Onestà, onestà! Ho letto che la presidente Todde si è dichiarata ‘onesta’ poco prima del giudizio del Tribunale di Cagliari sul suo rendiconto elettorale o sull’assenza del rendiconto o sull’assenza/presenza del rendiconto che dir si voglia.
Posto che io ritengo che la Todde sia stata già salvata dal Fatebenefratelli che soccorre sempre i presidenti di Sinistra quando c’è di mezzo la magistratura, e che dunque l’udienza di domani sia solo una formalità rispetto a una decisione assolutoria già assunta, penso pure che sia giusto che ella (edda, in sassarese, forma pronominale che trovo più aderente all’interpretazione del ruolo messa in campo fino ad oggi) abbia autocertificato la sua onestà, come fanno, e facciamo, quasi tutti quando vengono/veniamo colpiti da attività di indagine; tuttavia avverto anche che nel caso specifico delle spese elettorali di Todde/Cinquetasche l’onestà non c’entri un fico secco; semmai edda avrebbe dovuto parlare di ‘competenza’ e scegliere, edda, se dichiararsi ‘competente’ o ‘incompetente’ rispetto alle leggi dello Stato che regolano i rendiconti elettorali.
Fatto è che edda ha parlato di onestà e a me è partito l’embolo ciceroniano e mi è sovvenuto (sovvenire è un bellissimo verbo leopardiano che descrive l’emergere dal profondo della coscienza delle pulsioni migliori, quelle più nobili) il De officiis di Cicerone, una delle opere lavatrice dell’arpinate, cioè scritta, dopo l’omicidio di Cesare, come ansiolitico e lenitivo della sua coscienza, luminosa in retorica e filosofia, ma ombrosa e contraddittoria in politica (un po’ come quella di tutti, ma lui, Cicero, non accettava che glielo dicessero. Io vorrei che sulla mia tomba si scrivesse ciò che Sciascia sembra aver rifiutato per la sua: contraddisse e si contraddisse).
Cicerone vaffanculo C’è un passo del De officiis (che è una specie di comandamento per quelli come me) che dice:
Qui autem parti civium consulunt et partem neglegunt, rem perniciosissimam in civitatem inducunt: seditionem atque discordiam (Coloro che invece si occupano solo di una parte di cittadini e ne trascurano un’altra, portano nello Stato una cosa dannosissima: la sedizione e la discordia).
È onesto colui che, non perseguendo fini personali o di parte, è utile a tutti.
Io considero i Cinquetasche, da sempre, e la Todde da quando l’ho vista all’opera per conquistare la candidatura alla presidenza, i campioni della distruzione dello Stato per interesse di parte: la loro.
Mi spiego meglio.
Non che i partiti (lo dice il nome stesso) non siano ‘di parte’ e non perseguano ‘interessi di parte’, ma accade che lo facciano ‘fino a un certo punto’, cioè entro due limiti: quelli delle leggi e quelli della sostenibilità politica e civile. I Cinquetasche no, loro sono per la manipolazione esplicita dell’opinione pubblica (fino alla generazione del conflitto sociale) e per lo sfondamento della tenuta dello Stato in ragione della conquista e del mantenimento del potere.
Ho due esempi che mi fanno dubitare dell’onestà politica (non di quella morale, sia chiaro, io non conosco la Todde ed è probabile che con se stessa sia onestissima e anche buona) dei Cinquetasche.
Corte dei Conti e nomine sanitarie Il primo è la scelta della Todde, imposta a tutta la maggioranza, di rinviare il bilancio per far posto a una riforma sanitaria che di sanitario non ha nulla, ma che è stata solo un marchettone di nomine e potere.
Il risultato generale è stato il blocco della spesa per i primi quattro mesi dell’anno, che significa per dieci mesi all’anno, come ho già spiegato in altre occasioni.
A me risulta che giustamente la Corte dei Conti abbia messo oggi in campo una moral suasion verso la Giunta suggerendo di non procedere a nominare i manager Asl prima dell’approvazione del bilancio della Regione, per la regola antica, e vigente, che prevede che in esercizio provvisorio non si possa procedere a nuove assunzioni.
E qui torniamo a bomba: non c’entra l’onestà, c’entra la competenza, ma quando si comincia a fare confusione tra le due cose significa che, per interessi di parte, non si è né onesti né competenti, ma talmente prepotenti da subordinare tutti alla propria ‘ignoranza’ (in senso etimologico e non morale).
Il secondo esempio è più rognoso.
Trenta milioni come argent de poche All’udienza pendente presso il tribunale civile di Cagliari sulla rognosissima fusione degli aeroporti, la Regione ha dato ordine ai propri legali di chiedere un rinvio perché “sarebbero in corso approfondimenti tra le parti in merito alla complessa vicenda oggetto del giudizio”.
Poniamo di far finta di non sapere che ci sono già due pronunce che non sono proprio favorevoli alla fusione dei tre aeroporti; poniamo di ignorare che la Regione, ai tempi di Solinas, si costituì con l’assessore Moro in giudizio perché F2i rifiutò di rimandare di 60 giorni le assemblee dei soci delle società di gestione degli aeroporti; posto tutto questo, quando si tratta di denaro pubblico e di ruoli pubblici, le interlocuzioni sono pubbliche, non sono ‘coperte’. E invece non si sa assolutamente nulla di queste fantomatiche interlocuzioni tra la Regione, un pezzo dello Stato, e F2i, una società privata.
Non solo.
Il Consiglio regionale si sta accingendo a varare una legge finanziaria che mette in mano alla Todde trenta milioni di euro per la fusione degli aeroporti senza che il Consiglio si preoccupi minimamente di disciplinare come questi trenta milioni debbano e possano essere usati dalla presidenza.
Il modello giuridico è lo stesso della mance dei consiglieri regionali ai loro amici e conoscenti, con la differenza che l’assegno di trenta milioni è destinato alle sole mani libere della presidente della Regione.
Questa non è onestà, questo è arbitrio, possibile solo perché il Consiglio regionale ha subito un’involuzione genetica e, nella classificazione delle specie, ha perso l’anello dei vertebrati. In Consiglio non c’è più nessuno che sta in posizione eretta, che abbia schiena e scheletro.
Infine, in questo mattatoio dell’onestà mi dicono che quest’anno non avremo la tabella delle mance, perché l’Assessore del Bilancio e i capigruppo di maggioranza sarebbero indisponibili ad assumersene la responsabilità.
Voi direte: “Evviva, un po’ di vergogna!”
Ma no, solo furbizia: quest’anno, ogni consigliere regionale presenterà in proprio le proprie mance e il Consiglio le approverà. Da una vergogna collettiva si passerà a una vergogna socializzata e più facile da nascondere nei mille rivoli.
Aprite gli occhi e aiutatemi a ricostruire tutte le bavette onerose delle lumachine consiliari.
” Posto che io ritengo che la Todde sia stata già salvata dal Fatebenefratelli che soccorre sempre i presidenti di Sinistra quando c’è di mezzo la magistratura, e che dunque l’udienza di domani sia solo una formalità rispetto a una decisione assolutoria già assunta ” a ragione verrà assolta alla grande a Truzzu lo avrebbero lapidato ma la signora è di Sinistra
Concordo in pieno con Paolo non è questione di onestà (anche se…..).
La vicenda sul rendiconto elettorale mi porta ad alcune riflessioni sulle abilità di questa che ci governa. Non sa leggere una norma? Sbaglia una banale procedura di rendicontazione. Si è fidata di terzi? Devi essere in grado di verificare la correttezza dei collaboratori. Non l’ha fatto? Male come può affrontare complessità nettamente superiori insite col ruolo che copre? I risultati del primo anno della prima donna sono inesistenti e per me porteranno nuovi danni.
Condivido tutto meno il passaggio in cui dice che gli altri partiti sono diversi.
Esempio di questi giorni un ex Senatore ,ex progressista, ex PD, ex Renziano, 4 legislature a sinistra, una nomina a destra rifiutata, ora gioca al centrista né di destra né di sinistra con Calenda. ma la coalizione di centrodestra di un comune sardo lo vuole ( chissà perché…) candidato sindaco.
Lui ha rifiutato ma ora dopo il grandissimo ‘successo’del terzo polo a livello nazionale e regionale, vuole un terzo POLLO anche in comune.
Siamo al degrado più totale.
Io, di contro ,non credo che non possa succedere niente, perché sarebbe uno schiaffo,ma ben dato ,a tutta la magistratura.