Nuoro è una città difficilissima da capire. Un diletto campo di scontro tra angeli e demoni, con campionato che si svolge nel Corso Garibaldi, con massoni travestiti da preti e preti travestiti da massoni, nelle periferie, nelle cantine, nelle strade, nelle famiglie e nelle compagnie, tra poliziotti e militari, nelle corsie dell’ospedale e nelle sale d’aspetto dei medici. C’è più di una ragione perché Salvatore Satta non voleva che il suo capolavoro fosse pubblicato; leggerlo vuol dire capire questo antinferno che è Nuoro (che sarebbe piaciuta al William Blake di The marriage of Heaven and Hell), ma anche impararne i costumi, le ipocrisie, i trucchi e le maschere (a Nuoro il vezzeggiativo delle persone amate è “De De”, appellattivo che a Macomer porterebbe al ricovero coatto) di una società belligerante tra bene e male, ma in cravatta, con un’apparenza rispettabile.
Ieri, il sindaco Soddu, manco avessero toccato il sedere a mamma (come dicono i nuoresi in sardo martellante), ha rimosso (per rappresaglia contro la nascita di un intergruppo in Consiglio comunale, che non lo ha sfiduciato, ma gli ha solo chiesto di lavorare di più per la città e di dividere di più il potere) un suo assessore che, guarda caso, si chiama Angheleddu (e poi a me si dice che sono un visionario perché penso e so che gli angeli esistono).
È chiaro che Soddu non sa gestire le situazioni nelle quali non è riconosciuto come capo e questo è un tratto diffuso tra i prinzipales dell’interno (quelli di area urbana puntano ai soldi più che al ruolo), è un tratto antropologico. Per i prinzipales ottocenteschi, il plurale e il pluralismo sono concetti apprezzabili se i primi del plurale sono loro. Già se si vagheggia una prima linea condivisa, è cosa da guerra civile.
In fin dei conti che cosa sta succedendo. Accade che il successo di Soddu contro le vecchie elite nuoresi è stato un successo corale, di uno schieramento ampio, con diversi leader d’ambiente coinvolti. Un moto di reazione senza grande capacità di governo, ma con grande capacità di interpretazione della saturazione in atto. È un successo ad esaurimento, come tutte le vittorie politiche, che hanno, in genere, un’emivita di due lustri e non di più. Il ciclo conclusivo è il più difficile da gestire perché richiede che si passi il testimone e ciò comporta che si apra una naturale competizione tra diverse persone e diversi ambienti che ambiscono a guidare un nuovo ciclo, ma soprattutto ambiscono a non mollare la presa su quel potere che dà loro da vivere, posto che a Nuoro non si produce nuova ricchezza da decenni. Se è vero che il reddito di cittadinanza è una forma assistenziale più che discutibile, è pur vero che a Nuoro da sempre esiste il reddito da potere, che fa più senso. Non divaghiamo, però. Ciò che sta accadendo è che il progetto personale di Soddu non ha spazio per i progetti dei gruppi di potere che lo sostengono: singolare e plurale si fronteggiano. Se il leader del decennio exeunte non si toglie di mezzo, fa da tappo e intossica l’acqua delle sue stesse creature di potere assistite. Soddu vorrebbe che il movimento che lo ha fatto sindaco lo faccia ora parlamentare o consigliere regionale; i suoi, invece, sostengono, che avendo fatto lui il sindaco, potrebbe anche riposarsi. Sono logiche feroci, dure, ma vere. C’è un momento nel quale ci si deve fare da parte e lasciar fare, anche se si soffre. Lo si deve fare per ragione e per affetto, oltre che per salute pubblica, per la sana legge del ricambio, anche quando la propria superbia può portare a giudicare i successori peggiori di sé (e qui il demonio gode!).
Soddu, invece, vuole combattere, e buon per lui.
Ma tra i metodi barbaricini, io apprezzo di più quello di Domenico Ruiu, che ha scacciato i cinghiali che lo stavano attaccando senza ferirne manco uno, lasciandoli liberi e in vita e andandosene poi lui per la sua strada, libero, felice e innocente. Nuoro è questa bellezza: la coesistenza del sublime e dell’infernale, della fraternità più profonda e dell’inimicizia e dell’odio più radicale, meglio se immotivato. Forse forse Nuoro ha bisogno di una buona amministrazione che governi e risolva problemi e non di ordalia di prinzipales che non hanno neanche l’eleganza ispida dei cinghiali, ma il pelo liscio e imbrillantinato di chi vive di potere.
Nuoro?
Pensavo fosse la descrizione di Cagliari-Sassari-Oristano e cantos bi ndàda……
Pie’: Nido di corvi del giorno del giudizio? Magari …..
Ben scritto. Divertente. Ma descrive solo Nuoro? Il singolare e il plurale…in genere è il singolare a soccombere di fronte al plurale, agli elettisi prinzipales…
Quindi, Nuoro è rimasto quel ‘nido di corvi’ del giorno del giudizio?
Ottimo giudizio
Interessante interpretazione e giudizio