Dove sono le democraticissime cancellerie europee? Dove sono? Perché non stanno di fronte ai poliziotti che sparano proiettili di gomma a Barcellona o di fronte ai manganelli sulla testa di persone inermi?
Dove sono i leader europei che non riescono a guardare se non con vergogna il coraggio dei vecchi che scendono in piazza per poter ancora sperare di non vivere nell’inerzia e nell’inedia della storia?
Possibile che solo noi sardi, noi che secoli fa abbiamo trasformato la nostra terra nel Vietnam dei catalani fino a far morire qui da noi la radice del loro imperialismo marittimo di allora, solo noi sardi oggi difendiamo il loro sacrosanto diritto a poter dire e realizzare uno Stato diverso? Quanto ancora l’Europa vorrà nutrirsi del suo cinismo? Non esiste alcun ordine superiore che possa vincere contro ciò che distingue più di ogni altra cosa un essere umano dagli altri esseri viventi: il desiderio di libertà. Nessun manganello può fermare un cuore, un’idea, una visione. Quanto tempo ancora è necessario per capire che la parte divina dell’uomo sta nella sua capacità di sacrificarsi per la libertà e la felicità? Si può deformare un uomo con i fast food, lo si può intossicare con gli iphone, lo si può corrompere col denaro, ma poi accade che di fronte a un incontro che sollecita il suo destino, quello stesso uomo, deforme, intossicato e vilipeso, si pianta di fronte al male e accetta di farsi picchiare per tutti gli uomini della terra. Il volto di Dio è insanguinato, da sempre. Ma vince sempre.
Sul quorum bisognerebbe come minimo discuterne. Posto che io, personalmente, avrei molta difficoltà ad accettare il verdetto di un referendum sull’indipendenza dove ha votato solo il 38% dell’elettorato, c’è da dire che chi non va a votare rinuncia al diritto di dire la sua.
In Italia siamo abbastanza esperti di una particolare modalità di approcciare i referendum: se siamo per il NO o se siamo indifferenti, sobillati esplicitamente dai nostri partiti di riferimento, non ci presentiamo alle urne.
Notare che se questa prassi fosse presa sul serio, e dovrebbe esserlo visto che è una “strategia” di voto, io sarei legittimato a pensare che, ad esempio, chi non ha votato al referendum catalano si è astenuto in quanto indifferente al suo risultato. (Si sapeva che non c’era quorum) In questo senso, chi si è astenuto legittimerebbe il risultato nonostante la bassa affluenza.
Brandire la “legalità” per affrontare questioni di principio è talmente opportunistico da apparire ingenuo.
A esprimere il mio modesto parere, credo non si possa neanche ipotizzare la violazione dei precetti costituzionali allorché un popolo, comunque qualificato e rappresentativo, voglia esprimere la propria volontà politica su questioni di rilevanza collettiva. E’ nientemeno proprio la Costituzione degli stati occidentali a tollerare l’istituto giuridico e democratico della partecipazione diretta del popolo “sovrano”, atto che si esprime evidentemente con le modalità stabilite dalla Legge.
Quanto è narrato dalla cronaca, invece, appalesa il tentativo di reprimere l’identità di una regione spagnola, che si nutre di ideali e valori liberali e democratici, perché in contrasto con gli interessi europei ( l’unione europea territoriale, economica e monetaria ) di cui il Governo di Madrid è fedele scudiero. Tutti parlano di unità statale, fregandosene altamente della unitarietà dei popoli.
Prof. Maninchedda,
evidentemente sono stato frainteso.
Non ho mai pensato e né lo penso che Lei voglia violare la Costituzione.
Semplicemente ribadisco che qualsivoglia rivendicazione dei propri diritti debba percorrere la strada tracciata dalla Carta Costituzionale. Tutto qui.
Rizzuti, che fa? cambia argomento? Lei non ha obiettato sul numero dei votanti. Lei ha attaccato me di violare la Costituzione o di sostenere chi la viola. Ricorda?
Sig. Rizzuti, non tutto quel che è legale è giusto. La legge non è espressione della giustizia, ma del potere.
Se rispettare la Legge significa essere dogmatico, allora lo sono. In Catalogna hanno votato soltanto il 38% degli aventi diritto. Un po’ poco per rivendicare l’indipendenza di un intero territorio. Non Le sembra?
Egregio sig. Rizzuti, io ce l’ho talmente presente che riesco a usare i miei diritti per contestare anche le leggi fondamentali dello Stato senza violarle, facendo così saltare i nervi ai dogmatici come lei, che vorrebbero le leggi degli uomini eterne e immutabili come quelle della natura.
Prof. Maninchedda, ha presente la Costituzione? Quella Legge fondamentale e fonte suprema del diritto posta al vertice nell’ordinamento giuridico di uno Stato?
Ecco, violare la Costituzione significa violare i principi del Diritto posti a fondamento di uno Stato democratico.
Per esercitare il sacrosanto diritto di esprimere liberamente la propria opinione e avanzare proposte di riforma bisogna rispettare, sempre e comunque, la Costituzione.
Altrimenti si passa dalla democrazia all’anarchia.
La saluto cordialmente
Una ulteriore conferma di quanto è difficile il cambiamento.Tutti pronti a “sparare”giudizi a seconda del risultato è saltare sul carro dei vincitori L’indipendenza si conquista giorno per giorno se la popolazione partecipa alla creazione di una struttura amministrativa efficiente ed efficace.