di Paolo Maninchedda
Oggi i giornali cominciano a correggere l’orizzonte di senso (sbagliato) generato dalla manifestazione dell’altro giorno.
Si comincia a comprendere che la conoscenza puntuale dei problemi fa emergere con chiarezza una costante delle tante crisi della Sardegna: sotto sotto c’è sempre un conflitto tra gli interessi nazionali dei sardi e quelli degli italiani.
Prendiamo il caso latte. Mi pare si cominci a capire che è sbagliato, profondamente sbagliato, protestare contro la Regione e pretendere che si mettano soldi sardi a compensare le distorsioni di mercato che per altri prodotti vengono corrette con soldi europei. Il Ministro Martina non va ringraziato, va incalzato a non toglierci ciò che ci spetta. È un altra prospettiva. Oggi la Sardegna ha di fronte un governo italiano debolissimo politicamente e in balia degli apparati ministeriali che producono verso al Regione solo impugnative e ricorsi strumentali, volti solo ed esclusivamente a non lasciare ai sardi la ricchezza che producono o possono produrre.
Sui trasporti, sui mercati, sul fisco, sull’istruzione, sulla ricerca, l’Italia è un competitor della Sardegna. Queste cose le vado ripetendo dall’inizio della legislatura; sono stato messo in dura minoranza (cioè da solo) quando dicevo che col Governo italiano poteva esistere una sola relazione, quella competitiva. Oggi, anche i colleghi di Giunta più tiepidi su questa prospettiva, dopo aver sperimentato la slealtà strutturale, endemica, profonda, dolosa e ripetuta, dello Stato e del Governo italiani, cominciano a parlare della necessità, e non più dell’opportunità, del conflitto con lo Stato.
In mezzo a tutto questo, la Coldiretti sarda sceglie il governo italiano come alleato e la Regione Sardegna come competitor. Incredibile. I dirigenti Coldiretti sono persone stimate e stimabilissime, ma non vedono minimamente la questione nazionale sarda che sta sotto, davanti e sopra i temi in discussione.
Come non la vedono quei sindaci che stanno interpretando il loro ruolo come capi corteo e non come uomini di governo.
Chi ha privato i Comuni delle entrate necessarie al mantenimento dei servizi? Il Governo italiano.
Chi ha varato le norme assurde sul bilancio armonizzato? Il Governo italiano.
Chi ha incasinato gli appalti in corso d’opera? Il Governo italiano.
Chi ha fatto dell’Anac il nuovo collo di bottiglia dell’amministrazione pubblica? Il Governo italiano.
Chi ha abolito la cassa integrazione sostituendola con astrazioni e subordinazioni, mettendo a reddito zero migliaia di famiglie? Il Governo italiano.
Chi non ha chiuso neanche una vertenza industriale di rilievo (da Alcoa a Eni a Ottana Polimeri)? Il Governo italiano.
Eppure, Coldiretti ringrazia Roma e attacca Cagliari, e un numero limitato ma non banale di sindaci interpreta il proprio ruolo come guida della piazza contro la Regione, cioè contro i sardi. È il segno di un’assenza di coscienza nazionale su cui dobbiamo lavorare, ma anche di una deriva del ceto di governo che sta fuggendo dal proprio ruolo (governare e risolvere i problemi) per scivolare in quello più semplice della mera rappresentazione dei bisogni. Non ci si candida a guidare un paese promettendo di guidare i cortei o evocando sempre l’intervento di altri per qualsiasi problema la realtà proponga. Ci si candida impegnandosi a realizzare un programma di governo aderente ai problemi e agli interessi reali.
Prima la coscienza della coesione tra noi derivata dai nostri valori e dai nostri interessi, dopo la competizione interna sulle nostre strategie di governo e sulla loro qualità e efficienza.
Mai più sardi contro sardi. Scriviamocelo nei cuori.
mauro manca, se è plausibile interrogarsi sulle due questioni in “ambito del tuo compasso”, la fine del tuo post la dice tutta sulla tua visione della “mission” del politico: se fossi tu assessore le strade di casa tua sarebbero lastricate in oro.
Egregio Assessore, quello che Lei dice avrebbe un senso solo se in Sardegna facessimo tutto quello che è necessario fare per risolvere i nostri problemi, invece così non è. Lo si vede ogni giorno, basta uscire dagli uffici ovattati della Regione e stare in mezzo alla gente. Per non essere vago e qualunquista però le voglio fare due esempi che rientrano nell’ambito del mio compasso: il mancato rinnovo delle concessioni demaniali marittime a fini di pesca ed acquacoltura è costato ai Sardi la restituzione di 4 milioni di euro nel periodo di programmazione comunitaria 2006/2013, ed oggi rischia di rendere vana la spendita di buona parte del 13 milioni di euro disponibili. Posto che le norme di attuazione dello Statuto Regionale
(D.P.R. 24 novembre 1965, n. 1627 (1)
Norme di attuazione dello Statuto speciale per la Sardegna
in materia di pesca e saline sul Demanio marittimo e nel mare territoriale
(1) Pubblicato sulla Gazz. Uff. 8 febbraio 1966, n. 33.
1. Le funzioni amministrative dell’autorità marittima statale concernenti la regolamentazione della pesca, i divieti e le autorizzazioni in materia di pesca, le concessioni, la sorveglianza, i permessi per il versamento nelle acque dei rifiuti industriali, nonché quelle concernenti le saline, relativamente al Demanio marittimo ed al mare territoriale sono trasferite all’Amministrazione regionale della Sardegna.
2. I provvedimenti concernenti le concessioni di pesca e di saline e l’esecuzione di opere sul Demanio marittimo e nel mare territoriale sono adottati dall’Amministrazione regionale, previo parere favorevole da parte della competente autorità statale sulla compatibilità con le esigenze del pubblico uso.
3. Gli organi statali addetti alla sorveglianza sulla pesca marittima esercitano le loro funzioni d’intesa con l’Amministrazione regionale.
dicono chiaramente che il compito di legiferare e persino di determinare i canoni demaniali è nostro, ed allora con chi dobbiamo prendercela? Le ricordo che questo era uno dei temi della richiesta di Coldiretti!!!
Per quanto riguarda la Fauna selvatica IDEM, siamo noi a dover intervenire e non lo facciamo.
Allora carissimo Onorevole, mi dispiace davvero che Lei, che rappresenta uno dei pochissimi esponenti della Giunta Regionale che hanno una personalità in grado di invertire la rotta, non indirizzi le sue energie verso questo percorso di ritorno alla dignità dei Sardi che si esprime con i fatti e non con le pur commoventi enunciazioni di principio.
Rivendichiamo la nostra autonomia legiferando su materie di nostra competenza ed appropriamoci dei nostri diritti.
Coldiretti ha fatto appelli a Regione e Stato, la verità è che la Regione non ha mai risposto, ma certamente Lei non può saperlo visto che si occupa di infrastrutture.
….approposito, io viaggio quotidianamente sulla 131 e non mi spiego come mai i chilometri con l’asfalto peggiore siano proprio quelli vicino a Macomer.
Mauro Manca
COLDIRETTI IMPRESAPESCA
Analisi perfetta… ma ogni vertenza ha una storia a sé, siamo sicuri che qualcuno non abbia fatto richieste a Roma un po’ troppo larghe?
chi paga i manager più di tutti?