di Paolo Maninchedda
Una premessa: Graziano Delrio è uno dei pochi ministri italiani (se non l’unico) che stimo molto perché è un uomo profondo e non dice balle.
Leggo oggi sul giornale (e dunque ho anche qualche dubbio che le cose siano andate esattamente come dicono gli organi di informazione) che avrebbe detto di aver lavorato con Anas per “risolvere le criticità e stabilire le priorità sulle strade dell’Isola. Sulla Sassari-Olbia e sulla SS 131 abbiamo risolto tutti i problemi, restano quelli sulla SS 195 e sulla SS 554 ma ci stiamo lavorando assieme alla Regione”.
Prima di tutto confermo una cosa: è vero che Delrio è un ministro che lavora con noi. Non ha mai mancato un impegno.
In secondo luogo, dissento profondamente dall’affermazione, se è stata fatta in questi termini, che sulla SS 131 e sulla Sassari-Olbia siano stati risolti tutti i problemi.
In primo luogo segnalo che il manto stradale della SS 131 nord è in larghi tratti inesistente e che, invece, l’Anas rifà gli asfalti dappertutto fuorché lì. L’appalto è già aggiudicato da mesi; da mesi si diceva che le temperature dovevano salire ma, a meno che non si voglia attendere i 40 gradi di luglio, non si vede un metro di nuovi asfalti da Campeda a Muros. Da notare: anche il contratto di manutenzione sulla SS 131 Nord è assegnato con l’accordo quadro.
Veniamo adesso alla genialissima soluzione messa in campo per bandire le gare sui nodi critici, cioè sugli svincoli, della SS 131 nord (e cioè: Paulialtino, Mulargia, Bonorva, Cossoine).
È stato bandito un accordo quadro con alla base una progettazione definitiva sconosciuta alla Regione e fortemente sospettata di essere quella vecchia, approvata dal Cipe con prescrizioni, ma non validata dalle amminsitrazioni comunali né dalla Regione.
Ciò che forse non è del tutto chiaro è che i Sardi, che mi onoro di rappresentare in queste vicende, non accettano procedure autoritarie che li riguardino. L’Anas può decidere su tutto e su tutti con i suoi soliti metodi centralistici, verticistici, affetti da megalismo endemico, ma in Sardegna, almeno per il poco tempo durante il quale sarò io assessore, no. Qui no; e più continua a usare metodi, modi, parole e furbizie degne del suo anno di nascita, il 1928, più sarà considerata un corpo estraneo e ostile all’interesse nazionale dei sardi, più sarà tenuta lontano dai miei uffici. Ovviamente ci aspettiamo che tutti gli apparati repressivi dello Stato italiano si mettano in moto per colpirci, ma finché sarò io assessore sarà così: l’Anas è un avversario e come tale sarà trattato. Quando potrò felicemente abbandonare questo ruolo, l’Anas forse troverà persone più duttili, ma comunque troverà anche i Sardi più competenti e più capaci di prima, più pronti a farsi una loro società delle infrastrutture che non dipenda da autoritari grand commis della peggiore repubblica d’Europa.
Non so dunque che cosa abbia portato il ministro a dire che sulla SS 131 è tutto a posto, ma smentisco ufficialmente che lo sia.
Sulla Sassari-Olbia, poi, è vero che alcuni aspetti formali sono stati risolti, ma guai ad abbassare la guardia: per esempio, uno dei lotti è affidato alla stessa Grandi Lavori Fincosit che da anni è accampata lungo la SS 195, la stessa strada ieri percorsa quasi sul carro di sant’Efisio dalle autorità invitate al convegno Nielsen. Non c’è da sperare che con i metodi Anas i comportamenti della soceità saranno diversi al Nord rispetto a quel che sono stati al Sud. Poi abbiamo la celebre società Technis, in amministrazione giudiziaria da tempo, che pare abbia venduto gli appalti Anas a più soggetti, al momento sconosciuti ma sicuramente apaprtenenti alla fauna soceitria che si sviluppa nei brodi di coltura Ans. Ecco, questo è solo un pezzo delal palude che sta intorno alla Sassari-Olbia e che i tecnici della Regione Sardegna combattono tutti i giorni armati solo di zanzariere. Unici dati positivi sono: il lotto 9, alle porte di Olbia, finalmente uscito dall’abbandono, forse in virtù dei tanto esecrati esposti fatti a tutte le autorità (mi manca solo l’Onu); il lotto 3 che, aldilà dei 3 cm di strada pomposamente inaugurati a Sassari un mese fa, sta procedendo e forse a fine anno sarà concluso; il otto 2 che finalmente è accantierato. Sugli altri, c’è da lavorare e non poco.
Chiariti i fatti che suggeriscono prudenza e vigilanza sui cantieri e guardinga competizione con i diverticoli burocratici e autoritari dell’Anas, torniamo alla panacea di tutti i mali che l’Anas ha messo in campo sulla SS 131: il taumaturgico accordo quadro.
Questa storia dell’Accordo Quadro registra un boom prima nel 2015, d’estate, e poi nel 2016, sempre d’estate. Se ne accorse Il Sole 24 ore del 17 agosto di quell’anno. Se ne accorgono anche altri organi di informazione e si comincia a comprendere che questo istituto, ordinariamente utilizzato solo per le manutenzioni ordinarie, era stato sdoganato anche per grandi opere di cui non si riusciva a far maturare la progettazione esecutiva per incapacità organizzativa delle stazioni appaltanti. Ovviamente, questo uso forzato dell’Accordo Quadro ha qualche controindicazione. In primo luogo la trasparenza del bando: non è facilissimo per un’impresa formulare correttamente l’offerta, perché in qualche modo la mancata maturazione progettuale dell’opera rende la misurazione dei costi esposta a margini di errore non banali. In secondo luogo porta grandi opere e grandi progetti ad essere affidabili solo a grandi imprese e dunque viola l’art.51 del Nuovo codice degli appalti che, recependo una direttiva europea, favorisce la partecipazione delle piccole imprese alle gare.
Il tar di Milano con la sentenza n.2057 dello scorso 07 novembre 2016, ha dichiarato la illegittimità di una gara perché, dopo aver ricordato che l’art. 54 del D.Lgs. 50/2016 prevede, sì, che le stazioni appaltanti possano concludere accordi quadro (la cui definizione si rinviene nell’art.3, lettera “iii”, del medesimo decreto legislativo), ha anche rimarcato che questi ultimi “non devono essere utilizzati in modo improprio o distorsivo della concorrenza (considerando n. 61 della direttiva 2014/24/UE)”. Qui trovate un approfondimento.
Infine una domanda: ma dove sono finiti i sindacati e la confindustria sardi?
Dove sono le organizzazioni pronte periodicamente a snocciolare statistiche sugli appalti elaborate dai dati Istat già noti ma evidentemente considerati più saporiti se ricicciati da qualche consulente capitolino?
Dov’è l’esercito dei lamentanti che si lamentano più forte con la Regione di quanto non facciano con i carnefici di Stato del mercato isolano?
O si pensa che tutto debba fare il solito disperato che si mette da solo di fronte a un carro armato?
Si ha una vaga idea di quanto le cellule di un uomo si possano consumare se esposte troppo a lungo a insostenibili tensioni?
Comments on “No Graziano, su Anas non ci siamo. La sentenza del Tar di Milano sugli accordi quadro”
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Ottimo “l’approfondimento” ho sempre dato la stessa interpretazione. L’A.Q. è uno strumento che può causare una inutile emorragia di soldi pubblici a fronte di scarsissimi benefici.
Paolo aggiungi all’elenco incompiute la SS n. 672 “Sassari-Tempio”, costata parecchi milioni al contribuente ma oggi ancora stranamente “dimenticata” da ANAS….. bloccata a pochissimi km da Tempio Pausania, costringe tutti a percorrere le curve del vecchio e pericoloso tracciato “Fumosa”…e questa situazione dura da circa venti anni!!!