Oggi potete leggere sulla Nuova-Conad un’intervista a Marcello Pera, candidato per la Destra nel collegio senatoriale del Nord Sardegna.
Ne emerge il profilo, non inedito, di una persona seria, ma che ammette candidamente di essere stato “catapultato” in Sardegna, lui dice dalla legge elettorale, noi diciamo dalla scelta di Giorgia Meloni di candidare altri in altri luoghi a elezione più sicura.
I Sardi hanno una certa esperienza di elezione di “catapultati”: hanno eletto Sgarbi.
Hanno eletto anche l’attore Luca Barbareschi. Entrambi passati assolutamente inosservati agli storici contemporanei della questione sarda.
I Sardi (o meglio, alcuni sardi ermellinati) invitano Razzi all’inaugurazione dell’anno accademico.
Il primo problema è cercare di capire perché in Corsica manco ci provano a candidare non corsi e invece in Sardegna è una costante candidare non sardi.
Forse perché la cantonalizzazione dell’isola, la sua parcellizzazione sociale guidata dall’odio e dall’invidia (in questo senso, è più un ‘libro verità’ sulla Sardegna I sardi sono capaci di amare di Franciscu Sedda che La rivolta dell’oggetto di Michelangelo Pira, non foss’altro perché nell’auspicio amorevole si cela la più feroce delle critiche sulla mancata educazione all’amore civico), i sardi prediligono elevare lo ‘straniero’ piuttosto che vedere emergere il vicino.
Forse bisogna cominciare a cambiare.
Pera è onesto nel presentarsi, ma commette un errore: nel confronto col suo diretto concorrente, Gavino Manca, sceglie il terreno in cui Gavino è uno specialista.
Pera più o meno ammette di non sapere nulla di Sardegna, ma dichiara di avere idee generali buone, di sapere imparare in fretta e di essere leale e stabile nei rapporti personali. Come dire: “Se mi cercherete, mi troverete”.
Ecco, qui ha giocato in trasferta.
Gavino Manca conosce i problemi del sassarese non alla tonnellata, al grammo, direi fino all’ultima vertenza sindacale accesa.
Non solo.
Sul piano della stabilità e correttezza dei rapporti personali è un fuoriclasse.
Sul piano delle idee generali ha una regola: non le produce, perché non è un intellettuale, ma sa scegliere quali difendere e le difende fino in fondo. Pera è sceso dal suo campo, quello dell’intellettualità pura, a quello della qualità della rappresentanza territoriale.
Su questo piano, con Gavino, non c’è storia: Gavino conosce l’anagrafe dei suoi elettori, conosce le ambizioni e i vizi, i tic e le virtù, sa quale è il livello della sintesi, si batte da sempre per anche la più piccola battaglia territoriale: Pera no.
Tuttavia è interessante scoprire un’altra cosa.
Ho sempre sostenuto, in solitudine, che l’insularità in Costituzione è stata una inutile campagna propagandistica, volta forse a proporre alle prossime regionali un candidato apparentemente ecumenico, ma sostanzialmente di Destra, magari appoggiato da un po’ di sindaci, nuovi alfieri del mandato politico come mandato di potere senza colore, giocabile su tutti i tavoli a seconda delle convenienze.
Alla domanda su che cosa pensi dell’insularità, Pera risponde iscrivendola nel tema più generale dei poteri, non dei costi.
Una lezione di intelligenza alla Destra sarda, che con più convinzione ha sostenuto l’insularità, proprio come grimaldello contro l’autonomismo e l’indipendentismo di sinistra (quello azionista che piace a noi, non quello filoputiniano che ci lascia di sale).
Il movimento per l’insularità oggi chiede che si facciano presto i conti dei costi dell’insularità (già fatti da Paci cinque anni fa e consegnati a Palazzo Chigi). È questo il modo più rapido e meno intelligente per ridurre, per l’ennesima volta, la questione sarda a una questione di ritardo di sviluppo. L’insularità ha avuto l’effetto omicida di cancellare la specialità sarda anziché affermarla come essa è realmente: la questione sarda è una questione di libertà e di poteri, non di ritardi.
Quindi Pera dice alla Destra sarda che non ha capito una cipolla di come gira il mondo.
Noi ne siamo felici, ma ci chiediamo: perché si è candidato con questa Destra sarda?
Sa davvero chi sono i suoi compagni di viaggio?
Ci appare catapultato non solo in un’isola che non conosce, ma anche in un tempo che non è più quello che lui pensa che sia e in una parte politica che ha idee diverse dalle sue.
Vorrei ricordare che siamo stati noi sardi a scegliere Christian Solinas e “compagni di spuntino” …
Forse non siamo così intelligenti come crediamo di essere…
In Sardegna gli unici isolati sono i politici. Eppure viaggiano spesso fuori dall’isola, ma probabilmente tengono sempre gli occhi chiusi perche hanno paura di volare…
In una società “normale “, una persona di 80 anni, dovrebbe, per il bene della stessa società, contribuire con la propria competenza e intelligenza a formare una classe politica più giovane capace di dare un futuro migliore alle nuove generazioni .
Invece abbiamo a che fare con pachidermi che si perpetuano grazie alle nomination dei segretari di partito.
In mezzo al vuoto, la superficialità e soprattutto l’impreparazione dei nostri attuali governanti locali, queste analisi rendono la giornata migliore. Grazie.
Purtroppo non è la prima volta che candidano un non sardo in Sardegna si credono talmente forti di poter fare quello che vogliono spetta a noi elettori sardo fare sentire la nostra voce votando e facendo votare uno che ci rappresenti veramente e conosca i problemi della nostra isola quindi facciomoci sentire e facciamo votare Gavino Manca
Assolutamente vero. Per quanto riguarda l’autosvalutazione dei propri tipica in ogni campo dei sardi, per quanto riguarda la conoscenza del territorio di alcuni, non tutti, i nostri politici.
Pera è legato ad alcune farse della destra, che ha avvallato.