Come vengono assicurate le coperture di Bilancio del Mater Olbia, ammontanti a 25 milioni di euro per il 2019 e 60 milioni di euro all’anno per il 2020 e il 2021?
È utile fare un percorso nelle norme richiamate nel Disegno di legge in discussione in Consiglio regionale.
Primo passo La norma di riferimento è la Finanziaria 2019 (approvata a dicembre 2018) della Repubblica italiana, cioè la L. 145/2018 che recita: “Al fine di dare certezza e attuare gli impegni in relazione agli investimenti stranieri concernenti l’ospedale e centro di ricerca medica applicata “Mater Olbia” di cui al comma 1, la Regione Sardegna è autorizzata, per gli anni dal 2019 al 2021, a programmare l’acquisto di prestazioni sanitarie specialistiche ambulatoriali e ospedaliere da soggetti privati in misura non superiore al livello massimo stabilito dall’articolo 15, comma 14, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, incrementato del 20 per cento, fatti salvi i benefìci relativi alla deroga di cui al secondo periodo del medesimo comma 14, introdotto dall’articolo 1, comma 574, della legge 28 dicembre 2015, n. 208“.
Quindi la norma cui guardare per capire quanto e come può essere finanziato il Mater Olbia è il DL n.95/2012, convertito nella Legge 135/2012. Andiamo a leggere che cosa prevede. Resta però un fatto acquisito: la norma finanziaria colloca il Mater Olbia all’interno dei tetti finanziari e dei limiti previsti per l’acquisto di servizi dalla sanità privata, tetto che viene incrementato del 20% e a cui si aggiungono i benefici del comma 574 della legge 208/2018. Si tenga a mente adesso che il tetto per la sanità privata della Regione Sardegna è di circa 98 milioni di euro, il cui 20% è pari a 19,6 milioni di euro (destinato al Mater Olbia). Totale dunque 117.600.000 euro. Si tenga ancora a mente che il solo stanziamento 2019 per il Mater Floris (25 milioni) è maggiore dell’incremento del 20% del tetto complessivo previsto dalla norma nazionale italiana. Andiamo avanti.
Secondo passo Qui trovate il comma 74 il quale consente un incremento ulteriore per l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati di “di prestazioni di assistenza ospedaliera di alta specialità, nonché di prestazioni erogate da parte degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) a favore di cittadini residenti in regioni diverse da quelle di appartenenza ricomprese negli accordi per la compensazione della mobilita’ interregionale di cui all’articolo 9 del Patto per la salute ecc.“.
Quarto passo: i conti non tornano Ora, il Mater Olbia non è un IRCCS e solo una parte dei posti letto accreditati configurano prestazioni di alta specialità, tuttavia, quando anche si ritenesse che il Mater sia un ospedale interamente dedicato a prestazioni di alta specialità, si dovrebbe tener conto che lo stesso comma 574 che consente di derogare ai tetti per l’acquisto di queste prestazioni, prevede “Al fine di garantire, in ogni caso, l’invarianza dell’effetto finanziario connesso alla deroga di cui al periodo precedente, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono ad adottare misure alternative, volte, in particolare, a ridurre le prestazioni inappropriate di bassa complessita’ erogate in regime ambulatoriale, di pronto soccorso, in ricovero ordinario e in riabilitazione e lungodegenza, acquistate dagli erogatori privati accreditati, in misura tale da assicurare il rispetto degli obiettivi di riduzione di cui al primo periodo, nonche’ gli obiettivi previsti dall’articolo 9-quater, comma 7, del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015, n. 125; possono contribuire al raggiungimento del predetto obiettivo finanziario anche misure alternative a valere su altre aree della spesa sanitaria ecc.”
In sostanza, si può derogare ai tetti per l’acquisto di prestazioni di alta specialità, ma bisogna garantire l’invarianza della spesa sanitaria, risparmiando da altre voci. Invece, il Disegno di legge varato dalla Giunta copre l’incremento di spesa con le risorse accantonate per le perenzioni, ossia con le risorse destinate a coprire debiti pregressi della Regione.
In buona sostanza, con una delibera molto elaborata nel percorso tra le leggi di riferimento, si è aumentata la spesa sanitaria per l’acquisto di prestazioni dal Mater Floris non del 20% del tetto precedente, come autorizzato dalla legge nazionale italiana, ma con molto di più, come espressamente vietato dalle leggi nazionali, coprendo i nuovi costi per il momento con soldi destinati a pagare vecchi debiti, ma nel futuro prevedendo di coprirli o con l’incremento dello stanziamento complessivo per la sanità o con corrispondenti tagli a servizi e strutture pubbliche. E dinanzi a queste cose che prospettano un uso molto rischioso del denaro pubblico, si dovrebbe ritenere credibile un Presidente della Regione che ha varato la peggiore continuità territoriale della storia sarda, vagheggiando uno stato di necessità per un presunto danno erariale incombente? Evidentemente no.