Uno Ieri mi ha chiamato mia figlia, l’emigrante:
“Pà, siete già andati a votare?”.
“No, andiamo domani. Perché?”.
“Perché io sarei andata subito a votare”.
“E cosa avresti votato?”.
“Non lo so, ma so chi non avrei votato”.
Mia figlia studia all’estero in università pubbliche, perché, ormai, se dopo gli studi vuoi lavorare, devi fare un percorso di guerra da Navy Seal. Non è mai stata una militante politica, ma è molto impegnata nei diritti civili. Non la avevo mai sentita con questa voce seria, profonda, lucida. Chi fatica, prima o poi scopre l’importanza della democrazia e la difende.
Due Ieri, su Tik Tok un video della presidente Alessandra Todde celebrava la vittoria “contro gli speculatori dell’eolico”. Darei alla presidente un suggerimento: meno Tik Tok più pensiero, meno convegnistica e più studio dei problemi (avrei da suggerirle qualcosa sui pozzi in Baronia, una solennissima fesseria). Oggi la schizofrenica Unione Sarda, che un giorno grida alla vittoria e il successivo al disastro, scopre che la porta alla speculazione è ancora apertissima, che la celebre ‘moratoria’ varata dalla Giunta è acqua freschissima e che il Consiglio regionale deve elaborare una legge di grande complessità normativa. Quando torneremo normali? Quando e dove sarà possibile confrontarsi senza questa ossessione populista del comunicato stampa propria dell’ansia manipolatrice dei Cinquestelle. Dedico alla presidente questa quartina di Trilussa:
La lumachella de la Vanagloria
ch’era strisciata sopra un obelisco,
guardò la bava e disse: Già capisco
che lascerò un’impronta ne la Storia.
Temo si stia guardando al dito e non alla luna. La luna sono i 6.264 MW aggiuntivi (ripeto: aggiuntivi) da installare in Sardegna entro il 2030.
E’ un obbligo minimo. Occorre farsene una ragione: l’Italia (e la Sardegna) dovranno accogliere questi impianti se vogliono liberarsi dal carbone, dal gas e dal petrolio.
E’ ovvio che dovremo minimizzare il danno paesaggistico, ma ci sarà comunque. Di gran lunga inferiore, secondo me, al danno causato dalle energie fossili alla terra e alla salute dei Sardi, che tutti oggi fingono di dimenticare.
Anch’io andando a votare ho pensato che ho una figlia, nipoti, parenti, amici, figli di amici emigrati e noi siamo qui, sempre più soli e abbandonati, sottomessi e sacrificati, per chissà quali colpe, al nostro destino, mentre Popoli o Nazioni con un quarto di abitanti della Sardegna portano in Europa sei loro rappresentanti e noi nessuno che faccia sentire la nostra voce.
Anch’io ho scelto chi non avrei votato.
Egregio, da padre a padre Le invio un sincero abbraccio ben comprendendo la silenziosa sofferenza di un papà che deve accettare la inevitabile scelta di una figlia nel vivere lontano onde poter avere una qualche opportunità che qua, nella nostra terra adorata, è spesso negata.
Detto ciò ogni giorno che passa divento più pessimista sul futuro della nostra Sardegna. E se guardo ai cugini siciliani (di cui non invidio niente, tranne i cannoli, ritenendoli colpevoli di aver generato il fenomeno mafioso che infesta la società tutta) mi monta una grande rabbia. Beneficiari di Autonomia al pari nostro, la mettono a frutto fino all’inverosimile.
Noi siamo ancora nella interminabilie fase di comprendere quali strumenti l’Autonomia ci offre. Desolante. Saluti.
Sul tema “complessità normativa” in riferimento alla materia “energia”, che viene richiamata oggi, ma anche nei più recenti post, rilevo solo che ci si concentra molto su una gerarchia delle fonti di diritto che si interrompe alla Costituzione. Continuo a ricordare che, gran parte della normativa attinente la transizione energetica, come pure parte sostanziale della normativa nel campo della tutela ambientale e paesaggistica, promanano da fonte unionale, come pure il “contemperamento degli interessi”, ambientali, paesaggistici ed ambientali, è stato oggetto di ripetute sentenze della Corte di Giustizia europea, che sono state prese a riferimento (ça va sans dire) dalla nostra Corte Costituzionale, dal Consiglio di Stato e dai vari TAR sparsi per l’Italia.
Già in alcuni miei precedenti commenti ho messo in guardia rispetto ad un quadro normativo dell’Unione Europea che, soprattutto tra il 2019 ed oggi (RepowerEU e Fit for 55), ha fortemente spinto per un’accelerazione nella diffusione delle rinnovabili in chiave di decarbonizzazione, progressiva riduzione della dipendenza energetica dalle fonti fossili, innovazione e sviluppo economico e tecnologico, sostenibilità sociale. Questo ha portato a fissare obiettivi ed obblighi per gli Stati membri, attraverso Regolamenti (immediatamente applicabili) e Direttive, che, non solo stabiliscono il contributo di ciascuno, ma prescrivono anche un’evoluzione in un senso di maggiore favor dei procedimenti autorizzativi.
Si tratta quindi di un quadro di riferimento estremamente complesso di cui tener conto quando si pianifica e norma a livello regionale, a meno che non si voglia concorrere ulteriormente a generare caos e, soprattutto, conflittualità e contenzioso.
Il recente Decreto sulle Aree idonee non costituisce solo un provvedimento pasticciato sotto molti punti di vista, destinato a creare non pochi problemi interpretativi alimentando l’attuale incertezza, ma costituisce un buon esempio di quanto vado esprimendo. Infatti, si tratta di un Decreto Ministeriale, e come tale, qualora le disposizioni in esso contenute fossero contrasto con direttive europee, con leggi ed atti avente forza di legge, è naturale che in fase di contenzioso risulterebbe soccombente.
Stesso discorso vale per una legge regionale, ancorché poggi le sue basi su competenze riconosciute a livello costituzionale.
Insomma, come si va ripetendo fino alla nausea su “Sardegna e Libertà”, se si vuole varare dei provvedimenti utili da un lato a regolare l’attuale Far West, ma dall’altro dare certezze in ordine ad una transizione energetica efficace e capace di generare ricadute positive sull’economia e sulla società sarda, bisognerà rimboccarsi le maniche e “pedalare”.
I figli sono un pezzo di noi da queste parti a Sorso si usa dire che “ la pera mi fala sempri vizzinu all’ailbiru” e c’è molta saggezza in queste poche parole.Credo che essere d’ accordo con i propri figli nelle scelte importanti sia lo specchio di cosa siamo.Ed è consolante pensarla nello stesso modo…come dicono a Sorso.Buon voto proff.
….avevo un dubbio se o non andare a votare . Tua figlia ha ragione e mi aiuta nella scelta : non adrò a votare …. perché io voto in Sardegma …e non mi piace questa cosa di sapere a Chi NON VOTARE unita al fatto che comunque NON eleggiamo nessun conterraneo e , allo stesso tempo , NON possiamo essere rappresentati neanche come Minoranza Linquistica . Troppi limiti per essere elezioni democratiche…. credo che non riuscirò ad arrivare sereno al seggio … NON VADO a votare .
“Lumachella” machinista? (custu foedhu derivau de “màchina”, siat craru, no de machine, no s’ischit mai).
In sardu foedhaus prus de Sitzigorru, Vacacorru, Cocoi (assinuncas est gioga minuda, croca e crochedha, totu su prus mungeta o tapada).
No depent pàrrere male is corros ca sa realtade est ca funt is “antennas”, si funt paradas po arrecire is “signales”. E de corros si podet fintzes campare.
Ma una cultura (no elicicoltura po bendi) po unu o una de pagu coràgiu narat: «Gai bi cheret chi boghes sos corros!…» ca chie est coragiosu depet própriu bogare “sos corros” chentza timoria e ne bregùngia e antzis cun atza e de seguru no po incorrare ma po si fàere bàlere e arrespetare mancari pagu tèngiat de si bantare.
Atentzione però a is “bixinus” ca sa gente avertet: «Chi no ti abantas tui, bixinus malus tenis!» chi depet tènnere unu valore antifràsticu (comente is Sardos foedhaus sèmpere a istravanadura), in su sensu chi si unu sentit su bisóngiu de si bantare issu etotu bolet nàrrere ca is bighinos… tocat a bìere si cussos puru bogant “is corros” o dhos cuant!
Isperaus solu chi no siat unu Cocoidrenu su primu trenu “monorotaia” (sardu?) “a trazione locomotrice”, ca coment’e velocidade, illascinandho poneus puru cun totu is “vagones” a corros in fora che antennas paradas, no est própriu lestresa istravanada, e chi no fatzant mancu “origas surdas” po no nàrrere “da mercante”, e in prus dependho fàere a trivas cun is “lestros pighendhe” che is furones o prepotentes!
A proposito di studio dei problemi, penso che sarebbe stato utilissimo per la presidente Todde andare ieri a Cagliari all’ università ad assistere alla presentazione del Rapporto CRENOS 2024 sulla situazione economica della Sardegna. Si tratta sempre di una eccellente occasione per avere in poche ore un quadro generale su luci ed ombre della nostra realtà regionale. Peccato. Ma volendo, per lei e per il resto della Giunta (non mi e’ parso ci fossero assessori, ma magari c’erano e non li ho riconosciuti) e’ sempre possibile farsi una sana lettura del rapporto, facilmente scaricabile dal sito del Crenos