le offerte Conad, dall’osso buco ai tranci di salmone, l’odore di scaffale al vischio per gonzi trasuda dalla testata.
Il giornale si è trasformato in venditore, in foglio delle offerte, con opportuno occultamento della struttura della realtà.
Oggi dedica due pagine alla crisi idrica, dicendo che si tratta di far bene i conti dell’acqua in bacino e del fabbisogno della stagione irrigua.
Anche i bambini sanno che la Regione dispone di un bollettino quotidiano delle scorte idriche e della serie storica dei consumi in agricoltura, nel civile e nell’industriale. Come diavolo si fa a scrivere fesserie così magniloquenti?
Oppure il disegno è fiancheggiare i Consorzi di Bonifica per le loro richieste, magari trascurando di dire che sono diversi i Consorzi che anziché lavorare a un’agricoltura con consumi d’acqua intelligenti (all’israeliana, per intenderci) chiedono sempre e comunque derivazioni idriche per produzioni di energia elettrica? La Nuova Sardegna ha un problema serio nel nascondere ai suoi elettori il suo stretto legame con le industrie dell’energia.
È emblematica in tal senso la circolare 243 del preside dell’Istituto d’istruzione superiore “Michelangelo Pira” di Dorgali-Siniscola, con la quale si avvertivano gli studenti delle terze, quarte e quinte che essi sarebbero stati impegnati l’11 febbraio u.s. in attivività di PTCO (Percorsi per le Competenze Trasversalio e l’Orientamento), dette anche dal Ministero attività TEN (Tutto E Nulla).
Ebbene l’attività consisteva nell’incontro con “i referenti della Nadara Italy Spa, partner de La Nuova Sardegna, che progetta, costruisce e gestisce impianti da fonti energetiche rinnovabili (eolico onshore e offshore ecc. ecc.). La questione, lo si ricorderà, venne valorizzata da Mauro Pili sull’Unione Sarda, ovvimamente a suo modo, con tre puntate di un’inchiesta con tre milioni di parole quando ne sarebbero bastate cento.
E poi?
E poi è successo che qualcuno si deve essere ricordato che La Nuova Sardegna viene stampata a Cagliari, nelle rotative dell’Unione Sarda e che dunque L’Unione non poteva denunciare le magagne di un suo importante cliente.
Capito tutto?
Fregatevene della vostre travi e delle pagliuzze, pensate alle mutande e preferite quelle in acciaio a maglia flessibile con lucchetto inespugnabile a base DNA.
In ginocchio da te, o mio Patronaggio L’Unione Sarda, dal canto suo, oggi dedica al Procuratore Generale Patronaggio una mezza pagina di un articolo non firmato che sa tanto di adorazione mistica, di prostrazione per paura fraintesa in amore, come nel terribile circuito emotivo descritto da Javier Marías tra convinzione e costrizione (quel sentimento che prende i costretti, i quali per darsi un contegno, si fingono convinti).
La viltà di questo umile servizietto giornalistico (probabilmente un intervento trasformato in redazionale) si può cogliere dalle assenze, piuttosto che dalle presenze.
Giovedì scorso a Cagliari si sono svolti due eventi di notevole importanza: in facoltà Teologica ha parlato il cardinale Ravasi, e ha parlato della libertà dell’uomo, e in Fondazione di Sardegna Luigi Guiso e Francesco Giavazzi hanno parlato del Rapporto Draghi, cioè dell’unico rapporto che abbia tracciato una strategia per difendere la libertà dell’Europa.
I cagliaritani si sono divisi: tutti potenti erano da Giavazzi e tutti i curiosi del destino dell’uomo erano da Ravasi.
Ora io dico, ma perché un giornale come L’Unione Sarda non dà conto esaustivo di che cosa si è detto e del perché lo si è detto in questi due eventi?
Per due motivi.
Giavazzi e Guiso erano a Cagliari per volere della Fondazione di Sardegna, che L’Unione rispetta ma anche tollera, perché la percepisce come alleata della Nuova Sardegna e impegnata a difendere le multinazionali dell’eolico offshore.
Ravasi è il cattolicesimo colto, erudito, quello che smaschera gli alibi col sorriso sulle labbra, è il cristianesimo che più è eversivo del benpensantismo dei salottini (e infatti c’era gente comune che studia e si interroga, non c’era il potere, non c’erano neanche i vescovi sardi, al netto di Baturi che è stato umile e efficace, vescovi ai quali ascoltare avrebbe fatto tanto bene).
Entrambe gli eventi non erano coerenti con la linea dell’Unione, ondivaga, un giorno per la giustizia e un altro per la convenienza, un giorno per il salotto e un altro per la verità, un giorno con la Giunta Todde, un altro contro.
Semper fidelis In questo pendolo oscillante, però, c’è un punto fermo: L’Unione è sempre con la magistratura.
È una storia lunga quella dell’Unione col Palazzo di Giustizia, fatta più di persone che di cultura, più di revanscismo sociale attraverso le colonne del giornale, di collateralismo con la Procura, di giustizialismo del perlage, di compagnonnage dell’aperitivo, di cenette, di benpensantismo, dell’indiscrezione utile alle indagini, dei mostri da creare, gonfiare e sgonfiare, degli amici, poverini, da proteggere.
È in questa tradizione che oggi il giornale dà mezza pagina a Patronaggio per fargli dire una solennissima cazzata, e cioè che il conflitto in corso tra la magistratura e il Paese (non il Parlamento, il Paese) si risolverebbe con il ripristino dell’immunità parlamentare.
L’Unione Sarda dà la metà di una sua pagina a una tesi così brutalmente elitaria, concepita da un marchese della Repubblica, il Procuratore, che pensa che la questione della giustizia sia una disputa di privilegi tra conti, baroni e marchesi e dunque trova la soluzione restituendo alla controparte nobiliare una prerogativa che le era stata impunemente sottratta. Ma meglio centomila volte dare due pagine a Ravasi e tre a Giavazzi e Guiso!
Questa di Patronaggio è una pensata anguillesca di chi ha paura del referendum popolare, perché sa che il popolo è per la divisione delle carriere e lo è perché la questione della Giustizia è una questione che riguarda il popolo, riguarda chi è stato perseguitato impunemente e chi non ha mai avuto giustizia.
L’Unione Sarda avrebbe dovuto pubblicare l’articolo di Patronaggio e metterci a fianco un suo editoriale (non di quelli lunari di Cerasa o Bruno Vespa che scrivono per se stessi) nel quale dire che qui nessuno è fesso e che tutti sappiamo che la riforma della Giustizia sarà reale quando anche per i magistrati varrà l’art.28 della Costituzione, quello che recita: “I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti“. Avrebbe dovuto ricordare a Patronaggio la bestialità dell’incriminazione del vescovo Corrado Melis per peculato e l’impunità invece garantita a tutti gli incarichi di alta specializzazione e corrispondente retribuzione attribuiti in Regione a persone senza alcuna qualifica; avrebbe dovuto ricordare a Patronaggio l’inerzia verso il casino atomico in corso nelle sale operatorie del Brotzu, con pazienti oncologici sacrificati sull’altare di una guerra civile tra primari per gli effetti di una conduzione a dir poco discutibile.
Noi siamo nella cacca e Patronaggio parla di croissant.
Che fa L’Unione? Gli porge i bigné.
Non fatevi fottere. Restate liberi.
Dissento.
Non ho niente da dire sul rapporto draghi, se non che le soluzioni ai nostri problemi non possono provenire da chi ha contribuito a crearli.
E il nostro principale problema si chiama Unione europea, di cui il Nostro è famigerato sponsor.
Da giovane , ho partecipato come giudice popolare ad una sessione di corte d’assise d’appello ; erano tempi duri e pericolosi ;
La composizione dei giurati popolari non era facile ed i sorteggi purtroppo dovevano ripetersi per l’indisponibilità di qualche membro.I giudici togati,e la procura della repubblica pur nella comprensibile paura,erano sempre presenti per esercitare il loro dovere di magistrati ed uomini di diritto a cui era toccato l’,onere
di sconfiggere le brigate rosse .
la mia cultura giuridica era davvero povera rispetto a quei giganti che nel tribunale torinese erano chiamati a gestire i processi : ne ho tratto in sei mesi lezioni di diritto,di socialità,di valutazione ponderata,di compassione per i giudicandi ,in una sola parola : esempi di democrazia vera e vissuta nel ruolo a cui il destino ci aveva chiamati . Erano tempi in cui la magistratura si era caricata l’onere di combattere l’eversione con le regole dell’Italia democratica .Nessun magistrato ,che io mi ricordi,partecipava a riunioni di partito,nessuno faceva mostra delle proprie eventuali ed umane simpatie ideologiche che certamente viveva ,le aule dei tribunali erano gestite con seria convinzione di esercitare la legge super partes .
Il distacco passionale dalle vicende umane permetteva una indagine corretta delle procure ed un giudizio equilibrato nelle sentenze .Poi venne il periodo in cui la corruzione ed il malaffare si impadronirono della politica e Procure e Giudici dovettero loro malgrado intervenire . Diversi cambiamenti ,spinsero via tutta la magistratura ad occupare gli spazi che periodicamente si liberavano . Purtroppo , esercitando in via succedanea poteri di altri organi, si crearono anche nella magistratura sacche di corruzione,di clientelismo ideologico,di amichetismo carrieristico e persino di associazioni ideoparapartitiche,con l’unico scopo di gestire il potere politico acquisito in sostituzione dei partiti . I problemi che ne sono scaturiti sono evidenti a tutti : la Magistratura nata per applicare la legge in nome del popolo , pretende di essere popolo per emettere,interpretare o modificare la legge che solo il potere politico ,voluto dal popolo può esercitare . La proposta di modifica dello status di magistratura inquirente ,staccata da quella giudicante ,risponde a questa esigenza ed ad un referendum , che moltissimi hanno dimenticato , con cui il popolo votante aveva chiesto che l’organo giudicante fosse terzo all’organo inquirente ed a quello di difesa .Le attuali sconcie agitazioni e manifestazioni culminate con sciopero della Magistratura,somigliano tanto al canto del cigno di buona memoria !!!! Credo che però stavolta dovranno accontentarsi di rimanere ed esercitare seriamente e correttamente il loro ruolo che comunque sarà ,contrariamente alla loro propaganda ,indipendente dagli altri organi di potere .
il rapporto propone un’Europa che guarda avanti, capace di competere a livello globale senza sacrificare i propri valori di sostenibilità e inclusività…
A proposito di marchesi credo che il nostro unto del Signore abbia pochi eguali
Per carità, non si metta anche Lei a tenere il bordone
Ahi ahi Egregio, Lei tocca tasti assai dolenti …. l’asservimento dell’U.S. agli effluvi del palazzaccio hanno radici antiche che partono dai tempi della gestione Villasanta. Cronisti di giudiziaria come registratori (una volta si chiamavano magnetofoni) che ricordano quei cani ai piedi della mensa in attesa che un osso venga loro concesso (e sin qui ci sta … bisogna pure portare il pane a casa). Diverso quando di fronte ad evidentissime anomalie si continua imperterriti a fare da megafono passivo alle veline. Chi ha memoria potrà ricordare vari casi giudiziari dubbi quali Manuella, Lombardini fino al caso di Beniamino Zuncheddu. Giornalismo d’accatto è ovvio, perché seguire da cronista casi così senza porsi le più elementari domande significa aver tolto braccia all’agricoltura o alla attività di pastorizia. E lì qualcuno è tornato a fine carriera. Saluti.
Invece lei, che evidentemente soluzioni più avanzate, che cosa ha da dire sul rapproto Draghi? Ci illumini.
Ma ci sono ancora cittadini sardi che comprano questi giornalacci?
Sopravvivono soltanto con i soldi del potere.
Lei è arguto ed efficace nella critica al potere Sardo della presidentessa… E dei cinquetasche… Ma oggi quando sono arrivato alla riga in cui ha definito il rapporto draghi il documento per la “libertà dell’Europa…” Mi sono cadute le braccia….
E ho capito che la sua arguzia è tutta interna alla logica (e alla peste) globalista che avvolge anche la nostra isola.
Seguiamo la sartiglia, che è Meglio…
gli dovevano chiedere anche chi paga Beniamino Zuncheddu per i 33 anni trascorsi in cella e leggere l’editoriale di Vittorio Feltri sul Giornale online dal titolo ” è davvero ora che i magistrati scendano dal trono “
“Negli ultimi sette anni lo stato ha sborsato 220 milioni di euro per indennizzare i cittadini vittime di ingiusta detenzione, cioè che sono stati arrestati per poi essere prosciolti o assolti. Il 35 per cento dei casi in Calabria, terra di maxi operazioni con decine di arresti, poi finite in un flop”
IL FOGLIO, 2 Marzo 2025
Calabresi, contrari all’Autonomia.
Meglio la….. “presenza dello Stato”
https://www.ilfoglio.it/giustizia/2025/03/01/news/l-onda-lunga-di-gratteri-dal-2018-al-2024-pagati-78-milioni-per-le-ingiuste-detenzioni-in-calabria-7471643/