Nei giorni della proposta di elezione, dell’elezione e del discorso di insediamento del Presidente Mattarella, le reti Rai hanno praticato il genere dell’adorazione, non quello della cronaca.
C’è stato un surplus di celebrazione che ha avuto dello sguaiato, dell’eccessivo, dell’adulatorio.
Perché?
Perché la patria della migliore interpretazione moderna della sezione aurea, quale è stato il Rinascimento italiano, è priva di equilibrio, è senza punti di riferimento, e dunque appena coglie un sentimento popolare diffuso a favore di una persona, la esalta in forma adulatoria, ma con la stessa facilità, il giorno dopo, se avvertisse un cambio di direzione del vento, la lincerebbe sulla pubblica piazza.
Io non sono tra gli adulatori del Presidente della Repubblica italiana, sebbene rispetti profondamente il dolore di colui al quale è morto tra le braccia il fratello, ucciso dalla mafia e dal suo partito, nonché la nobiltà di chi, appena eletto la prima volta, andò a portare prima di tutto un fiore sulla tomba della moglie. Per me il Mattarella più interessante è quello sconosciuto, quello intimo.
Il Mattarella pubblico non mi entusiasma, lo trovo tanto equilibrato nelle parole quanto banale e soprattutto assolutamente ininfluente, perché dice esattamente ciò che gli altri si aspettano che dica. Anche le parole sulla Giustizia pronunciate in Parlamento hanno avuto un sapore veramente stantìo, perché pronunciate da chi ha presieduto il Csm durante la crisi Palamara senza che accadesse un bel niente.
L’uomo di potere Mattarella sa che la forma pubblica del potere è rituale, liturgica, solenne e ripetitiva, e per questo rassicurante.
La forma vera del potere è quella riservata ed è quella che non conosciamo, ma che esiste e che ha fatto l’unica scelta vera del settennato: Draghi, una scelta obbligata per salvare il Paese.
Ora c’è da chiedersi perché un uomo senza leadership naturale, che parla col desueto tono marzialmente impostato che fa girare le eliche a tutti coloro che non amano il marzialmente impostato, sia assurto a faro della Nazione Italiana.
La ragione sta evidentemente nel fatto che chi lo circonda ha la luminosità di un cerino.
Iniziamo da Berlusconi, l’uomo che ha tentato a dispetto di se stesso di essere eletto Presidente della Repubblica. Per quale motivo la maggioranza di governo avrebbe dovuto eleggerlo? Non ve n’era una, eppure questo uomo agiato, con tante battaglie sulle spalle, è stato capace di proporsi per la più alta carica dello Stato, accecato dalla considerazione che lui stesso ha di sé, e poi di stizzirsi verso chiunque altro possibile candidato. Questo è Berlusconi: non l’uomo del Bunga Bunga, come lui teme di essere ricordato, ma l’uomo del narcisismo più incontrollato, l’uomo che si stupirà quando si troverà di fronte a se stesso. Mattarella, solo tacendo e stando in posizione eretta, lo sovrasta.
Prendiamo Salvini. Come si possa pensare di arrivare all’elezione del Presidente della Repubblica con una maggioranza diversa da quella di governo, rimanendo al governo, lo sa solo lui. Come si possa essere contro Meloni in Italia e alleati di Orban e Le Pen all’estero, lo sa solo lui. Ma, d’altra parte, sempre lui è riuscito nel 2019 a essere ministro dell’Interno garante dell’ordine pubblico e, contemporaneamente, grande supporter della rivolta dei pastori in Sardegna. Allora assistemmo ai pastori che buttavano il latte dentro le cabine dei camion e agli agenti della Polizia immobili, intenti solo a fotografarli. Questo è Salvini, un giocoliere che cambia partita ogni giorno. Mattarella, facendo sempre le stesse cose tutti i giorni, cioè facendo il contrario di Salvini, lo annichilisce.
Prendiamo Conte. Il giorno prima afferma che si chiude su una donna e il giorno dopo si intesta la rielezione di Mattarella. Ma è credibile una persona del genere o è semplicemente uno che vuole mettere cappello su una vittoria, almeno una? Ma si può immaginare con quale sufficienza un siciliano come Mattarella, uno che viene da una Regione dove il potere non si dichiara, si pesa, può guardare a uno come Conte?
Non parlo di Letta perché quando un segretario di un partito della Sinistra si fa mettere in riga dal ministro della Difesa della Repubblica italiana, dovrebbe trarne le conseguenze. Il Pd ha blindato il governo, si sente rassicurato da Mattarella e non ha uno straccio di idea di come apparire ed essere riformista, di come diventare credibile per i poveri e per i giusti. Mai avrei pensato di vedere il partito della sinistra italiana adottare il programma del Gattopardo.
Ma detto tutto questo, per chi ha frequentato e sentito parlare antichi cavalli di razza, Mattarella sembra solo una persona rassicurante perché domani ancora si accenda l’illuminazione pubblica, si paghino le pensioni e gli stipendi, non falliscano le banche.
Non è poco, certo, ma mi pare l’ordinario per un Paese avanzato, non certo ciò che servirebbe affinché la Repubblica italiana scopra la civiltà del diritto, l’esistenza di altre nazioni al suo interno, la giustizia giusta, il progresso generalizzato e non privilegiato solo in alcune aree, l’istruzione diffusa, l’ambiente difeso e amato, le persone rispettate e tutelate dallo strapotere degli apparati e delle grandi aziende.
Insomma, sarà anche saggio tenersi l’orbo in un paese di ciechi, ma osannare il monocolo mi è parso davvero troppo.
Prof. , un commento su Renzi? Lo ha dimenticato di proposito o lo ha considerato ininfluente sulla rielezione di Mattarella ? A detta dei commentatori politici pare che fosse, nel regno dei ciechi, l’unico polifemo.
Troppo severo. Mattarella è se stesso. Appare monotono perché gli altri gridano troppo. Non può da solo fare alcuna rivoluzione. Può impuntarsi quando vogliono fargli ingoiare decisioni infauste.
È stata la maggioranza dei votanti a creare forze politiche inette forse attratte dal nuovo, da frasi urlate ossessivamente.
Quanto è meglio un uomo onesto, figlio di epoche ed educazione scomparse, che ci protegge dai protagonismi degli altri.
Al lavoro, pare dirci, e poche parole.
Un amico mi ha accusato dì esser stato qualunquista nel commento fatto prima. Verissimo. Potevo commentare molto diversamente, dire cose giuste senza necessariamente offendere un presidente qualunque, educato e pulito ma qualunque. Soprattutto un presidente sul cui ruolo, nel l’apporto con le autonomie, i sardisti hanno sempre avuto molto da dire, sempre in positivo, sempre de iure condendo, sempre ipotizzando spazi di libertà e di sovranità anticipata spettanti all’entità nazionale sarda non contrastante, perché è possibile,col ruolo e con la figura di un presidente italiano.
Ma basta
Già detto.
Già buttato al vento.
Tutte cose tradite ogni giorno, ogni mattina
che il presidente fa colazione
Soprattutto per i sardi, che il Presidente sia alto o basso, dì destra o dì sinistra, magro o grasso, siciliano o sardo… non ha alcun rilievo. Per una trentina dì sardi a Roma…. Ha avuto il rilievo dì trenta stipendioni, niente altro.
Per tutti noi …
Temo che in mancanza di santi, qualche demonio travestito da salvatore, prima o poi, possa riuscire a convincere più di mezza nazione a seguirlo dietro la promessa di un futuro paradisiaco, orlato da parole usurpate e manipolate a dovere come giustizia, libertà, benessere, democrazia, popolo ecc. In giro per l’Europa qualcuno di questi circola da anni indisturbato, mostrandosi teatralmente pacifico; qualche altro governa già da anni la sua povera nazione. Speriamo che qualche santo vero possa emergere dal nulla politico di queste povere e stanche democrazie europee. Se ne sente tremendamente il bisogno.