Caro Professore,
spero non si sia dimenticato di me, il suo affezionato Mimmia ‘e Zappone, sempre più vecchio e sempre più confuso da quanto succede nella nostra isola, soprattutto nel campo agricolo.
Forse ricorderà che le scrissi a proposito delle alzate d’ingegno della Assessora Murgia e della Commissaria di ARGEA Mattioni che, essendo entrambe non proprio ricche di competenza in campo agricolo, si inventavano storie fantastiche (da ridere a “scracagliu”) per giustificare ritardi ed errori.
Bei tempi!
Adesso la Mattioni, poverina, l’hanno rispedita a casa senza neanche un perché o un per come, ma per garantirci comunque il buon umore, il Presidente Solinas ha pensato bene di far intervenire in campo agricolo l’Ing. Antonio Pasquale Belloi attuale Direttore generale della Protezione Civile nonché noto campione di sollevamento pesi.
Lei dirà: e che c’entra l’Ing. Belloi, nel settore agricolo?
Forse, si chiederà, già quelli della Procura di Cagliari avanzano molti dubbi sul fatto che possegga i requisiti minimi per fare il dirigente della Protezione Civile e adesso vuole anche occuparsi di agricoltura?
Ebbene sì, ma lo fa solo perché, sempre Solinas lo ha nominato Coordinatore dell’emergenza incendi del Montiferru e, in questa veste, Belloi si è lanciato a produrre due Ordinanze per ristorare i danni causati alle attività agricole dal quel fuoco distruttore che ha annichilito un territorio.
Legga con attenzione la prima Ordinanza.
Come potrà verificare, si parla di ristorare (con urgenza…) le attività agricole dell’area del Montiferru che hanno subito danni da incendio e ci si spinge sino a individuare con precisione gli interventi che potranno essere indennizzati: acquisto di mangimi per chi è rimasto senza foraggio, ripristino delle recinzioni distrutte dal fuoco, indennizzo degli animali rimasti uccisi dal fuoco, approvvigionamenti idrici necessari a garantire le abbeverate per il bestiame, etc.
Tutto giusto, tutto bene, ma molto, molto parziale.
Infatti, come sanno anche i meno “usciti”, il territorio del Montiferru e il suo paesaggio, sono fortemente caratterizzati dalla presenza della coltivazione dell’olivo.
E gli olivi, come sanno anche i bambini, non hanno le zampe per fuggire davanti al fuoco e perciò, nella stragrande maggioranza, sono stati bruciati senza scampo.
E quindi?
Dato che un oliveto non si ricostituisce con il foraggio o con i mangimi e che i veterinari delle ASL non possono certificarne la morte, agli olivicoltori professionali, per ora, non gli indennizzano una benemerita “cippa di niente”.
Questo nonostante le ripetute passerelle del Presidente, degli Assessori e del DG della Protezione Civile in tutti i Comuni colpiti dalla furia del fuoco, dove hanno promesso di tutto e di più, nel tentativo di far dimenticare la vergogna dell’assenza di qualsiasi coordinamento e della mancanza della catena ordinaria di comando nella lotta agli incendi dell’estate del 2021.
Adesso che si sono accorti dell’errore (evviva! sono passati appena 15 mesi) cercano di porre riparo alla beffa ai danni del territorio cercando di spingere il povero Belloi ad avventurarsi in interpretazioni astruse e vane della propria Ordinanza.
Comunque, dato che la scarsa competenza e la fretta sono pessime consigliere, il Nostro campione, si è avventurato in un’altra temeraria Ordinanza per cercare di tacitare l’onda montante dell’incazzatura della gente del Montiferru.
Ed ecco che compare, per la prima volta nella storia dell’Autonomia, una Ordinanza che eleva la categoria, in verità vasta e composita, degli hobbisti a soggetti percettori di contributi per i danni da incendi.
Hobbisti? E ite chere narrere? Boh!
In realtà la necessità di ristorare i danni subiti dagli oliveti e dalle altre colture arboree presenti nel territorio, anche se non coltivate da imprese agricole costituite secondo legge, è una cosa giusta e necessaria.
Il presidio del territorio attraverso il lavoro seppur non professionale di chi coltiva olivi, viti, ma anche mandorli o pere o mele o melograni o sughere o lecci è una ricchezza che non può andare dispersa.
Sono persone che per amore della loro terra o per diletto dell’anima o anche perché comunque ne ricavano una integrazione al reddito, meritano la massima considerazione da parte delle istituzioni pubbliche.
Quindi il principio è buono e giusto, ma applicarlo in modo non ragionato e senza basi di conoscenza rischia di trasformarlo in una triste burla. Forse pericolosa.
Caro Professore, le faccio grazia della descrizione delle contorsioni burocratiche amministrative per la gestione di questi fondi (le direttive attuative le dà la Protezione Civile, le domande le devono raccogliere i Comuni che devono anche fare l’istruttoria, poi però paga la Protezione Civile e poi però l’Agenzia Laore deve fare i controlli….unu dolore ‘e conca!).
La cosa più interessante si trova negli indirizzi attuativi della seconda ordinanza.
Però legga cosa prevede il punto 4 “Criteri, limiti e massimali”.
Soprassieda all’impulso di impugnare la matita blu per segnare (due volte) il termine “coltivazioni agronomiche” (essendo uomo di campagna, quantunque poco studiato, lo so anch’io che si usano i termini “pratiche agronomiche” e “coltivazioni agrarie”, ma le “coltivazioni agronomiche” proprio no).
Comunque, vediamo il dettaglio dei contributi previsti:
-per il ripristino e l’innesto degli olivi, comprese le cure colturali per un triennio, è riconosciuto un contributo a pianta danneggiata pari a euro 35,00.
Anche se so benissimo che Lei ha superato brillantemente l’esame di Quinta elementare, mi permetta di fare due conti da umile zappaterra: un oliveto, fatto secondo le buone pratiche agronomiche, ha un sesto di 6×6 metri e questo vuol dire che in 1000 mq ci possono stare, al massimo 25 piante. Questo significa che al massimo può ricevere un contributo pari a 25×35,00= 875,00 euro.
Non entro nel merito se il contributo concedibile sia poco o sufficiente, piuttosto mi chiedo cosa si intenda per “ripristino” di una pianta (forse intendevano recupero della ceppaia) ma mi rendo conto che perdiamo solo tempo.
Tenga conto che la maggior parte degli oliveti non professionali, nel Montiferru, ha una superficie media di 2000/2500 mq; quindi si arriva ad un contributo di poco più di 2000,00 euro.
Vediamo adesso la voce successiva, che riguarda i vigneti.
-per il ripristino e l’innesto dei vigneti di superficie non superiore a 1000 mq, comprese le cure colturali per un triennio, è riconosciuto un contributo a metro quadrato danneggiato pari a euro 30,00.
Anche qui, dimentichi i suoi allori delle scuole primarie, e segua i conti dello zappaterra.
Un vigneto, anche alla sarda, ha un sesto medio di 2×1 metro (il vino esce più buono e forte, anche il suo amato Cagnulari), quindi su 1000 mq ci stanno bene 500 ceppi di vite. Questo vuol dire che un mini vigneto così, può ricevere un contributo pari a 1000×30,00= 30000,00 euro
Sì, ha letto bene.
Quindi chi “ripristina” un oliveto di 2500 mq e aspetta almeno 10/15 anni per raccogliere le olive utili per fare un po’ d’olio, può ricevere al massimo poco più di 2000,00 euro.
Invece chi “ripristina” un vigneto di 1000 mq e dopo 4/5 anni raccoglie l’uva per farsi la provvista del vino, può ricevere 30.000,00 euro.
Mi creda, mi è testimone il Buon Dio, che ho sempre preferito bere un buon bicchiere di vino che uno di olio, ma questa è proprio una burla crudele a tutti gli olivicoltori del Montiferru!
Pensi che se un imprenditore agricolo professionale chiedesse il contributo per realizzare un nuovo vigneto riceverebbe, al massimo, 12.500/13.000 euro ad ettaro (un ettaro, per informazione della Protezione Civile, è una superficie 10 volte maggiore dei 1000,00 mq).
Perciò, oltre ad umiliare il lavoro e la tradizione di un intero territorio, con questa ordinanza stanno dicendo al mondo intero che se il fuoco, casualmente, ti bruciasse 1000 mq di vigneto, ti arriverebbero i soldi per farne circa 2 ettari e mezzo. C’è chi pensa che alla protezione civile abbiano superaclolici che sgorgano dai rubinetti al posto dell’acqua.
Auguri.
SE 30 MILA VI SEMBRAN POCHI
Il sig. Mimmia, nel suo intervento abbastanza preciso, ci offre lo spunto per innumerevoli riflessioni.
Personalmente mi permetto di approfondirne due: l’argomento Tempo e l’argomento Risarcimenti o Indennizzi o Ricostruzione.
Ad oggi si conosce lo stato dell’arte? Ovvero a che punto siamo con l’iter? Il tempo è estremamente dilatato.
Pochi tecnici del territorio avrebbero in pochi mesi concluso le stime azienda per azienda. Per la loro conoscenza del territorio in pochi giorni avrebbero stabilito e classificato le tipologie di danno. Ripeto, pochi tecnici ed esclusivamente del territorio. Laore ha sedi in tutta la Sardegna.
Nel periodo successivo, non conosco il numero complessivo di operatori siano essi hobbisti o professionisti, avrebbero stimato i danni con estrema urgenza. E magari non sarebbe stato proprio un bestemmiare il riconoscergli un’indennità ad hoc. Posso prudenzialmente affermare che oggi avrebbero concluso.
Relativamente al ripristino dei luoghi, per la peculiarità del contesto territoriale è sicuramente difficile collocare i risarcimenti nei contesti normativi ordinari.
Per le aziende agricole occorre verificare che il danno superi il 30% della PLV, la produzione lorda vendibile.
Per gli hobbisti non saprei dire a quali risorse la politica possa fare riferimento.
Senza approfondimenti ulteriori, non basterebbe un trattato, ritengo che sarebbe stato possibile studiare un intervento mirato a quel territorio, riflettendo sull’impatto paesaggistico del danno.
E quindi perché no, ipotizzare un ampio ripristino ambientale slegato da logiche normative sicuramente valide ma per contesti rurali magari intensivi.
Questi cosiddetti hobbisti costituivano sicuramente una realtà significativa per il contesto, una ricchezza. E probabilmente costituivano un incremento, un sostegno al reddito delle loro famiglie.
Qualcuno ci salvi da questi governanti.
Mi lascia perplesso che un direttore generale non abbia uno staff all’altezza di segnalare queste incongruenze ed evitare, perlomeno, brutte figure.
Unu tempus sos compitos bi los fachiant in aterue, como imbetzes lu fachet pro hobby ma s’estino no est pro totus.
Che uno è un hobbista chi lo certifica? Se avessi 2000 mq e impiantassi il vigneto ex novo e mettessi le 25 piante di olivo lungo il confine, varrebbe lo stesso?
E beh? Si s’iscopu est de imbriagare sa zente za andhat bene!!!
S’ozu ca unghet, invetze, est un’àtera cosa, mescamente pro únghere sos ‘politici’ (chentza mai fàghere “di ogni erba un fascio’, e però, candho sa cosa est a bocidura, o a ammachiadura, e a tempos seculares che colant malos e bonos…)