Qualche giorno fa la trasmissione Fuori dal coro ha fatto ciò che le tv sarde e i giornali non riescono più a fare: ha detto la verità, ha fatto domande, ha cercato risposte.
Questo è il servizio. Dura poco: guardatelo.
La sostanza delle cose è dunque questa.
Si vogliono tenere aperti ospedali fallimentari con Pronti Soccorso farlocchi.
Posto che il modello sbagliato e inefficiente non è gestibile con le procedure regolari di reclutamento dei medici, si inventa l’utilizzo dei medici in affitto, cioè si fa un contratto con una società che presta i suoi medici alla Asl.
È proprio qui il punto: i medici reclutati dovrebbero esserlo sulla base di competenze accertate. Invece no. Le competenze richieste per i medici in affitto collocati in Pronto Soccorso sono minime. Ciò ha un’immediata conseguenza.
La Asl ha dovuto abbassare i livelli qualitativi e trasformare il Pronto Soccorso in un portierato gestito dai medici, per cui le consulenze specialistiche non scattano dopo un primo intervento curato dai medici in affitto, ma sin dalla prima dichiarata presenza di un sintomo (“Il paziente ha mal di testa? Si chiami il neurologo ecc.).
La seconda conseguenza è il costo spropositato. Un turno di un medico dipendente della Asl costa circa 400 euro lordi (200 al medico); un turno di un medico in affitto ne costa circa 800 lordi (600 al medico e 200 alal società).
La terza e più grave conseguenza è che il paziente non ha per niente un buon servizio perché le competenze richieste ai medici reclutati e il loro accertamento sono così basse, le prime, e così inesistenti, i secondi, che ciò che arriva a prestare servizio è talmente inadeguato alla funzione da doversi limitare a smistare l’utenza nei reparti ospedalieri.
Dinanzi a questa dissipazione di risorse, i media si guardano bene dal dire pane al pane e vino al vino (oggi La Nuova dà anche l’importantissima notizia dell’apertura della redazione fiorentina del giornale Il Tirreno, notizia attesa da tutti a Sassari) e la magistratura, che cinque anni fa teorizzò che i lavoratori interinali dovessero essere reclutati con gli stessi criteri dei concorsi per la Pubblica Amministrazione, per essere poi smentita clamorosamente dalla Corte di Cassazione, oggi, dinanzi a un reclutamento così bislacco, così poco sorvegliato e così oneroso si gira dall’altra parte.
Non è la prima volta e non sarà l’ultima. Sappiamo bene, perché la storia ne è ricca, che il diritto non è indifferente al profilo del presunto colpevole: alcuni stanno antipatici, altri no.
Mi spiace federico di aver suscitato questo stato di disagio con la mia replica, ma garantisco che non era mia intenzione. In questi anni ne ho sentito tanti a difesa delle strutture sanitarie “periferiche”, ritengo giustamente, ma la maggior parte era motivato, non da un sincero interesse per una buona sanità. L’unico obiettivo era salvaguardare “su connottu” e non aprirsi ad una sana evoluzione dei servizi per meglio soddisfare i bisogni dei cittadini.
Come hai fatto tu, anch’io non ho fatto altro che esprimere il mio pensiero, purtroppo questo mi potrebbe comportare gravi ripercussioni personali.
Quello che conta è il merito delle cose, questo permette di elevarsi da qualsiasi altro interesse e solo discutere sul merito potrà portare ad un vero miglioramento.
Federico, che non si tratti di disprezzo e mancato riconoscimento della libertà di parola e di idee lo dimostra il fatto che i tuoi commenti sono stati tutti pubblicati. Ben altro è attribuire sempre agli altri i fraintendimenti e mai a se stessi gli errori. Le tue parole rivelavano e rivelano un giudizio sul mio operato che è assolutamente legittimo, ma altrattanto stupefacente per me.
Buongiorno Sig. Francesco, nel ricordarle che viviamo in democrazia, e che ognuno di noi e libero di pensare e dire quello che vuole senza recare offesa ad altri, io posso tranquillamente addentrarmi dove voglio senza per questo venire da lei additato come incompetente.
Ovviamente non sono un medico , ho solo cercato di difendere la professionalita’ della mia compagna , compresi i suoi colleghi ed Oss operanti nel punto di primo soccorso.
Per quanto riguarda le mie affermazioni sugli ultimi decenni le posso solo raccontare di fatti accaduti ad un semplice cittadino sardo la quale sono come dover prenotare una colonscopia e venire a scoprire che per tutto il 2022 non ci sono date disponibili, oppure chiedere una visita per la concessione dell’accompagnamento per mio padre novantaquattrenne e sentirmi rispondere che , dopo 5 mesi, ancora non si sa nulla, oppure ancora, e termino, risiedere a Macomer e dover avere , per mancanza di posti, il medico a Bortigali .
Queste , purtroppo, sono le mie ultime esperienze in ambito medico.
Ad onor del vero ho comunque un’ottima considerazione degli ospedali sardi in quanto ne ho piu’ volte usufruito.
Se Lei, elevandosi a competente, puo’ trovare delle soluzioni a queste problematiche ben venga, se invece vuole adoperarsi a peggiorare le cose , aggregandosi a chi vuol far chiudere anche le poche cose aperte, faccia pure.
Le rispondo inoltre su ” grande conflitto d’interessi” sul quale ha preso una grossa cantonata, tra l’altro affermazione di per se abbastanza fastidiosa ed offensiva nei miei confronti e della mia compagna, certo, facile da fare, nascondendosi dietro un semplice francesco senza metterci la faccia.
Non e’ che , sotto sotto, magari, e dico magari, a Lei qualche conflitto d’interessi?
La mia compagna lavora per L’Ats da oltre 20 anni , sempre apprezzata da colleghi e medici, e’ , se, come lei auspica, verra’ chiuso il PPS, sicuramente non verra’ mandata a casa ma semplicemente trasferita.
Dal canto mio sono un imprenditore da una trentina d’anni, con partecipazione in diverse societa’, con fatturati di diversi milioni di euro.
Come vede, pur non dovendole nessuna spiegazione, non ho nessun conflitto d’interessi a difendere il PPS ma volevo solo dare una diversa lettura alla questione, essendo, mi ripeto, in una democrazia.
Sugli altri punti da lei discussi non entro in merito , ognuno la pensa come vuole, dove lei vede sprechi io vedo una possibilita’ per la cittadinanza di avere un’assistenza medica , non per questo io la offendero’ come lei ha fatto con me.
nel rinnovarle la buona giornata la saluto
federico fumagalli
Ciao Paolo, mi sembra ovvio che hai frainteso le mie parole iniziali, per me erano parole di stima e condivisione delle giuste battaglie che porti avanti.
Mi addolora la tua risposta, pero’, ricordo umilmente anche a te, siamo in una democrazia, ci possono essere opinioni diverse ma non per questo c’e’ il bisogno di allontanare in male modo chi non la pensa come te.
Nel rinnovarti la mia stima ed accettare le tue decisioni ti saluto cordialmente.
federico
Caro Federico, in quanto compagno di una infermiera di Ghilarza, ti attribuisci elevate competenze sanitarie, addirittura addentrandoti in valutazioni che riguardano gli ultimi decenni. Quanto affermi invece trova una più semplice spiegazione nel grande conflitto d’interessi che ti porta a salvaguardare, a tutti i costi, il servizio dove lavora la tua compagna.
A parte questo ti garantisco che non è solo una questione economica, anche se questa è importante in quanto parliamo di SOLDI PUBBLICI, ma riguarda aspetti sanitari e di efficacia del servizio. Attivare un punto di primo intervento per soli codici bianchi e verdi, di competenza della medicina territoriale, è quanto meno un inutile duplicato, che ha la parvenza di “pronto soccorso”. Tipica pubblicità ingannevole. Mi pare di ricordare che a Ghilarza l’ambulatorio della guardia medica è contiguo al punto di primo intervento, e il medico passa le notti e i festivi ad aspettare, mentre la sua attività è svolta dai colleghi in affitto che infatti, guadagnano quattro volte tanto.
In un anno risultano transitati al ppi circa 2500 pazienti, al vecchio pronto soccorso erano quasi 6000 e la differenza non sono i codici gialli e rossi, ma gente che ha capito la pericolosità della debole struttura di Ghilarza.
Inoltre la gente deve sapere che i medici in affitto, non possono prescrivere su ricetta rosa, certificare alcunché, neanche accompagnare pazienti in strutture più adeguate, come fanno quelli pubblici. Un servizio limitato, di facciata, a vantaggio, e non parlo di salute, dei soliti noti venditori di fumo……….
caro Federico, il fatto di essere compagno di una infermiera del punto di primo intervento ti accrediterebbe per esprimere giudizi sui servizi sanitari addentrandoti decenni addietro. Forse, un pò di conflitto d’interesse esiste, quanto meno perché è in discussione il proprio servizio. Comunque è’ sempre colpa degli altri, anche se in tre anni non si è fatto alcun passo avanti, anzi la confusione e lo spreco sono a livelli record e non certo per il COVID.
La questione non è solo economica, ma riguarda il livello di prestazioni erogate e il reale servizio offerto. Questi medici fanno solo codici bianchi e verdi che sono in carico al territorio, cioè medici di famiglia e guardie mediche. proprio a Ghilarza la guardia medica ha il proprio ambulatorio contiguo al punto di primo intervento, quindi si duplica il servizio, la guardia medica (il povero) aspetta, il medico del primo intervento (il ricco) “lavora” smistando alle consulenze specialistiche i pazienti in base al dolore accusato. Però non può fare alcun tipo di certificato, non accompagna i pazienti che necessitano un trasferimento.
Negli anni passati al pronto soccorso di Ghilarza passavano quasi 6000 pazienti/anno oggi 2500 circa, che sarebbero potuti essere gestiti tranquillamente dalla medicina territoriale. Specifico che i restanti 3500 non erano certo codici gialli e rossi. Il fatto è che molti utenti non si fidano più di un servizio erogato in questo modo.
la popolazione ha richiesto a gran voce un servizio efficace non quello che che in realtà è stato attivato, che risponde solo agli interessi di alcuni ……….
Caro Federico, vedo che anche tu fraintendi il mio ruolo. Io non faccio battaglie contro tutto e contro tutti; faccio battaglie contro ciò che mi pare ingiusto, ma prendo atto di questa immagine qualunquistica che mi attribuisci e che evidentemente ti ho trasmesso ed eviterò d’ora in poi di appesantirti con un’attività che io vedo di impegno civile ma che tu leggi come molesta perchè rivolta contro tutto e contro tutti.
Nella fattispecie dell’articolo di oggi, se ci hai fatto caso, ma noto non ci hai prestato attenzione, non parlo mai del personale non medico. So bene e conosco la distinzione tra Pronto Soccorso e punti di Primo intervento e altrettanto bene conosco la situazione dei due ospedali di Ghilarza e Bosa. Se mai dovessimo avere un’occasione pubblica di confronto sul merito, non esiterò a sottrarmi. Quanto alla programmazione del passato, ho un nitido ricordo delle battaglie fatte per salvare e migliorare la sanità dei territori non urbani, ma evidentmente tu non ne hai memoria e io non ho alcuna voglia di indicarti dove poter ricostruire le prove del mio e del nostro impegno, non foss’altro perché pensavo che ti fossero note e che le ricordassi.
Quanto al servizio televisivo e all’urlatore, mi pare sia evidente che non ho in alcun modo apprezzato lo stile della trasmissione, ma solo il merito e il merito è che i medici in affitto sono una vergogna onerosa e che il problema non è dato dal numero degli interventi, ma dalla natura degli interventi.
Detto questo, ognuno è libero di avere le proprie idee e di condurre le proprie battaglie. Io, senza esserti molesto e quindi astenendomi dal frequentarti, continuerò a fare quelle che mi sembrano giuste per tutti e non solo quelle che mi passano vicino.
«atteggiamento indolente»… ca a issos no lis dolet nudha? O at a èssere mandronia fóssile, fóssile a tipu “fonte energetica”? E pro su chi est su «baratro»… prus a fundhu puru si podet pessare de che rúere? Invetze sa ‘onorabilità’ b’at a nos ispetare chi siat nessi “in pectore” e bastat a si candhidare cun carchi “locomotiva” chi tirat pro si balanzare a prato torrau unu “on.” o unu “sen.”
Ciao Paolo, leggo sempre con grande interesse le tue coraggiose battaglie contro tutti e tutto ma, questo e’ il mio pensiero, forse, questa volta ti sei schierato senza un opportuno approfondimento dalla parte sbagliata.
Ovviamente, poi spiego il perche’ , ho visto anch’io il servizio dell’urlatore ma, tu m’insegni, urlare non significa avere ragione.
Per fare un buon servizio d’informazione, non e’ il mio campo , per una volta mi cimento, bisognerebbe ascoltare tutte le campane, pazienti compresi del punto di primo soccorso, e poi trarne le dovute considerazioni, senza farne una mera valutazione economica e non di risultati.
Parlo con cognizione di causa, questo spiega l’ovviamente di prima, in quanto la mia compagna, infermiera professionale da oltre 20 anni, di cui l’ultimo al punto di primo soccorso di Ghilarza, anche qui grande confusione da parte dell’urlatore, punto di primo soccorso e non pronto soccorso, e negli anni immediatamente precedenti, periodo covid compreso , in servizo al 118 sempre di Ghilarza non puo’ vedere svilire la propria professionalita’ e competenza da trasmissioni televisive e articoli vari.
Forse non lo sapevate,ma, tutto il personale non medico in servizio al punto di primo soccorso di Ghilarza e’ dipendente Asl ( o come si chiama adesso) e mi da terribilmente fastidio che sia stata messa in discussione , sia pure indirettamente, la loro professionalita’ ed abnegazione allo svolgimento dei compiti previsti da regolare contratto.
Il punto di primo soccorso, lo ribadisco, non pronto soccorso, e’ stato istituito, su richiesta pressante della cittadinanza di tutto il Guilcer, per trattare codici bianchi e verdi, come da contratto, non entro in merito se giusto o sbagliato, evitando, o almeno cercando di evitare, con cio’ la pressione insopportabile che si veniva a creare nei pronto soccorso di Oristano e Nuoro con attese , per i suddetti codici, anche giornaliere.
Purtroppo non e’ certo colpa di una societa’ privata se siamo in questa situazione sanitaria ma di programmazioni completamente sbagliate fatte nei decenni scorsi, di questo si che si dovrebbe parlare e dare delle risposte a tutta la Sardegna.
Detto cio’ ti do alcuni dati di Ghilarza, sono pubblici, in base al valore effettivo del punto di primo soccorso, cosa che non ha fatto minimamente l’urlatore, basandosi meramente su una questione economica e, mi sembra, non lo insegno di certo a te, che su questo punto i Sardi abbiano gia’ pagato abbastanza.
Nel primo anno di attivita’ sono stati eseguiti 2640 interventi con una media giornaliera di oltre 7 interventi, contro i 6 pronosticati, con punte, nei mesi estivi, di 8/9 interventi giornalieri.
Non sono un dirigente Asl o un tecnico ma ,mi sembrano, numeri di rilievo che hanno contribuito a dare al territorio una assistenza medica continua e presente, vista anche la scarsita’ , anche su questa punto ci vorrebbe una bella trasmissione, di medici di famiglia e guardie mediche.
Un caro saluto
federico fumagalli
P.s., chiedi al nostro comune amico Michelino Pinna se il punto di primo soccorso di Ghilarza e’ utile, gli deve la vita in collaborazione con l’equipe del 118 sempre di Ghilarza,
forse, cosi, e’ possibile raccontare un’altra storia.
Questi OMISSIS capiranno che devono levare il numero chiuso dalle facoltà di medicina?
Va beh, se è sufficiente la direzione di una polisportiva per assurgere all’ufficio di direttore della protezione civile in Sardegna, può non essere sufficiente un corso di laminazione delle ciglia per la direzione di un pronto soccorso?
L’atteggiamento indolente farà precipitate nel baratro l’onorabilità di magistratura e di tutte le forze politiche, insieme al sistema sanitario.