Ho letto con interesse l’intervista al ministro delle infrastrutture Toninelli. Interessante e, per certi versi, molto in continuità con la gestione di Graziano Delrio.
Suggerisco al Ministro alcune correzioni di rotta.
Primo: non deve fidarsi dell’Anas. Da ciò che dice si evince che ha ricevuto la solita rassicurante nota informativa dell’aziendona di Stato e, d’altra parte, come potrebbe essere stato diversamente?
Ecco, il problema è invece proprio fare in modo che sia diversamente.
Per la Sardegna c’è un punto chiaro: la gestione Armani (che ci auguriamo vivamente possa dedicarsi ad altro nel più breve tempo possibile) è stata devastante: ha smontato e rallentato processi ben avviati, ha lavorato di propaganda piuttosto che di cose, ha trasferito persone molto capaci e ne ha fatto arrivare di meno efficienti, ha messo in campo appalti quadro discutibili e discussi rispetto alla natura delle opere, non ha saputo rispettare i cronoprogrammi delle progettazioni, ha gestito pessimamente i rapporti con imprese inconcludenti, ha centralizzato tutto a Roma, non ha aggiornato progettazioni per le quali ha in pancia centinaia di milioni (per esempio, la Olbia-San Giovanni), ha gestito le vergognose crisi Oberosler e GLF in modo subordinato alla forza delle imprese e dei tribunali.
Guai a dare nuove funzioni all’Anas.
I sardi devono cacciare l’Anas dall’isola, questo è un vero orizzonte strategico.
I sardi hanno bisogno di essere rappresentati in modo competitivo. Non si deve accettare di raccontare di nuovo la storia a ogni nuovo interlocutore e per di più di raccontarla a pezzi, oggi per le compagnie aeree, domani per i porti e gli aeroporti, dopodomani per l’idrogeologico e le ciclabili (grandi pianificazioni che dovevano tradursi in diffusi bandi di progettazione per i sardi…), e dopodomani ancora per le strade e le ferrovie e magari seguendo pedissequamente alcune impostazioni italiane e smontando l’Arst che invece deve rimanere un’azienda di stato sarda.