In queste ore, noi abbiamo cercato di badare all’obbligo e al piacere della solidarietà. Non abbiamo partecipato al facile gioco a cui giocano i piccoli-borghesi di fronte alle tragedie, che consiste nell’unire il dolore per le vittime all’odio per i presunti colpevoli.
Oggi, però, vedere le istituzioni italiane e sarde sgravarsi di ogni responsabilità non è per niente giusto.
Letta ieri a Olbia ha detto: “Lo Stato c’è”. Non è vero: lo Stato non c’è. E lo dimostro.
Primo: il sistema di allerta della Protezione civile. Gabrielli ha dichiarato che l’avviso di avverse condizioni metereologiche è stato emesso tempestivamente. Vero. ma come? Leggiamo.
Questo è il comunicato stampa dell’allerta meteo della Protezione civile del 17 novembre:
“Comunicati Stampa
Maltempo: allerta temporali e venti di burrasca in Sardegna
17 novembre 2013
Dal pomeriggio in progressiva estensione a Sicilia e Calabria.
Un’area di bassa pressione sul Mediterraneo occidentale tenderà nel corso della giornata di domani a raggiungere la Sardegna con precipitazioni intense e diffuse, che dal pomeriggio-sera si estenderanno anche a Sicilia e Calabria.
Sulla base delle previsioni disponibili e di concerto con tutte le Regioni coinvolte, cui spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati, il Dipartimento della Protezione Civile ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse.
L’avviso prevede, dalle prime ore di domani, lunedì 18 novembre, venti di burrasca sud-orientali, con raffiche di burrasca forte, e precipitazioni, anche a carattere di rovescio o temporale, sulla Sardegna, specie sui settori orientali e meridionali. I fenomeni potranno dare luogo a rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica e forti raffiche di vento, e si estenderanno nel corso del pomeriggio-sera a Sicilia e Calabria.
Il Dipartimento della Protezione Civile seguirà l’evolversi della situazione in contatto con le prefetture, le regioni e le locali strutture di protezione civile. Sul sito del Dipartimento della Protezione Civile (www.protezionecivile.gov.it) sono consultabili alcune norme generali di comportamento da tenere in caso di maltempo”.
Nessun sindaco, leggendo questo allerta meteo, poteva prefigurarsi la tragedia che è avvenuta.
Vediamo quello del 18 novembre, che è un vero capolavoro di come lo Stato italiano non comprenda nei suoi confini e nelle sue preoccupazioni la Sardegna (per me non è una novità, ma per altri può essere motivo di riflessione). Infatti, la Sardegna non viene neanche nominata tra le regioni a rischio (viene nominata però nel bollettino):
“Comunicati Stampa
Maltempo:allerta temporali e forti venti
18 novembre 2013
Un sistema depressionario, presente sul Mediterraneo centro-occidentale, continua a determinare condizioni di spiccata instabilità su gran parte del territorio nazionale. Sulla base delle previsioni disponibili e di concerto con tutte le Regioni coinvolte, cui spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati, il Dipartimento della Protezione Civile ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse che estende ed integra quello diffuso nella giornata di ieri.
L’avviso prevede, dalle tarda serata di oggi, lunedì 18 novembre, precipitazioni diffuse, anche a carattere di rovescio o temporale, su Piemonte, in estensione a Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania, settori occidentali di Abruzzo e Molise, Basilicata e Puglia. I fenomeni potranno dare luogo a rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica e forti raffiche di vento. Inoltre, sono attesi venti da forti a burrasca provenienti dai quadranti meridionali su Campania, Molise, Basilicata e Puglia, con mareggiate lungo le coste esposte.
Il Dipartimento della Protezione Civile seguirà l’evolversi della situazione in contatto con le prefetture, le regioni e le locali strutture di protezione civile. Sul sito del Dipartimento della Protezione Civile (www.protezionecivile.gov.it) sono consultabili alcune norme generali di comportamento da tenere in caso di maltempo”.
Un sindaco sardo, non leggendo la Sardegna tra le regioni colpite, che cosa avrebbe dovuto pensare e fare?
Lo scrivo perché a me il prefetto Gabrielli che va a Nuoro a dire che dovremmo fare meno sagre e più manutenzioni territoriali (cosa sacrosanta), mi pare come quello che attacca perché sa di essere in colpa. E nessuno al prefettissimo ha detto che le sagre sono comunque meno nocive delle pippe metereologiche, specie quando il pippaiolo è lo Stato italiano (notoriamente onanista).
Poi arriva Letta. Stanzia 20 milioni e dichiara che i comuni colpiti potranno derogare al Patto di stabilità, ma, attenzione, non in termini generali, ma solo per gli interventi legati alla catastrofe. Non solo, parla di Comuni e non di Regione.
Allora, mettiamo un po’ le cose in chiaro. La Sardegna è stata danneggiata pesantemente nel suo patrimonio infrastrutturale: strade, acquedotti, sistema fognario, scuole, case. Lo Stato deve, secondo la Corte dei Conti, 1,3 miliardi alla Sardegna. Cioè lo Stato italiano è responsabile di un megafurto sulle tasse pagate dai sardi, che ammonta a 1300 milioni di euro. Lo Stato italiano, unico caso in Italia, ha fatto pagare la strada statale Sassari-Olbia alla Regione Sardegna, cioè ha rubato alla Sardegna altri 800 milioni di euro. Questo Stato briccone e ladro impone alla sardegna di spendere solo 2,4 miliardi oltre la Sanità, cioè nulla. E dunque, questo Stato briccone e ladro, adesso, dinanzi alla catastrofe, pensa di cavarsela derogando il Patto di Stabilità per i soli interventi di ripristino ambientale? Ma stiamo scherzando?
E veniamo alla Regione.
Questo è l’avviso meteo emesso dalla Direzione Generale della regione Sardegna il 17 u.s.
Vi si legge: “Si porta a conoscenza che il Dipartimento di Protezione Civile in data odierna, con AVVISO di CRITICITA’ n.13072 PROT. DPC/RIA/66669 del 17.11.2013, comunica che: dalla mattinata di domani, lunedì 18.11.2013 , e per le successive 24 – 30 ore si prevede il livello di ELEVATA CRITICITA’ PER RISCHIO IDROGEOLOGICO LOCALIZZATO sulle seguenti zone di allerta: CAMPIDANO – FLUMENDOSA FLUMINEDDU – MONTEVECCHIO PISCHILAPPIU – GALLURA – TIRSO – IGLESIENTE. Si prevedono precipitazioni diffuse anche a carattere di rovescio o temporale. I fenomeni potranno dar luogo a rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica e forti raffiche di vento. Previsti venti di burrasca sud-orientali, con raffiche di burrasca forte”.
Un sindaco che riceve questo avviso è forse portato a immaginare che sta arrivando l’inferno o che sta arrivando un brutto temporale? Ma la Regione si protegge e nelle avvertenze scrive: “Ai Sindaci dei Comuni interessati si raccomanda di attivare le procedure e le misure di competenza finalizzate alla tutela della incolumità pubblica anche comunicando alla popolazione a rischio le predefinite misure di autoprotezione da mettere in atto. Si raccomanda inoltre di attivare le ulteriori procedure previste nei piani Comunali di protezione Civile”.
A New York, quando c’è un rischio vero, tutti gli apparati dello Stato entrano in gioco, non si dice certamente al sindaco: “Arrangiati”.
L’idea di giocare a scaricare sui sindaci è vergognosa, soprattutto dopo aver privato e svuotato le finanze locali di ogni barlume di autonomia, dopo aver tagliato i tarsferimenti statali e regionali.
No, presidente Letta, lo Stato non c’è e non da oggi e la Regione ha imparato dallo Stato.
E’ razzismo.
Puro e malcelato razzismo quello manifestato da Stella, Rizzo, Gabrielli, Giannelli e tanti altri italiani in queste ore.
Non mancano gli esempi di chi ritiene – come sempre fanno gli italiani con i sardi – di essere più virtuosi.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2013/11/21/Alluvione-Sardegna-Genova-esempio-la-sicurezza_9660115.html
Non dimentichiamo mai che gli italiani fanno i gradassi in Sardegna ma chinano il capo in Europa.
Italiani ipocriti: ci rubate i soldi e ci restituite poche briciole…
Nutro una recondita speranza: che finalmente gli italiani ci lascino in pace, la piantino di interessarsi ai sardi come ci si interessa alle specie in via d’estinzione e che finalmente noi si possa intraprendere un cammino di maturità nazionale come si conviene al nostro popolo, ovvero costituendo uno Stato. Sardo.
No, la scusa del linguaggio troppo burocratico dell’allarme lanciato dalla Protezione Civile, scusate tanto, non regge. Così come non è corretto dire che la Protezione Civile non ha indicato misure e rimedi preventivi incisivi. La Sardegna, regione in cui il dissesto idrogeologico è una realtà non trascurabile e ampiamente studiata, non ha ad oggi un centro funzionale regionale di Protezione Civile e così ogni ordine deve fare una lunga strada, partendo dal centro operativo di Roma per poi transitare dalla Regione e dalla Provincie, per arrivare a chi è la vera autorità di Protezione Civile sul territorio: i sindaci. Sono loro a dover tradurre l’allarme ai cittadini e decidere le misure da adottare. Quando leggo che il sindaco di Telti ha commentato “Sa quante volte quest’anno abbiamo avuto l’avviso di criticità ? Almeno 20. In passato abbiamo evacuato le case, e poi nemmeno è piovuto ! Anche oggi, legga qua l’sms…per un’allerta di 36 ore: per ora sono cadute quattro gocce d’acqua !” veramente mi cascano le braccia (per non dire altro). Mi cascano veramente le braccia, per non dire altro, quando leggo che il sindaco di Olbia, una città che ha subito uno sviluppo urbanistico a dir poco tumultuoso e che manca – nonostante sia descritto come di urgente necessità – di uno studio idrogeologico, definisce le opere per la massa in sicurezza del territorio troppo costose in relazione all’imprevedibilità degli eventi. Mi cascano veramente le braccia, per non dire altro, quando sento il sindaco di Telti dire che non ha dato l’ordine di chiudere una strada già franata 12 anni fa, costruita su un terrapieno e mai collaudata, perché non è sua competenza trattandosi di una strada provinciale….
Lo stato avrà sicuramente le sue colpe, ma siamo onesti. Il 22 marzo di quest’anno, in occasione della giornata mondiale dell’acqua, il portale della Regione Sardegna parlava di bacini d’acqua mai così pieni e di conseguenza dello scongiurato rischio di siccità. Capisco che possa sembrare strano, ma questa improvvisa e celebrata ricchezza doveva suonar come un campanello di allarme:la Sardegna infatti è una delle regioni italiane dove la prevenzione del rischio idrogeologico è in estremo e colposo ritardo (tanto che l’argomento non era neanche nell’agenda regionale !). Eppure le risorse non mancano. Come ha sottolineato Gian Valerio Sanna, per gli interventi di prevenzione ci sono ancora, a residuo, 100 milioni dello Stato non spesi e la Sardegna non ha ancora raggiunto l’obiettivo di impegnare almeno il 51% dei fondi europei destinati a finanziare direttamente le regioni. Per capire la situazione sarda basti pensare che i consorzi di bonifica, che dovrebbero occuparsi della manutenzione dei canali, bevono 30 milioni di euro con i soli contratti a tempo determinato e sono tutti commissariati ! Eppure il livello delle conoscenze sul rischio idrogeologico dell’isola è alto: basti leggere le varie sentenze dei tribunali ogni volta che viene sollevato un contenzioso sui divieti di costruzione. Conoscenza che probabilmente non interessa la Giunta regionale che prevede, con il piano paesaggistico, di chiudere di fatto con 15 milioni (15 !) di metri cubi di cemento il flusso delle acque interne verso il mare. Un piano che apre la strada a nuove lottizzazioni e corre in direzione opposta alle politiche di tutela. Il piano della Giunta regionale è in linea con lo slogan di Cappellacci La Sardegna dei sardi libera di decidere sulla propria terra e sul paesaggio”, slogan che può essere tradotto in ‘liberi tutti’. Se il Ppr del 2006 interpretava il paesaggio in modo progredito come bene pubblico non negoziabile, il nuovo sposa infatti quella politica di rapina del territorio che tanto piace a parte dei politici e degli amministratoti sardi (ricordo brevemente che fu la corrente cementizia del Pd a favorire la fine della virtuosa – sul tema almeno – giunta di Renato Soru !). Il nuovo piano paesaggistico consente ai comuni di realizzare quelle lottizzazioni da tanti richieste, spesso bloccate da oltre 10 anni, e addirittura di ampliarle, anche in aree costiere, del 15 %: di fatto si accoglie ogni richiesta di trasformazione del territorio ! La Sardegna rischia, conq uesto piano, di diventare un gigantesco bilocale vista mare. Tutto questo con la vergognosa scusa che l’edilizia fa crescere il prodotto interno lordo e che quindi può rappresentare il motore per uscire dalla crisi: idea peraltro sbagliata (in Spagna hanno addirittura deciso di demolire l’invenduto in mano alle banche che ha messo in difficoltà quel paese !).
Io ho una speranza: che, una volta asciugati il fango e le lacrime, i sardi (e non solo…) mandino finalmente a quel paese tutti quegli abusivi e tutti gli speculatori che guardano il territorio con occhi da predatore e che urlino a gran voce alla politica, di qualunque colore, la salvaguardia dell’eccezionale patrimonio paesaggistico che è oggi l’unica vera ricchezza rimasta.
Gli avvisi meteo, opportunamente riportati, sono intrisi di formule di stile, in tutta evidenza volte, preventivamente, a preservare e a sgravare da responsabilità i loro autori. Indubbiamente non descrivono un livello di allarme e di allerta adeguato rispetto a quanto in realtà è accaduto. Tantomeno sembrano indicare misure e rimedi preventivi incisivi. In tv o nei giornali non ho letto e sentito appelli o comunicati incalzanti, indirizzati ai singoli cittadini, non ho sentito di scuole chiuse, come indubbiamente l’accaduto avrebbe richiesto. Come mai la Regione Sardegna non ha istituito i centri di controllo ? La nostra è una delle poche Regioni a non averlo fatto. Eppure sappiamo di essere potenzialmente esposti a tali rischi, in coincidenza con le prime piogge, al termine del periodo estivo. I morti e il disastro di Capoterra non hanno evidentemente insegnato niente. Ma quale autonomia o indipendenza vogliamo, se non siamo neanche in grado di custodire la nostra terra con gli strumenti già a nostra disposizione ? Tutti dobbiamo comunque farci un bell’esame di coscienza, ad ogni livello: cittadini, in primo luogo, artefici scriteriati di abusi edilizi, amministratori preposti alla pianificazione e alla cura del territorio, asfalto e cemento selvaggio, nonchè istituzioni investite dell’attività di prevenzione e di controllo. Per ora è necessario pensare a chi, senza colpe e senza responsabilità, ha perso la vita e a chi ha visto andare in fumo tutta una vita di lavoro e di sacrifici. Sono sempre i soliti a pagare. Piuttosto altro capitolo, vediamo come verranno gestiti i fondi stanziati per questa emergenza, pari ad un quarto rispetto agli 80 mila euro stanziati per la realizzazione del G8 a La Maddalena.
Gli avvisi meteo, opportunamente riportati, sono intrisi di formule di stile, in tutta evidenza volte, preventivamente, a preservare e a sgravare da responsabilità i loro autori. Indubbiamente non descrivono un livello di allarme e di allerta adeguati rispetto a quanto in realtà è accaduto. Tantomeno sembrano indicare misure e rimedi preventivi incisivi. In tv o nei giornali non ho letto e sentito appelli o comunicati incalzanti, indirizzati ai singoli cittadini, non ho sentito di scuole chiuse, come indubbiamente l’accaduto avrebbe richiesto. Come mai la Regione Sardegna non ha istituito i centri di controllo ? La nostra è una delle poche Regioni a non averlo fatto. Eppure sappiamo di essere potenzialmente esposti a tali rischi, in coincidenza con le prime piogge, al termine del periodo estivo. I morti e il disastro di Capoterra non hanno evidentemente insegnato niente. Ma quale autonomia o indipendenza vogliamo, se non siamo neanche in grado di custodire la nostra terra con gli strumenti già a nostra disposizione ? Tutti dobbiamo comunque farci un bell’esame di coscienza, ad ogni livello: cittadini, in primo luogo, artefici scriteriati di abusi edilizi, amministratori preposti alla pianificazione e alla cura del territorio, asfalto e cemento selvaggio, nonchè istituzioni investite dell’attività di prevenzione e di controllo. Per ora è necessario pensare a chi, senza colpe e senza responsabilità, ha perso la vita e a chi ha visto andare in fumo tutta una vita di lavoro e di sacrifici. Sono sempre i soliti a pagare.
Condivido quanto scritto da Paolo Maninchedda.
Quei poveri bambini e gli anziani sono le vittime che mi addolorano maggiormente.
Molta gente sarda, ascoltando la radio e i telegiornali, si è meravigliata e inorgoglita perchè si parlava tanto della Sardegna: una sorta di vetrina e ribalta internazionale.
In pratica sentivo le persone dire: caspita quanto parlano di noi in Italia, siamo importanti! Ieri sera in auto stavo ascoltando verso le 18.20 il programma radiofonico (RAI2) Caterpillar; il conduttore, ad una delle tante persone disperate e affrante che chiamavano dalla Sardegna, ha chiesto come stava il Poetto (!), in quanto la cosa lo preoccupava particolarmente: la persona stizzita fortunatamente gli ha risposto che il Poetto è una spiaggia e nulla vale in confronto a quanto accaduto con tutti queli morti.
Gli italiani hanno puerilmente bisogno di notizie sul loro amato paradiso, la misteriosa colonia Sardegna e abbiamo notato tutti quanto sia stato assordante il tam tam mediatico messo in atto alla ricerca di sensazionalismi.
Alla fine 20 Mln di Euro contro migliaia di milioni negati per migliorare infrastrutture e dissesti.
Vergogna all’Italia che prima ci riduce alla fame e poi ci da il contentino di pane e acqua come fossimo dei pezzenti.
In termini tecnici i comunicati di cui sopra si chiamano “rumore”. Ovvero rumore che ha coperto la notizia, i dato fondamentale: preparatevi perché sta per succedere qualcosa di grave e dannoso. Costa molto modificare il lessico burocratese in comunicati che comunichino? A latere aggiungo un’altra considerazione.Il comune di olbia negli ultimi anni ha approvato venti (dicesi 20) piani di risanamento urbanistico. Si è costruito interi quartieri abusivamente e quindi si è sanato, costruito e sanato. Ci si può sentire innocenti e accusare gli altri?
Grazie per questo articolo, perché prima di odiare mi interessa capire e questo spazio mi da sempre la possibilità di farlo.
È possibile conoscere modalità attraverso le quali cercare di dare un seppur minimo aiuto concreto?