Il 31 maggio, a Pula, si è svolta la cerimonia di conclusione del corso dei nuovi agenti forestali. Una sorta di giuramento degli allievi.
La Regione ne ha dato notizia con un comunicato tra il celebrativo e il militaresco-patrioteggiante.
Ma c’è un… ma.
La Giunta che si è più circondata (protetta?), come solo hanno fatto le giunte di Destra nella storia autonomistica, di militari, ex prefetti e magistrati, ha celebrato il giuramento degli allievi del suo piccolo esercito senza una, dico una, presenza dello Stato italiano. Se si trattasse di un gesto politico, sarebbe da intendersi in senso indipendentista.
Eppure ho la sensazione che invece si sia trattato di un gesto politico al contrario: la volontà delle istituzioni dello Stato italiano di stare lontane da accostamenti con le istituzioni sarde.
La ipotesi sono solo due: o non sono state invitate, ma dubito fortemente che ciò possa essere avvenuto; o c’è un conflitto nell’aria che suggerisce cautela.
Proviamo a ragionare dello scenario del secondo caso. Che succederebbe in caso di crisi profonda delle istituzioni regionali?
Rispondo con assoluta certezza: nulla.
Siamo a nove mesi dalle elezioni e l’unica cosa che potrebbe succedere è che il Centrosinistra si sveglierebbe e capirebbe che non c’è più tempo per gli alambicchi. Bisogna fare la coalizione e scegliere un presidente. Il centrodestra sa che trasporti, sanità e questione immorale lo stanno facendo affondare, ma cerca di mascherare l’agonia. Troverà un presidente e cercherà di far fare la campagna elettorale alla Meloni, come Solinas la fece fare a Salvini.
Come scegliere un presidente nell’area progressista?
Rinunciando a imporlo come espressione di una parte. È il modo più semplice: un presidente che tutti possano riconoscere e nessuno possa dire essere suo. Un presidente con una coalizione ma senza partito.
Un presidente che unisca popolo e partiti.
Ieri ho letto sulla Stampa una intervista al presidente dell’anti corruzione Busia… Molto, molto chiaro. Molto, molto europeista. Caro Paolo, come ti ho detto fin dall’inizio dei nostri incontri, la Sardegna ha più bisogno di Europa che di Italia.
Aldo, ringrazio, ma…………
Conservo vivo il ricordo di un dibattito tra candidati presidenti della Regione Sarda. Bene, il più preparato per esercitare quella funzione mi parve allora – e mi pare oggi – proprio Paolo Maninchedda.
Dimostrò qualità dialettiche, valori e competenze di rara sostanza.
Qualità che si dimostrano quotidianamente nella lucida disamina di problematiche che questa pagina di Sardegna e Libertà discute.
Maninchedda è un uomo libero, ad avercene molti anche la Sardegna sarebbe diversa.
Purtroppo saresti attaccato subito in tutti i “modi”…ma la Sardegna avrebbe davvero, finalmente, un Presidente.
Per una corretta informazione, e per non sminuire l’importante lavoro svolto, puntualizziamo, senza polemiche del caso, che, tra gli altri, ha partecipato alla cerimonia di chiusura del I corso Allievi agenti forestali della Sardegna il Rappresentante del Governo , prefetto dr Sebastiano Cento che, ha proceduto anche alla consegna degli attestati ai neo agenti forestali che hanno superato il corso.
Saluti
Un personaggio con quelle tre caratteristiche riassunte al termine dell’articolo (che a me ricordano tanto il dott. Soru nel 2004) io al momento non riesco a distinguerlo. Devo dire che io non sono così dentro né così attento e forse non ho le lenti giuste, ma sforzandomi di dare un volto a quella matrice, io non riesco a materializzarlo. Confesso che fin’ ora ho pensato al maschile. Ma se, invece, mi sposto sul femminile, magari qualcosa d’ interessante viene fuori.
Perché fanno tanta fatica a capire.
Mi dispiace pensarlo ma: siamo davvero disarmati?
Se non puoi essere Tu aspetterò comunque una tua indicazione.
Un popolo non esiste. Esistono forze che si alleeranno per sostenere chi promette di agevolarle. Non possiamo far credere di non sapere. Persino in un condominio le alleanze si formano in base ad interessi convergenti.
Non mi preoccupa chi sarà Presidente, ma quali forze si coalizzereranno e in difesa di quali interessi. Da ciò vedremo che tipo di futuro per noi tutti.
In questi anni io ho visto svendere la Sardegna, che significa un futuro da sfruttati.
Jack, Paulu Maninchedda prima de totu tenet “modestia” ma mescamente e cun dignidade no est catedhina de partidos italianos mancu si in manera fartza o namus solu “bifronte” o “ibrida” si annunghent s’agetivu “sardu” si carchi borta si l’ammentant.
Sa catedhina (e chentza èssere catedhos e ne canes) podiant tènnere fintzas matessi ideales e orizonte de partidos italianos (a parte chi de ideale oe no ndhe tenent manc’unu salvu cussu de VINCERE), ma si in Sardigna aiant dignidade fintzas solu de pessones aiant iscatedhadu e postu in totu un’àtera manera su raportu no solu cun sos italianos e cun s’Itàlia.
Su perìgulu chi timent a dannu issoro (Maninchedda l’at zai proadu), no est mancu su bombardamentu chi s’Istadu italianu (e cumpanzia) faghet a sa Sardigna: timent àteru, che catedhos chentza mere. Ca a èssere chentza meres tocat a crèschere in umanidade.
Ma allora un prossimo candidato di centro sinistra per sopravvivere politicamente e umanamente dovrà essere percepito come non pericoloso dalla classe dirigente sarda. Quindi siamo punto e a capo, senza speranza.
No Alfio, io vengo percepito come un pericolo dalla classe dirigente sarda. Riceverei cinque avvisi di garanzia preventivi sin dal primo giorno di insediamento.
“Rinunciando a imporlo come espressione di una parte. È il modo più semplice: un presidente che tutti possano riconoscere e nessuno possa dire essere suo. Un presidente con una coalizione ma senza partito.”
Un presidente che unisca popolo e partiti.
NE CONOSCO UNO PERFETTAMENTE CORRISPONDENTE ALLA DESCRIZIONE: TU CARO PAOLO
M, si intende, per capirci, quello che intendeva Manzoni, cioè quella parte di società attiva che lavora ad avere coscienza di sé, non certo i festanti sugli spalti del Colosseo.
Popolo? Cosa intende con popolo? È dirimente.