Oggi L’Unione Sarda a p. 9 scrive una grande pagina di indipendenza e di libertà. Ci vuole coraggio a fare ciò che fa, perché un’azienda è sempre esposta alle ritorsioni dell’unico vero potere della Repubblica italiana che può privare della libertà: la magistratura. Ci vogliono coraggio e libertà, e il più antico giornale della Sardegna oggi ha dimostrato di possederne.
Il giornale di Sergio Zuncheddu comincia (ed è già molto) ad accendere la luce sugli sms del dottor Luca Palamara (che personalmente sono convinto alla fine del linciaggio sarà condannato al massimo per irsutismo) che riguardano la Sardegna.
È solo l’inizio. Mancano ancora i bei nomi di qualche parlamentare che, peraltro, aveva tutto il diritto di chiacchierare con chi voleva, come anche lo aveva il dottor Palamara.
Io, però, (uso la prima persona per non fare del male a nessuno e perché dal 2015 vivo una battaglia durissima contro un nemico occulto) non sono interessato al gossip; sono interessato a scoprire come sono stati nominati i procuratori della Sardegna, come si sono comportano rispetto alle loro istanze, se anche loro chiacchierano al telefono, se anche loro chiedono favori, se anche loro militano in partiti interni, che cosa si dicono, che battute fanno, come apparirebbero se le loro conversazioni venissero fatte a pezzettini con malvagità da qualcuno della Polizia Giudiziaria che si avventurasse anche (come la Pg fa sempre con i poveri mortali) a tracciare un loto profilo psicologico per poi affidarlo al pubblico ludibrio.
Sono molto interessato a capire come lo scontro sulla Procura di Cagliari si sia legato ad alcune inchieste inabissate. Sono molto interessato a capire perché Oristano, o meglio, le nomine di Oristano sarebbero state un errore.
Sono molto interessato a capire (e servirebbero delle belle conferenze stampa, con scudetti, gagliardetti, bicipiti e pettorali esposti, encomi pronti e carriere rapidissime realizzate sulla carne di gente normale venduta alla pubblica opinione come pezzi di malacarne) perché il Csm, dinanzi a ordinanze di altri magistrati che censurano il modus operandi di qualche Procura ha scelto di non considerarle.
Sarei curioso di applicare ai magistrati corrispondenti di Palamara lo stesso metodo che applicano loro, per cui il comportamento di uno viene spalmato su tutti i suoi interlocutori.
Su forza, lor signori con un po’ di rogna sotto le toghe, scegliete che fare: o accendete la luce o continuate a grattarvi. Ma non negateci una bella conferenza stampa, suvvia.
Gentilmente sarebbe opportuno individuare i nomi di tutti i magistrati che, sfruttando i metodi poco ortodossi per non dire mafiosi delle correnti, hanno scavalcato colleghi più validi (semmai non iscritti a queste forme di mercimonio) per farsi nominare a capo delle Procure (si immaginano i ricatti economici e politici su alcune indagini e processi importanti).
Che siano semplicemente degradati a PM se non radiati con lo stesso meccanismo con cui hanno radiato Palamara che seppur colpevole non ritengo debba essere il solo anodo di sacrificio.
Molti dovrebbero garbatamente andarsene. Palamara non era solo al telefono. Se c’è stato reato altri sono coinvolti. L’ambiente è malato, non infettarsi difficile. Non solo in magistratura.