Oggi la notizia è l’iscrizione nel registro degli indagati di cinque persone per i morti da Covid a Sassari.
Il problema è sempre il processo in piazza, i nomi buttati alla dilaniazione pubblica, la larghezza delle maglie con cui si indaga, per cui inizialmente ci passano tutti, per poi, patita la pena del processo, giungere a selezionare con esattezza i colpevoli.
A Sassari sono stati commessi molti errori, ma tra i primi responsabili dovrebbero annoverarsi coloro che avevano e hanno il potere e il dovere di predisporre il contrasto alla malattia, cioè i vertici della Giunta regionale. A marzo Sassari aveva numeri ben diversi da Cagliari, eppure non risulta che siano state adottate misure diverse.
Non solo a Sassari si chiusero le Rsa con i malati dentro.
Ricordo solo il caso di Bitti come esempio contrario, laddove il sindaco separò gli anziani infetti da quelli non infetti.
Insomma, c’è la pagliuzza e c’è la trave, c’è il reato da corsia e c’è il reato di Stato. Sembra di rivedere il film dell’uranio impoverito: colpevoli i comandanti in campo, assolti ministri e Capi di Stato Maggiore.
Non era un medico, a marzo, a dire che le cose erano sotto controllo.
Non è stato un medico a inventare il vuoto per pieno negli ospedali Covid mentre la gente moriva a Sassari e ha continuato a morirci con gli ospedali Covid semivuoti.
Non è stato un medico a non rifornirsi adeguatamente di materiali di protezione da fornire a infermieri e medici in prima linea.
Non è stato un dirigente amministrativo a organizzare un circuito di informazioni con i sindaci che fa acqua da tutte le parti.
Non è stato un direttore di servizio a organizzare un pessimo servizio con i pazienti, al punto che se si ha la sventura di essere colpiti dall’infezione, si deve sommare alla malattia il rischio della dimenticanza nella clausura.
Non è stato un medico, mi pare, a autorizzare le discoteche d’estate.
Ma c’è di più.
In questa situazione pandemica, chiunque concorra, per di più a costi aggiuntivi per le casse regionali, a aumentare il rischio del contagio, dovrebbe risponderne.
La Giunta regionale e la maggioranza di centrodestra hanno scelto consapevolmente di non celebrare le elezioni amministrative della Sardegna insieme a quelle suppletive per il Senato (cosa che avrebbe fatto risparmiare qualcosa come 5 milioni di euro), lo scorso 20-21 settembre.
Per questa geniale decisione, che ha precisi responsabili, le elezioni amministrative della Sardegna si stanno svolgendo in questi giorni in modo surreale, senza veri confronti, con le case chiuse e sempre più chiuse, ma porteranno migliaia di persone a muoversi e a incontrarsi per votare.
Questo, però, non è ritenuto un reato, nonostante abbia tutte le fattispecie per essere annoverato tra i casi di dolosa predisposizione di circostanze epidemiche.
Come non è un reato, mentre imperversa l’epidemia, abbassare i titoli richiesti per fare i commissari delle Asl, dando l’esempio, a partire dal manico, di come si reagisca all’emergenza con il faccendismo esasperato che porta ad adottare, per la Sardegna, una legge speciale per la Calabria, pur di sistemare qualche accolito da qualche parte (la Giunta Pigliaru fece delle graduatorie sui titoli dei nominati; la Giunta Solinas le ha eliminate. Lo ricordo a quei PM che hanno criminalizzato le legittime scelte politiche della Giunta quando al governo regionale c’erano gli indipendentisti democratici, e ora che la più selvaggia lottizzazione, per di più incapace e inefficace, si svolge sotto i loro occhi, non muovono un ciglio).
È questo selezionare il topo di campagna e lasciare sempre a piede libero il topo di città che trovo disgustoso nell’agire costante della magistratura italica.
È o non è sotto gli occhi di tutti che mentre imperversava e imperversa l’epidemia, il Governo regionale era ed è a dir poco distratto a autorizzare discoteche, inventare polemiche sui passaporti sanitari, moltiplicare le province e le Asl, fare leggi retro e post-attive sui requisiti dei direttori generali e quant’altro?
E di fronte a questo circo dell’impunità adesso la magistratura sceglie cinque persone e le dà in pasto all’opinione pubblica come uniche colpevoli della morte di undici persone? Che strazio!
«Non è sempre cosi?» Ite dimandha!
A bonos contos, errare humanum est! E de su restu sos Sardos… za semus «Dimónios», fortza ‘militare’ (de s’esércitu de Brancaleone) organizada, armada e pagada.
E si dimónios, tandho sighimus!!!
Sa vigliacheria no connoschet colores e ne categorias: connoschet, a su contràriu, númenes e sambenados e postu ocupadu, mancari in «Magistratura».
Distinghimus solu vigliacheria de vigliacu, ca sa vigliacheria est sempre cussu fàghere vigliacu, in eternu; ma su vigliacu (númene mascru e/o fémina) no est unu fóssile, est unu cristianu biu chi podet e mancari fintzas cheret irballare, ma chi est a tretu de si pòdere e chèrrere currèzere.
E sempre ora za est!!! Ca su tempus de sa libbertade e responsabbilidade (a diferéntzia de sos animales chi no ndh’ant previstu in peruna leze ne divina e ne umana) est como, inoghe (hic et nunc, si lis piaghet de prus) e no cussu de su post mortem, apustis interrados cun destinatzione fóssile!!!
Intanto il sergente Garcia si circonda di 80 caporali.
Ci sono responsabilità ad ogni livello. Sono d’accordo, la politica prende decisioni importanti, ma poi nella realtà sono i medici, gli infermieri, i volontari, persino i militari quando chiamati di rinforzo, a dover fare bene e con giudizio.
Nessuno può assolversi: se le cose sono andate male la colpa è di tanti. Come d’altronde anche qui è stato notato.
Che poi si preferisca indagare chi non occupa posizioni di prestigio, non stupisce proprio: non è sempre così? Chi non ha potere è più semplice da colpire.