di Paolo Maninchedda
Siccome sono distratto, ieri mattina ho parcheggiato proprio là dove avrei dovuto esporre il disco orario e, ovviamente, non ho esposto nulla. Morale: alle ore 15.30 la macchina si era volatilizzata verso l’autoparco della Polizia muncipale in Viale Elmas, a Cagliari.
Vado, mi sottopongo al piccolo supplizio del verbale e della multa e infine vengo ammesso al pagamento degli oneri per il carro attrezzi. Mentre si concludeva questo rito punitivo, mi sento chiedere:
«Le elezioni come vanno?». A parlare, incredibilmente in modo umano, l’esattore dell’autoparco, il Caronte della mia macchina.
«Bene, se ci voterete», rispondo.
«Eh, ma voi cosa volete fare»” mi chiede, con espressione di chi sa di dover essere convinto e di non dover fare la fatica di convincere.
«Vogliamo fare l’indipendenza della Sardegna».
«Eh certu! Non ci sono riusciti gli altri e ci riuscite voi?»
«E Lei pensi quello che le pare. Noi siamo più pazienti e determinati e la faremo. Non ci importa fare le amministrative di Cagliari, di Olbia o di Carbonia, o di Siniscola o di Baunei o di Dorgali ecc. ecc. per promettere una città di diamante con tutti i cittadini buoni, sani e colti. Ci interessa costruire i presupposti dell’Indipendenza ovunque».
«Ah?»
«AH!»
«Arrivederci»
«Arrivederci»
Sorriso.
Sorriso.
Questa è la campagna elettorale: si marca a uomo!