Ieri le lacrime di coccodrillo dei partiti italiani si sono sprecate sui naufragi al largo della Libia.
I naufragi sono una cosa diversa dai problemi di ordine pubblico e di legalità patiti nelle città e nei paesi dell’Italia.
I naufragi sono stragi.
Vedere il Pd attaccare il governo e diventare immemore sulla linea Minniti che allontanò scientificamente le Ong dalla linea dei naufragi, dicendo che ormai le Ong erano colluse con i trafficanti di uomini perché aspettavano i gommoni e i barconi al largo delle acque territoriali libiche, è avvilente.
Vedere il Centrodestra dire che in Italia i cuori sono aperti ma i porti sono chiusi è guardare un’esperienza di cinismo retorico. I porti possono anche rimanere chiusi, ma i naufragi devono essere salvati, non abbandonati.
L’unica realtà che con sempre maggiore coinvolgimento sta intervenendo in questa tragedia immane è la Chiesa e si capisce che lo fa per il suo fondamento, perché nella sua radice più profonda viene da una croce sconfitta e si riscopre e si rigenera schierandosi con chi sta in croce.
Noi stiamo con chi sta in croce.