Ovviamente c’è da aspettare e da verificare se le indagini in corso su Esselunga e su una cooperativa del gruppo Sicuritalia si concluderanno con un giudizio di colpevolezza oppure no.
I fatti contestati a Milano meritano però una robusta attenzione in Sardegna, dove sono tantissime le istituzioni e le società che usano per logistica e sicurezza cooperative di servizi, le quali forniscono manodopera pagata con stipendi, onestamente, da fame.
La Procura di Milano ha chiesto e ottenuto l’amministrazione giudiziaria per una cooperativa di cui Esselunga si serve (135 milioni di fatturato e 7.000 dipendenti) per una ipotesi di reato grave come il caporalato. L’accusa nasce dalla trasposizione nel penale di sentenze del giudice del lavoro e della Cassazione che hanno cominciato ad affermare che lo sfruttamento del lavoratore non dipende solo da vessazioni , ma anche già a partire da un salario che, anche se previsto da un contratto collettivo nazionale (si tratta del contratto “Vigilanza privata e servizi fiduciari), risulti sproporzionato rispetto al lavoro svolto (5,3 euro l’ora) e tale da collocare il lavoratore sotto la soglia di povertà e da impedirgli di condurre una esistenza dignitosa (650 euro netti).
Quanto è diffusa la stessa situazione in Sardegna? Perché grandi gruppi e grandi società, nonché pubbliche istituzioni, anziché assumere il personale lo fanno transitare in cooperative infernali, spesso gestite da parenti, affini o amici dei titolari? Ovviamente non tutte le cooperative sono così, ne conosco anche di buone e oneste. Ma il male è comunque molto diffuso.
L’ordinanza milanese è interessante (sempre che regga il vaglio del tribunale) perché ritiene irrilevante che si tratti di retribuzioni accettate dai lavoratori. Infatti la Guardia di Finanza (una volta tanto impegnata al fianco di deboli e non per celebrare se stessa) argomenta che si tratta di consensi dettati dal bisogno e spesso maturati sotto la pressione di “rilievi disciplinari strumentali o di sedi lavorative disagevoli e/o distanti da casa”.
Questi metodi sono stati usati anche in Sardegna e il giudice del lavoro è intervenuto per sanzionarli, ma i giornali non ne hanno parlato così da permettere ad alcuni facoltosi imprenditori di poter continuare a presentarsi quali benefattori del benessere sociale quali oggettivamente non sono.
L’inchiesta indaga poi i consorzi di cooperative e un meccanismo di gestione dell’Iva su cui bisognerà attendere sviluppi, ma che se fosse come viene rappresentato dalle Fiamme Gialle sarebbe veramente un diabolico raggiro.
Tra i clienti della società indagata c’è anche la Regione Sardegna.
Il lavoro mal pagato o sottopagato è una piaga morale e sociale. La ricchezza prodotta sullo sfruttamento anche formalmente legalizzato gronda sangue, sudore e disperazione, non può essere motivo di orgoglio. Quando ho letto diverse sentenze del giudice del lavoro, ho smesso di frequentare anche occasionalmente alcune persone che mi si erano presentate come degne e socialmente impegnate. Non era vero. Meglio tardi che mai: loro da una parte e io dall’altra. La loro ricchezza puzza di imbroglio e sfruttamento.
Signor Manichedda,
è da poco che leggo i Suoi scritti, che dire?
Tanto scrive, tanto, giustamente “dileggia”, l’avversa compagine, la Sua, in cuor mio, tanto mi brama pensare che sia scevra da interessi personali;unicamente il Suo scrivere sia leale all’amore del nobile Popolo sardo qual io appartengo.
Fa uso dell’avverbio onestamente per descrivere paghe da fame.
Non avverbi, ma candelotti di dinamite.
Scrive dell’Esselunga.
(sempre che regga il vaglio del Tribunale)
A tanto necesita aspettare? Le paghe sono congrue a coloro che marcificano il proprio vivere, oppure sono “onestamente da fame”?
Se così fosse, Lei che ne ha le capacità, che aspetta a chiamare a raccolta il Popolo sardo per la Sacra rivolta?
Non barricate, saremmo perdenti. Bloccare gli attracchi, sono pochi e facili da difendere.
Quanto agli aeroporti, in un isola mutila di approdi anche gli aeroporti si ammutoliscono.
Sempre presente, sempre in prima linea.
Sasha.
Maurizio, se Lei è così (e non ne dubito) mi complimento perchè la notte, quando si appresta al riposo, la sua coscienza non avrà da rivendicare alcunchè al suo operato quotidiano
Buongiorno, io purtroppo appartengo alla categoria dei datori di lavoro, si proprio nel settore dei servizi fiduciari, ed i miei ragazzi hanno stipendi da 1500,00 euro al mese mentre le aziende non vogliono pagare il giusto ma sempre tirare dove vogliono loro…
Un mio dipendente, o meglio ex dipendente mi ha definito una mosca bianca perché nonostante tutto riesco a mettere in tasca a questi ragazzi stipendi da 1500,00 euro e più al mese.
Ho solo sedici dipendenti e lavoro tra Emilia Romagna,Veneto e Lombardia ma è difficile trovare un cliente che paga il giusto!
Se pagassero quei 20 euro l’ora per servizio, sarebbe facile pagare stipendi adeguati, bonus e quant’altro ma quando devi fare i conti con tasse, contributi, IRPEF e spese varie è difficile per un cliente che ti offre undici euro orari!
Dovrebbero indagare anche il cliente che ti dà l’appalto!
No. Votare meglio. Non lamentarsi. Segnalare
E dunque, sig. Pusceddu, che dobbiamo fare? Arrenderci?
E inutile lamentarsi dopo che si e andati a votare una classe dirigente Politica che pensa solo a sé stessa ,ai parenti.amici siamo sotto la dittatura della Lega e Comp.
In Sardegna siamo diventato schiavi l’uno del l’altro, questo vivere è pura tirannia!! È necessario che si crei una class action composta di persone che hanno a cuore il bene del prossimo. Lo Stato ha dipartimenti vari tra cui Dia etc.. creati per combattere il crimine mafioso. È arrivato il momento che il Popolo Sardo crei un dipartimento antisfruttamento sul lavoro. È necessario creare un sistema di supporto vero per le persone. Basterebbe un po’ di solidarieta’ attiva, e prendersi l’uno a cuore del l’altro per vincere su questi poteri su questi oppressor che rendono tutti piu’poveri tristi e soli. La Sardegna non puo’ piu’ sopportare, poverta’ desolazione e arretratezza!! Unitevi e non fatevi Politicizzare Strumentalizzare!
Grande sono in tantissimi a pensarla come te ma hanno paura ma avrebbero più coraggio se le istituzioni le sentissero più vicine comprese le organizzazioni sindacali.
I ladri di beni privati passano la vita in prigione e in catene, quelli dei beni pubblici negli onori e nelle ricchezze. Lo diceva il politico Marco Porcio Catone già 200 anni prima che nascesse Nostro Signore Gesù Cristo.
Credo proprio si dovrebbe indagare su chi impone salari da fame e orari sa schiavi
Io non sono un cliente, un consumatore, ne’ un fruitore di servizi.
Non sono un lavativo, un approfittatore, un mendicante, ne’ un ladro.
Non sono un numero della previdenza sociale, ne’ una lucetta su uno schermo.
Ho pagato le mie quote, mai un centesimo di meno, e sono fiero di averlo fatto. Non faccio inchini ma guardo il mio vicino negli occhi. Io non accetto o vado in cerca di elemosina.
Il mio nome è Daniel Blake, sono un uomo, non un cane, e come tale chiedo i miei diritti. Io domando di essere da voi trattato con rispetto.
Io, Daniel Blake, sono un cittadino, niente di più e niente di meno.
Sull’argomento mi permetto di segnalarle due film di Ken Loach,visto che il cinema italiano non tratta l’argomento, :I Daniel Blake; Sorry we missed you.
Non sarebbe male anche una bella inchiesta sugli stipendi e le condizioni di lavoro nei grandi resort, quelli che vincono ogni anno gli “awards”.