Nel giorno dell’annuncio da parte della Sovrintendenza della ripresa degli scavi a Mont’e Prama (con la curiosa precisazione della direzione degli scavi verso i luoghi degli ultimi ritrovamenti), bisogna dire chiaramente che su questo tema siamo stati tutti distratti dagli affidamenti finanziari per manifestazioni paraturistiche generosamente concesse dall’Assessorato del Turismo alla neonata Fondazione.
La miseria di quei conti ci ha distratto dalla questione principale: il patrimonio archeologico visibile e sommerso di Mont’e Prama.
È una questione tristissima e umiliante per la Sardegna; è la storia di una sperequazione rispetto a ciò che, più o meno negli stessi anni, il Governo italiano fece per rilanciare Pompei.
È una storia nutrita dall’incomprensibile rivalità della Sovrintendenza (cioè dello Stato) con l’Università (cioè con la Scienza e con l’istituzione che ha rivalutato il sito, fatto le indagini col georadar e trovato le risorse per riprendere gli studi) che si può raccontare senza timore di smentita attraverso le carte.
Il rischio, però, della ricostruzione storica documentata della vicenda (che è facile, perché ci sono documenti protocollati e articoli scientifici pubblicati) è che si perda di vista una questione preliminare, la quale può essere chiarita solo se i consiglieri regionali della Sardegna e i parlamentari della Sardegna saranno in grado di promuovere una commissione d’inchiesta su Mont’e Prama, meglio se parlamentare, perché dotata di poteri che le commissioni del Consiglio regionale della Sardegna non hanno.
La prima questione è questa: da quale data la Sovrintendenza è a conoscenza delle carte prodotte dal georadar sull’intero compendio di Mont’e Prama ? È una domanda che riguarda il “quando” e il “cosa”, cioè il momento della conoscenza dell’esatto perimetro interessato dalle rilevazioni e cristallizzato nelle cartine elaborate. È come chiedersi: da quale momento la Sovrintendenza è a conoscenza dell’estensione e della portata delle strutture che stanno nel sottosuolo di Mont’e Prama?
È una domanda che non ha solo valore storico ma, come si vedrà, anche, a mio personalissimo avviso, giudiziario.
Conosco la risposta e la posso anche illustrare e corroborare con carte autentiche, ma ciò che serve è un pronunciamento ufficiale della Sovrintendenza che ovviamente è libera di non rispondermi, giudicando un comune cittadino meno di niente; ma a un parlamentare non può non rispondere, a una Commissione parlamentare ancora di più e siccome le carte per rispondere non sono solo nella disponibilità della Sovrintendenza, una menzogna, anche velata, sarebbe rischiosissima. Chiedo davvero ai parlamentari sardi, che si sono uniti su una panzana inconcludente come l’insularità, di fare fronte comune per conoscere la verità sul più importante ritrovamento archeologico degli ultimi anni. Si uniscano e ottengano la commissione parlamentare d’inchiesta. Si informino: le motivazioni non mancano, anzi, abbondano.
È abbastanza inutile che il ministro Sangiuliano mandi un’ispezione alla Fondazione Mont’e Prama dopo aver letto due titoli di giornale sui soldi della manifestazione Arkeologica.
La questione è ben più grave ed è interna, tutta interna al Ministero.
Se l’ispezione è in itinere e vuole essere seria e autentica, deve indagare su almeno dieci anni di comportamenti del Ministero e della Sovrintendenza sarda rispetto al sito, e occuparsi molto marginalmente della munificenza cartonata (in palas antzenas) dell’assessore Chessa.
Solo così potrà essere un’ispezione profonda e veritiera.
Si deve partire da qui: che cosa conosceva la Sovrintendenza? Da quando lo conosceva?
Il problema non è solo la risposta in sé, che tutti conosciamo, è renderla obbligatoria, ufficiale e documentata.
Dopo la verità emergerà.
Non siamo ancora in grado di gestire il nostro patrimoni archeologico è non solo… Abbiamo inestimabili risorse nella nostra isola, ma non abbiamo uno spirito imprenditoriale. Siamo un popolo veramente disunito, la maggior parte del nostro popolo non conosce le verità occultate dalle nostre Istituzioni, che non fanno altro che tenerci allo scuro della nostra vera storia! Riprendiamo in mano le redini è galoppiamo tutti nella stessa direzione, prima che accada il peggio inaspettato!
Signor Camilli,
la invito a stare al punto: da quando e come la Sovrintendenza conosce o sospetta o ha dati su ciò che sta sotto Mont’e Prama? Dopo, e solo dopo, parleremo del resto.
Ad ogni buon conto, le indagini col georadar sono citate come preliminari ad altre indagini negli atti della Sovrintendenza. Sono state dunque legittimate non da terrapiattisti, ma dal Ministero.
Ci sono pubblicazioni scientifiche mai contestate, nelle quali si trovano le carte ottenute col georadar e che certificano come, esattamente dove il macchinario aveva rilevato delle anomalie, siano stati rinvenuti significativi beni archeologici (tra cui alcuni dei giganti. Esiste, ed è stata pubblicata in una collana di assoluto rango scientifico, la documentazione fotografica della sequenza: rilevamento col georadar, perimetrazione in superficie dell’area interessata dall’anomalia, scavo e rinvenimento di uno dei giganti). Sono d’accordo sui ciarlatani e sulle politiche senza scrupoli, ma non sul loro indirizzo, che può rinvenire agevolmente non in Sardegna, ma nello stradario di Roma.
De minimis non curat praetor
Forse è grazie a questo che la stessa Soprintendenza impone da anni la vergogna del Bastione di Santa Caterina e blocca cantieri qua e là senza valorizzare e fare ricerca, solo per affermare un ruolo
lo dico da archheologo professionista: i tre quarti delle affermazioni pseudoscientifiche fatte su mont’e prama sono assolutamente prive di fondamento. Meno che mai le sedicenti indagini con il georadar, che ammesso che esistano dovrebbero essere interpretate da un esperto in remote sensing qualificato e confermate da saggi di scavo, mentre illustri e stimati archeologi che hanno lavorato sul posto asseriscono che sono affermazionibprive di fondamento. Questacstoria è stata montata da un gruppuscolo di ciarlatani ed ingigantita e cavalcata da una politica priva di scrupoli.
Formare subito figure competenti tra i giovani disoccupati e procedere IMMEDIATAMENTE agli scavi dell’inestimabile tesoro di Mont’e Prama
La Sardegna,dove c’è una concentrazione di siti archeologici che non ha eguali, è abbandonata!!!!La Sovrintendenza non sembra essere all’altezza di gestire questo immenso patrimonio, se ne prenda atto. Un turismo culturale invernale porterebbe benessere; intervengano la Regione, i Comuni, i quali non sono ancora riusciti a censire tale patrimonio; sveglia Sardegna.
Dovrebbe esser tutto di competenza primaria della Sardegna. Ma mi vengono i brividi all’idea. Come ci hanno ridotti…
Mi sono trasferita in Sardegna da 20 mesi
Ho cominciato a girare i vari siti archeologici
Sono costernata !!!
Siti importantissimi senza un minimo di cartello o descrizione
Siti ancora mezzo nascosti sotto terra
Addirittura monte d’accodi nascosto ai turisti, ho faticato tanto ad individuare l’ingresso
Il problema sarebbe superato se la Regione si fosse dotata di un nuovo e più aggiornato Statuto autonomistico. Le proposte c’erano e, forse sono ancora nei cassetti nascosti.
Pensiamo alla Sardegna
Bisogna mettere fine a questa rivalità fra sovraintendenza \universita\regione e comuni occorre mettere in primo piano gli interessi della Sardegna e la tutela del patrimonio archeologico,patrimonio fra i più importanti al mondo, patrimonio che può portare ricchezza alla Sardegna
Salve! Va bene pubblicizzare al mondo intero il ritrovamento delle statue di Mont’è prama! Ma secondo me nello stesso momento si sarebbe dovuto provvedere a scavare ancora il sito con urgenza!!! Per non rischiare la perdita di reperti preziosi nel sito ; Per non essere impreparati nel caso arrivassero dei turisti davanti a un sito che si trova ancora sotto terra!!! E per rispetto nei confronti di chi ha creato un patrimonio unico in Sardegna ma trascurato e ridicolizzato cosi che a mio parere non si merita!!!