Che fine ha fatto il Galsi, il gasdotto delle meraviglie che avrebbe finalmente dovuto portare il metano in Sardegna? Anni e anni di parole sulla “cara energia” e poi il silenzio generalizzato rotto dalla convinzione del Partito dei Sardi che “se oggi a regolare il mercato elettrico in Sardegna fosse la Repubblica di Sardegna, il costo dell’energia sarebbe sensibilmente inferiore, come pure il costo della benzina”.
Degli altri non ne parla più nessuno? No, ogni tanto qualcuno c’è.
L’ultimo in ordine di tempo non è sardo. E’ il deputato romano Fabio Rampelli dei Fratelli D’Italia che ieri ha stimolato il Governo a sanare l’ingiustizia energetica che ci rende cittadini di serie B con una bolletta per gli usi domestici superiore a quella di qualunque altro italiano.
E ha anche accusato il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato di essere evasivo perché “è fondamentale ripristinare una equità di partenza per consentire alla regione Sardegna di essere competitiva”.
Ma cosa ha detto Zanonato? Che il ritardo nella realizzazione del Galsi è dovuto “alla crisi del mercato energetico che non favorisce nell’immediato le decisioni di investimento da parte della componente azionaria algerina, maggioritaria nella stessa società Galsi”.
Ovvero, in soldoni, l’isola può attaccarsi al tubo che non c’è.
Perché la Sonatrach, la società petrolifera nazionale algerina, azionista di maggioranza del Consorzio, calcolate le riserve di gas naturale, non ha alcun interesse economico ad aumentare i flussi verso l’Europa e quindi, per le logiche di mercato, a contribuire all’abbassamento dei prezzi.
E la soluzione può essere una sola. Di sicuro ce la dobbiamo vedere noi: pagarci con i Fondi dell’Unione Europea il collegamento bidirezionale con la penisola italiana in modo da avere il metano almeno in discesa. Poi se le condizioni dovessero mutare (se vogliamo sperarci) si penserà alla condotta dal Nord Africa. (CG)
Anche io ritengo che la soluzione al problema debba essere affrontata da soli rapportandosi direttamente come “isola del mediterraneo” con la comunità europea per il reperimento di fondi e risorse.
Ma credo anche che non sia più accettabile la differenza in termini di costo della Kcaloria tra il metano e quanto a noi concesso con gasolio e GPL. Il ministro ha evitato la risposta adducendo tra l’altro il non eccessivo costo del GPL in Sardegna rispetto al prezzo del Continente (balla!!! prezzo di Agosto, su Oristano), ma di fatto non rispondendo alla ben precisa domanda rivoltagli da Rampelli del perchè i Sardi, debbano pagare la Kcal resa 2/3 in più del “continentale medio”?
Significa in soldoni che se avessimo tale risorsa, una famiglia che spende in un anno 1.500 euro (gasolio o gas) per riscaldamento e acqua sanitaria ne spenderebbe circa 700. Non sarebbe male visto l’aria che tira.
Un’ultima cosa, ma i vari rappresentanti politici sardi che nell’ultimo 20nnio si sono succeduti e hanno scaldato le poltrone di Regione e Parlamento, cosa hanno fatto su questo problema? Non si sono nemmeno degnati di martellare i cabasisi legislatura dopo legislatura di tutti i parlamentari!
Per provare ad avere una risposta, doveva chiedere RAMPELLI ??? FRATELLI D’ITALIA ???
Meditare su questo no?
Saluti
Non condivido l’analisi nella sua parte finale, la vecchia storia delle scorte “esigue” algerine non convince. La Sonatrach è partecipata dalla Gazprom, dal 2006 ad oggi il colosso russo sta evidentemente creando una sorta di OPEC del gas nei confronti del mercato europeo. Quindi: per quale motivo i giganti del settore, inclusa ENI, dovrebbero farsi concorrenza da soli quando già importano dal settore mediterraneo e dal quadrante est? Per loro meglio lasciare le cose come stanno, la cosa va bene anche ad ENEL….