Ieri sera è stato divulgato il documento della Direzione Nazionale del Partito dei Sardi sulla Rete Ospedaliera. Un documento articolato, serio, faticosamente strutturato anche per dar conto di una posizione non episodica ma sistemica, cioè non legata alla circostanza della rete ospedaliera ma incardinato sulla nostra idea di sanità e di Sardegna.
Per noi la Sardegna è una Patria accogliente, solidale, europea e democratica che necessita di produrre più ricchezza sostenibile e di garantire più avanzati livelli di cittadinanza. Vorremmo mantenerla unita e emanciparla dalle localistiche e fratricide competizioni interne. Per far questo, occorre garantire in tutto il territorio i diritti fondamentali (istruzione, salute, giustizia, libertà, mobilità) e occorre costruire alleanze politiche larghe, dialoganti e ambiziose. Noi vogliamo rigenerare e rianimare i settori riformisti della Sardegna, in Europa si direbbe che vogliamo “far dialogare gli ambienti lib-lab” oggi inutilmente e dannosamente divisi o da astratte questioni ideologiche o dai soliti artificiosi confini inventati dalla politica italiana.
Noi abbiamo in testa l’ambizione della costruzione dello Stato Sardo ma abbiamo sempre detto che abbiamo scelto come metodo la legalità, la gradualità e il dialogo. Ci stiamo confrontando con tutti coloro che pur vedendo il futuro anche diversamente da noi, condividono la necessità di un avanzamento dei poteri di autogoverno dei sardi, oggi così atrofizzati da impedire la realizzazione dei migliori disegni di sviluppo e di libertà che la Sardegna legittimamente desidera.
Chi come noi pensa queste cose non ha in testa crisi di governo. Per noi la Giunta regionale può governare fino alla scadenza naturale della legislatura.
Siamo costretti a dirlo in modo così esplicito, perché se i migliori giornalisti politici intravedono in qualsiasi cosa noi diciamo e facciamo l’annuncio della crisi, significa che qualche autorevole malevolo suggerisce queste letture. I giornalisti non inventano un clima, lo raccontano. Sta accadendo che se importanti settori del Pd aprono un durissimo scontro sulla politica urbanistica proposta dalla Giunta, con toni altissimi e addirittura censure di rappresentanti dello Stato, nessuno grida allo scandalo, nessuno ipotizza la fine anticipata della legislatura, nessuno crea il clima del complotto.
Se invece il Partito dei Sardi ufficializza il proprio dissenso su una questione di merito, allora è subito agguato.
Noi non siamo fatti così.
Nessuno di noi sta aprendo una crisi politica per andare alle elezioni; ciò non significa che in ragione di questa lealtà con l’elettorato siamo disponibili a votare qualsiasi cosa a qualsiasi costo. Ciò che a nostro avviso è dannoso per la Sardegna non lo votiamo e ne chiediamo la correzione, come accade in tutte le democrazie mature, nelle quali si discute a partire da posizioni differenti di cui si informa l’elettorato (che poi vota. Ecco, che fra poco più di un anno si voti e che ci si debba giustamente spiegare con i sardi sembra una preoccupazione marginale per autorevoli esponenti del governo regionale) e infine si cerca la migliore delle sintesi possibili.
Noi diciamo che è sbagliato dare i soldi di indennizzo (sempre che si riesca a darli e noi abbiamo grandi dubbi) ai soli pastori di pecore e non anche a quelli di vacche. È un reato di lesa maestà essere banalmente ragionevoli?
Noi diciamo che il disegno dell’Ats è sbagliato concettualmente e dannoso praticamente. Noi diciamo che è stato un grave errore metodologico iniziare dalla rete ospedaliera e non dalla medicina territoriale e dalla rete dell’urgenza. Noi diciamo che la rete ospedaliera deve essere ulteriormente migliorata per garantire i territori non metropolitani dell’Isola. È un dissenso di merito, peraltro interpretato molto più civilmente di come ne sono stati interpretati altri da altre esponenti della maggioranza. Dissentire vuol dire chiedere le dimissioni di qualcuno? No. Vuol dire combattere per rendere migliori le cose, e noi combattiamo così, a viso aperto, serenamente, senza sotterfugi.
Per concludere: noi non partecipiamo a congiure di palazzo, ma difendiamo le nostre convinzioni.
Il tempo lavora per noi, perché abbiamo bisogno di tempo per far conoscere i nostri contenuti. Chi vive di slogan ha fretta di arrivare rapidamente agli scontri elettorali, non noi; chi come noi cerca di unire la Sardegna ha bisogno di tempo per dialogare, per attenuare i conflitti, per isolare i litigiosi e i malevoli, per rafforzare i dossier del confronto con lo Stato italiano.
Un appello dunque: lasciateci in pace, non attribuite a noi le pulsioni di altri. Noi stiamo di fronte alle donne e agli uomini di Sardegna guardando i loro occhi (che ci piacciono molto) non la loro schiena.
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Come al solito, Paolo, sei chiaro e limpido come il sole; cercheremo di trasmettere a tutte le persone disposte a condividere il nostro proggetto che il Partito dei Sardi porta avanti con la dimostrazione chiara delle intenzioni e dei comportamenti corretti nei confronti della Giunta e del Popolo della Sardegna. Sempre “A INNANTIS”…
Vi auguro buon lavoro. continuate a rappresentarci nei tavoli politici con serietà e sacrificio…il confronto alla base di tutto per aprire gli occhi a chi ha la vista un po’ offuscata…la verità fa male ma bisogna che ne siamo tutti al corrente x affrontare le difficoltà di ogni giorno senza illuderci che tutto vada al meglio…solo così si potranno raggiungere gli obiettivi a cui aspiriamo in molti…a innantis!!!