Il 31 dicembre dell’anno scorso è scomparso Angelo Mureddu.
I familiari, nel necrologio pubblicato sui giornali, lo hanno qualificato mastru de iscola elementare.
Bachisio Porru lo ha ricordato nell’ultimo numero dell’Ortobene, il giornale della diocesi di Nuoro.
Cosa sia in realtà la memoria dei defunti è arduo a dirsi. Non è solo ricordo; quanto più chi è mancato ci è stato vicino, tanto più il ricordo pare essere vita.
Difficile pensare che i defunti si aggirino nei cimiteri. Dove sono lo sanno solo loro, ma con certezza parlano ancora nelle anime di chi li ha amati e, spesso, anche in quella di chi li ha odiati, perché il male lo facciamo tutti e, spesso, non facciamo in tempo a rimediarvi.
Di Mastru Mureddu mi ha colpito il profilo che ne ha tracciato Porru, perché mi ha riportato alla memoria non poche figure di persone oneste, laboriose, impegnate, cui in molti dobbiamo qualcosa e che hanno evitato con cura le luci della ribalta.
Sono gli eroi anonimi che hanno saputo dare importanza ai gesti e alle parole, ai mestieri e agli impegni che invece in molti hanno fatto e fanno per dovere o per abitudine.
Sono coloro che hanno dato valore all’esistenza di chiunque abbiano incontrato sulla loro strada.
Sono quelli che ti hanno guardato con una profondità che ti ha portato a non dimenticarti il loro sguardo. Spesso sono stati i veri intellettuali-maestri dei paesi della Sardegna.
Angelo Mureddu diceva di aver avuto la fortuna degli incontri giusti.
Verissimo.
Incontrare un maestro di vita e di cultura vale spesso più della frequenza dell’Università e di un Master. E spesso i maestri elementari sono e sono stati questo per molti bambini. Io ne ho avuto uno che era un autentico burbero benefico, fissato con la matematica e l’arte, cioè con l’urgenza di dare forma alla realtà. Era incapace di fornire istruzioni per difendersi dal male, proprio e altrui, e infatti questa è la mia più grande lacuna, quella che lui non poteva saper sanare perché il male gli era estraneo. Eppure, il suggello di logica, disciplina concettuale, anarchia fantastica e libertà me lo lasciò dentro, fino ad oggi.
Dopo i maestri elementari, in genere, nel cursus honorum di un ragazzo di paese c’è sempre un prete. La generazione precedente la mia fu folgorata da un francescano missionario che insegnò loro che il vangelo non può educare al potere, semmai lo smaschera. Fu il maestro della sinistra buona del mio paese; i maestri cattivi, quelli che fiancheggiarono il terrorismo, rimasero nell’ombra e io ne conobbi i nomi attraverso una donna fantastica che li conosceva e se ne tenne a distanza. Io seppi della seduzione della violenza e me ne scappai, forse memore dell’estraneità al male che si respirava al fianco di maestro Mura.
Incontrai un altro prete, interessato più a Dio che alla storia e iniziò il tormento che ancora mi tiene in vita, perché la pretesa di conoscere .
Angelo Mureddu incontrò Albino Bernardini, citato da Porru come se tutti lo conoscano. Ma non è più così, purtroppo.
Mi sono interessato a Bernardini due volte: quando la mia università gli concesse la laurea honoris causa (2005) e quando, grazie a Nicola Tanda, conobbi Memorie del tempo di Lula di Antoninu Mura Ena e da lì, a ritroso, arrivai a Bernardini e al suo Le bacchette di Lula. Siamo dentro un nodo della pedagogia italiana, di fronte a personaggi del calibro di Gianni Rodari; siamo di fronte alla scoperta della scuola vera, dei diversi livelli di partenza degli alunni, dell’incidenza dei contesti sugli apprendimenti, dell’importanza dell’educazione alla cittadinanza oltre che alla grammatica. E il pensiero inevitabilmente si volge anche a figure come don Milani, altro grande compagno di fughe fantastiche nell’eroismo della povertà e della fratellanza.
Di gente come mastru Mureddu e come il mio maestro Mura ce n’è tanta. Sono tutte quelle brave persone che fanno il proprio dovere ispirandosi a valori universali. So perfettamente che non serve a nulla, ma il mio Mattutino di oggi è un grazie a loro, alla scintilla di destino che hanno saputo e sanno rappresentare.
Dai vostri commenti capisco che avete avuto una grande fortuna. Avete avuto l’onore di conoscere una grande persona e uno straordinario maestro. Beati voi, nella mia infanzia , maestri di vecchio stampo sempre con la bacchetta in mano. Pessime persone; capaci di insegnare solo aste
quest post ha sollecitato in me ricordi e riflessioni sulle figure che hai citato, maestri, preti, allenatori, che sono diventati fondamenti della nostra educazione e dei nostri valori; su di essi potrei scrivere pagine e pagine.
un interrogativo che quasi mi spaventa nasce automaticamente: chi ha sostituito queste figure? a chi affidiamo la crescita morale e culturale dei nostri figli e nipoti? facebook e simili? smartphone? sky calcio?
viva maestra caterina e padre ezio, viva don antonello e mister antioco, viva i circoli politici e il corso
Grazie Paolo. La tua ripresa della figura di Angelo è esemplare. Meriterebbe una riflessione sistematica sulla figura di quegli insegnanti che hanno davvero fatto la storia della scuola.
Il mio è un intervento in sintonia con quelli che mi hanno preceduto. Anche io, toccata nel profondo dal tuo ricordo, ho immediatamente pensato a mia madre, maestra elementare,
Per me esempio di rettitudine e giustizia e comprensione delle diversità. Colei che con l’esempio mi ha insegnato il senso del dovere. Davvero una generazione di grandi Maestre/i…
Caro Paolo,
ho letto con commozione il tuo Mattutino perché ho rivisto, come in un film, mia madre Emilia e mio padre Antonino, maestri della Scuola Elementare a Burcei, nei primi anni ’50, ciascuno con oltre 40 alunni, impegnati nell’esercizio dei loro compiti ma sopratutto nel trasmettere valori, gli stessi che io ho ricevuto e insegnato ai miei figli. Mamma è stata anche la mia maestra in prima elementare e non posso dimenticare la mia prima pesantissima brutta figura, fatta davanti a tutti i miei compagni, quando io, che la sera prima non avevo fatto i compiti nonostante le sue raccomandazioni, sono stato il primo ad essere chiamato e li ho capito che l’essere figlio della maestra non implicava privilegi e favoritismi ma bensì il dovere di dare il buon esempio …. .Un pensiero particolare va anche alla mia maestra Francesca Regoli, 5^ elementare, che mi ha trasmesso il dono della curiosita’.
Grazie Paolo per avermi fatto sognare e scusa a tutti coloro che posso aver annoiato con i miei ricordi,
Franco Salvato
Grazie Paolo per aver ripreso la figura di Angelo e il ruolo dei maestri che hanno fatto la storia della nostra scuola e dato un grande contributo alla formazione di tante generazioni. Il sindaco di Gavoi vuol ricordarne la figura. Potremmo riprendere il discorso in quella occasione.
Ottimo ricordo di una persona che e’ stato un grande educatore non solo a scuola ma anche nel contesto civile: a me ed ai giovani della mia generazione ha insegnato rispetto, amore per la Sardegna e la cultura sarda ed un impegno costante per la crescita della Comunita’ – Grazie, Angelo: lasci un bel patrimonio a tutti noi – Ignazio Urru
Paolo, non è vero che non serve a niente. Serve a tanto. Serve a molti.
Caro Paolo non sai quanto mi abbia fatto piacere leggere la tua nota di oggi. I miei genitori erano maestri elementari con quelle caratteristiche e sicuramente hanno lasciato un segno indelebile su quanti hanno avuto la fortuna di averli come maestri. La scuola elementare è il vero primo mattone che, se posizionato bene, darà solidità al palazzo che sarà la nostra casa, la nostra vita. Grazie
Per tutte le persone oneste incontrate. A cui piaceva sapere. Che ascoltavano. Che parlavano quando avevano qualcosa da dire. E ora sono la voce dentro di noi.