di Paolo Maninchedda
Quali sono i due più grandi problemi della Sardegna?
La mancanza di lavoro e la mancanza di speranza.
Ai Sardi del rimpasto frega veramente poco. Immaginiamo che sia già fatto. Embé?
Allora, riprendiamo la sana abitudine di inserire le nostre miserie umane in grandi visioni e se qualcuno contesta che gli uomini debbano essere idealisti, suggerisco di riascoltare un capolavoro di intelligenza e di ironia quale è Don Chisciotte di Guccini.
Non si può non essere idealisti, se si è esseri umani: il nostro realismo, l’unico possibile, è sempre e inevitabilmente simbolico.
Noi pensiamo in forma simbolica, ideale; noi amiamo costruendo metafore; l’unico modo a noi concesso di essere nella realtà è quello di elaborarne una visione ideale.
Siamo in grado di fare un serio piano per il lavoro? A questa domanda i Sardi sono molto interessati, non solo i Sardi espulsi dalle fabbriche, ma anche i Sardi diplomati e laureati, i piccoli imprenditori, i professionisti impoveriti. Se non siamo in grado di dare questa risposta non è che è in crisi una Giunta, è in crisi la democrazia, incalzata dalla rabbia dell’umilazione che oggi sfocia nell’anarchia.
Siamo in grado di indicare una rotta sicura? Noi pensiamo di sì e chiamiamo questa rotta ‘libertà, sovranità, autogoverno, responsabilità, indipendenza’.
Siamo in grado di unire un vasto schieramento di soggetti politici e sociali (i partiti non sono l’unica forma di organizzazione sociale) che si intendano su questi obiettivi pur dissentendo su altri? Se sì, questa sarebbe davvero una speranza.
Il ragionamento che ho fatto è troppo semplice? NO, è vero. Un tempo si diceva che le bugie non si vedono dal naso lungo ma dalle spiegazioni lunghe.
Comments on “Non è roba da rimpasto, è roba da Don Chisciotte. Chi vale di più, deve fare di più”
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Più che “Don Chisciotte” di Guccini..per me sarebbe da leggere con attenzione il testo di”la locomotiva” dello stessi autore.
Grazie per la riflessione On. Maninchedda,
semplice e efficace, ma allo stesso tempo complessa e profonda, nonché di stimolo alla riflessione, che mi porta a dire la mia.
Premetto che, di questi tempi, mi reputo un privilegiato, grazie a un lavoro che mi gratifica e consente a me e alla mia famiglia, di vivere decorosamente, ma da sardo soffro per la drammatica situazione nella quale stiamo progressivamente e inesorabilmente sprofondando e, solo lontanamente, posso immaginare cosa prova chi ne sta subendo le conseguenze più dirette, come le categorie da Lei richiamate.
Non ho mai partecipato seriamente ad attività politiche e potrei continuare a stare alla finestra , come fanno quasi tutti quelli che stanno bene, o meno peggio di altri, ma, egoisticamente, penso che il quadro economico e sociale sia talmente drammatico che solo un miope potrebbe pensare di essere immune da conseguenze.
In situazioni come quella che stiamo vivendo, gli interessi personali sono gli interessi della Sardegna, perché se va tutto a rotoli le conseguenze saranno per tutti, anche per chi oggi pensa di essere al sicuro.
In questa situazione, la lettura del suo articolo è stato per me illuminante, soprattutto in relazione alle osservazioni sulla schiacciante vittoria del NO al referendum in Sardegna, con la quale il popolo ha espresso un segnale chiaro e forte di protesta, offrendo alla classe politica che governa la nostra Regione un’occasione unica, per dimostrare finalmente di fare qualcosa anche per gli altri e non solo per se stessi.
Certo, la reazione peggiore sarebbe fingere di dare una scossa, cambiare qualche assessore con altrettanti parolai dalla bella facci, selezionati con le solite logiche di potere, come sembrerebbe dalle prime notizie riportate sulla stampa.
Nel mio interesse e per quello della Sardegna, auspico che la classe politica al governo regionale, Partito dei Sardi incluso, dimostri rapidamente di essere in grado di dare risposte affermative a tutte le domande poste nel suo articolo e, con interventi immediati, inizi a risolvere i veri problemi dei sardi.
Temo, però, che chi ci governa non sia in grado di agire in questo modo, avendo come unico obiettivo la tutela dei propri interessi, ostentando l’arroganza di chi pensa di avere capito tutto e si stia prodigando per risolvere le difficoltà di chi gli ha dato fiducia, meritando, pertanto, tutti i riconoscimenti ed elogi per il proprio operato.
Se il mio timore si avverasse, penso che i politici che hanno una propria dignità e a cuore le sorti della Sardegna – se ce ne sono -, dovrebbero responsabilmente dimettersi.
Infine, credo che solo chi farà tale scelta avrà un’altra possibilità di dimostrare le proprie capacità e porsi, con successo, al servizio del popolo sardo, per lavorare a risolvere i molti problemi che rimarranno irrisolti, invece, gli altri, dopo questo nuovo giro di giostra di politici inconcludenti, nei confronti dei quali, fra qualche mese, si arriverà alla cacciata, a cavallo di un asino, con i sardi che gli suonano i coperchi delle pentole.
La ringrazio,
ap
…..io mi arrendo…..
Il rimpasto è roba di politica vecchia, ha lo stantio di chi persevera sulla centralità dell’io e non dei bisogni della popolazione amministrata. Il ReferenZum non è che l’ultimo insegnamento. E come da prassi, viene infatti evocato il rimpasto di un organo di governo che abbia la parvenza del carattere collegiale; non vorrei sia occasione per sanzionare chi è eventualmente sospettato di non aderire pienamente al diktat del partito di maggioranza…