Dedico il 25 aprile alla memoria e al rispetto dei morti delle Brigate Osoppo.
Proprio perché nella storia sono vissute persone serie e non conformiste, anzi, con una certa diffidenza verso l’estetica della piazza gremita e la sua inevitabile gestione tirannica, non posso stare zitto dinanzi all’osceno polverone che quotidianamente si fa sugli organi di informazione sardi per non far capire niente a nessuno.
Oggi, la sola Unione Sarda riesce a scrivere in prima pagina che esiste un conto salato della sanità privata verso la Regione per l’emergenza Covid 19. Dopo due mesi. E le cliniche, di cui oggi parlano in modo diverso e talvolta imbarazzante gli organi di stampa, sono turritane e galluresi.
La Nuova Sardegna ieri ha pubblicato una lettera di un congiunto di una persona deceduta che ha gettato un debolissimo raggio di luce sui morti di Sassari, che sono tanti, in una città dove non si sono fatti i tamponi come si sarebbe dovuto, dove l’epidemia è corsa per le strade a partire dagli ospedali e da qui si è diffusa ai paesi vicini. È l’epidemia dei colletti bianchi, partita dai camici e tutelata, rispetto alle sue conseguenze, da altri poteri.
Le mascherine e Il Fatto Quotidiano Serve un esempio di notizia censurata? Eccola qui.
Questo è l’articolo di Pablo Sole apparso qualche giorno fa su Il Fatto Quotidiano .
Nella Regione e negli ospedali che per un lungo periodo non sono stati capaci di proteggere il personale sanitario, questa non è una notizia da poco. Guardiamoci dentro, con una premessa: il 23 marzo scorso, il Presidente della Regione aveva nominato il Capo della Protezione Civile Sarda, coordinatore di tutte le attività di contrasto al Covid 19. Il coordinamento degli acquisti di mascherine rientrava oppure no nelle sue competenze? Mi sembra una domanda retorica, ma il solo fatto di essere costretti a farla dall’apparente quoziente intellettivo basso riconosciuto dagli organi di stampa ai propri lettori, la dice lunga sulla situazione in cui ci troviamo.
Cosa dimostra Pablo Sole? Dimostra che la Regione ha acquistato sul mercato, grazie alle deroghe sul codice degli appalti sancite dai DPCM del Governo Conte, diversi tipi di mascherine a un prezzo medio di 4,4 euro l’una; lo stesso giorno l’AOU di Sassari acquista lo stesso kit di mascherine a un prezzo medio di 1,86 euro.
La domanda è semplice: chi doveva coordinare l’acquisto di materiali di protezione? Ma questa domanda non la dovrei fare io, la dovrebbero fare gli organi di stampa anziché trasformarsi in inutile chiacchiericcio omertoso.
Altro esempio? Altro esempio.
I tamponi del Brotzu Vito Biolchini racconta un caso spettacolare di connessione mistica di interessi terreni che solo a Cagliari può realizzarsi. Una società privata offre i Kit per i tamponi (2000 a settimana per 20 settimane), il proprio personale e un particolare software per gestire i dati dei pazienti esaminati; il Brotzu, fornisce i dati dei pazienti e i reagenti per i tamponi. Essendo la società in questione specializzata in cartelle sanitarie digitali, è ovvio che i dati dei pazienti sono la “polpa” dell’accordo. L’incrocio dei dati può rivelare aspetti che il semplice occhio clinico non rivelerebbe (per esempio, se si registrasse che tutti i portatori sani di anemia mediterranea non sono stati infettati dal virus, il dato avrebbe un enorme valore).
L’aspetto saliente è che:
1) i dati clinici vengono processati dalla società senza alcuna tutela dichiarata nell’atto di convenzione (in realtà vi sono due convenzioni, una diversa dall’altra a distanza di poco più di un settimana, nella seconda delle quali l’istituto giuridico nel quale far rientrare l’accordo, il comodato – siamo al ridicolo – viene pudicamente espunto);
2) la società, le sue controllate, i suoi processi vengono secretati fino al punto da scrivere che al termine della sperimentazione tutti gli atti ad essa relativi vengono ritirati dalla società interessata;
3) i risultati della sperimentazione sono di esclusiva proprietà della società (c’è da sentir cadere la mascella). Finito qui? No, perché se si prova a fare una banale ricerca in rete incrociando i dati forniti da Biolchini, si scopre che un membro della Commissione Tecnico-scientifica sul Covid 19 insediata dal Presidente Solinas è in stretti rapporti con la società in questione.
Sconveniente? Il conflitto di interessi è stato un argomento solo ai tempi di Soru (che, peraltro, lo dico io che sono tra i pochi a non avergli mai baciato la pantofola, almeno lo scrupolo di spostare l’orizoznte più avanti lo ha sempre avuto)?
Non lo so e poco mi interessa, certamente sono fatti che l’opinione pubblica deve conoscere.
Ma il problema torna ad essere: perché devo dire io queste cose? Perché ci devono essere dei resistenti che anziché occuparsi di filologia, poesia, teatro, sono costretti a perdere ogni giorno del tempo per raccontare la realtà, mossi dalla propria natura a non piegarsi a mediocri prepotenti, lobbisti salottieri, consiglieri regionali in vacanza (incredibile il silenzio dell’opposizione sull’albergo di Castiadas, dove, a scavare, si trovano cose ancor più spaventosamente ridicole di quelle che ho già raccontato)? Siamo costretti a farlo perché l’informazione in Sardegna è senza bussola e si vede.
Siamo costretti a farlo per l’incapacità congenita e l’impossibilità naturale ad arrenderci.
Siamo costretti a farlo dalla volontà di regalare senza vantaggi un’alternativa alla Sardegna.
La Magistratura… I magistrati! (segundhu s’ogru chi abberint, segundhu s’origra chi istupant).
Pòveros Sardos sempre dalla pentola alla brace, si no abberimus amborduos ogros, ambarduas origras e àteru meda!
In cantu a Christian Solinas, fadho o est laureadu in Segretezza?
O vogliamo parlare dell’inutile assunzione di nuovo personale sanitario (centinaia) con i reparti ospedalieri, ambulatori etc quasi totalmente vuoti e con il relativo personale inoperoso(non per loro responsabilità). O del moltiplicarsi delle unità di crisi composte da geometri, avvocati, ortopedici che niente sanno di emergenza ma molto di sudditanza familistica alla politica (a dire la verità qualcuno è esperto in righe e squadrette e grembiulino come un buon artigiano, ma artigiano non è). O vogliamo parlare della scomparsa, in tempi di emergenza, del DG dell’AREUS ed anche componente della unità di crisi regionale (lo danno da tre mesi in continente alla faccia della crisi) o della mirabolante comparsa di commissari (vedi quello dell AOU di Sassari), quest’ultima nomina (OMISSIS), non voluta dagli operatori, (OMISSIS) ma con forti motivazioni extra tecniche (vedi sopra). Caro prof. Maninchedda, non si senta solo nella sua battaglia. Questi verranno spazzati e giudicati nel tempo come la peggior congrega politica che la Sardegna abbia mai avuto. Speriamo non facciano danni irreparabili
Queste domande fovrebbe darle la magistratura.