C’è da rimanere più che sconcertati a osservare il modo di procedere di Abbanoa sulla nomina del proprio collegio sindacale, soprattutto dopo i pronunciamenti del tribunale di Nuoro di cui abbiamo già parlato.
Adesso si ha un secondo tempo di questa vicenda che è interessante non tanto nel merito, la nomina di un collegio sindacale non è poi notizia che interessi ampi settori del popolo sardo, quanto nella disinvoltura dell’azione, che invece interessa tanti, perché è un fatto di costume, rivela un modo di porsi nell’esercizio del potere.
Veniamo ai fatti.
La Società dichiara decaduti due sindaci per assenza ingiustificata degli stessi ad alcuni consigli di amministrazione.
Ha ragione? Ha torto? Se il buongiorno si vede dal mattino, c’è da dire che c’è stato almeno un giudice che già si è pronunciato contro Abbanoa nel giudizio sulla decadenza e sostituzione (su altre motivazioni) di uno dei sindaci cassati. È un buon motivo per essere prudenti? Sembra di no. Abbanoa va avanti. Ma questo è il minimo.
Per legge i sindaci revisori vengono scelti dall’Assemblea dei Soci sulla base delle terne predisposte dalla Commissione per il controllo analogo. Questo l’articolo della legge, col paragrafo sulla materia evidenziato in giallo.
Accade che la Commissione del controllo analogo non riesca a raggiungere il numero legale per la validità delle sue riunioni. In genere, la mancanza del numero legale è indubbio segnale politico della mancata qualità istruttoria di un argomento. In poche parole, se l’argomento non è maturo per la decisione o è contestato, una delle forme per farlo capire è non partecipare.
Il Presidente della Commissione ha ritenuto di non dover procedere politicamente a capire perché la Commissione sta incontrando tante difficoltà nello svolgimento delle sue funzioni (le sta esercitando bene e tutte? Ho qualche dubbio) e invece di aver l’urgenza, in solitudine, senza mandato e deliberato della Commissione, di trasmettere, al posto delle terne, l’elenco completo di quanti hanno risposto alla manifestazione di interesse per la nomina dei sindaci revisori, «rimandando in Assemblea la scelta delle persone ritenute idonee a ricoprire l’incarico di sindaco».
Quindi, in soldoni, la Commissione ha al suo interno un dissenso su una questione già all’attenzione dell’autorità giudiziaria e il suo Presidente decide autonomamente di proporre alla società una procedura diversa da quella prevista dalla legge. Se una cosa del genere fosse avvenuta all’epoca della Giunta Pigliaru, avrebbero mandato i Gico e gli elicotteri ad arrestare all’orbigna (come direbbe Camilleri). E lo avrebbero fatto perché allora la magistratura era impegnata a valorizzare ogni virgola fuori posto. Oggi che mi pare si sbagli più che la punteggiatura, la sintassi, tutto va bene. Evviva!
Ma non è finita qui.
Il Presidente del Consiglio di Amministrazione di Abbanoa, ha convocato l’Assemblea dei soci per la nomina dei due sindaci revisori. Vi è un passaggio che è un capolavoro di furbizia amministrativa:
«Per l’effetto, la Commissione per il Controllo Analogo, pur non avendo proceduto alla individuazione di terne di nominativi da sottoporre al voto dell’Assemblea, come avviene in sede
di integrale rinnovo del Collegio Sindacale, ha chiesto formalmente alla Società di convocare l’Assemblea dei soci, ai fini della votazione di due componenti effettivi e di un componente
supplente del Collegio dei Sindaci, da sostituire ai dichiarati decaduti, demandando ai Soci la scelta in ordine alle figure ritenute idonee a ricoprire l’incarico di sindaco».
Quindi , in sostanza, la società non ha alcuna responsabilità nell’applicare una procedura diversa da quella prevista dalla legge perché ne è richiesta dalla Commissione del Controllo analogo, sebbene non con una delibera corretta dell’organo, ma con una iniziativa individuale del Presidente.
Abbanoa è una società che controlla anche le impronte digitali dei delegati all’assemblea dei soci, ma non sembra improvvisamente in grado di constatare una procedura extra legem. Credibile? Non saprei, ma tornando alle questioni di costume, questo è un costume border line, non un modo di agire lineare, che usa le pieghe delle leggi contro il loro spirito, un costume che realizza un disegno politico sbagliato, quello dell’egemonia. Le società pubbliche non si egemonizzano, si governano e chi non conosce la differenza tra i due termini, dovrebbe tornare a scuola. Se chi gestisce Abbanoa pensa di possederla, cioè di poterla considerare Abbanostra, allora sbaglia: sbaglia psicologicamente a pensarsi ciò che non è, sbaglia culturalmente perché tutte le amministrazioni prepotenti delle società pubbliche e private sono finite male, sbaglia giuridicamente perché amministrare non vuol dire possedere.
Parole sante. Facciamo un inventario di tutti i beni comuni di cui ci hanno espropriato per farci soldi.
Sa pretzisione de sos ignorantes (chi no ischint de no ischire) e de sos prepotentes (chi ischint a inue cherent lòmpere) est a fàghere comente cherent, si est cussu s’iscopu.