Oggi 2 aprile 2024 Sergio Zuncheddu, editore del Gruppo Unione Sarda, firma un lungo editoriale sulla prima pagina del primo quotidiano sardo, che è il suo.
Non è la prima volta che Zuncheddu utilizza la posizione di eccellenza del suo giornale per esprimere la sua linea; ormai ha abituato i suoi lettori a vederlo come un editore-direttore, cosa non frequente né in Italia né all’estero. Non so quanti leggeranno il testo, ma suggerisco di farlo, perché significa più di quel che dice. Si noterà che per ben due volte l’editore usa la parola ‘schiettezza’: è chiaro che non vuole essere frainteso.
La struttura dell’articolo è molto chiara: dopo aver ricordato cos’è il Gruppo Unione Sarda, cioè un sistema editoriale che solo nel web accumula giornalmente un milione di contatti, e aver sottolineato da un lato la correttezza delle testate del Gruppo durante la campagna elettorale, dall’altro i ruoli che la competizione ha riservato a chi ha vinto (governare) e a chi ha perso (controllare), Zuncheddu scrive che chi fa informazione ha il dovere di concorrere alla formazione dell’opinione pubblica dando conto della corrispondenza o della distanza tra dichiarato e eseguito. Detto ai Cinquestelle, al partito della retorica populista indisponibile alle verifiche e alla dialettica, è più di una dichiarazione di guerra, è una manifestazione di indipendenza. Zuncheddu sta dicendo alla Superficiale Lubente: «Bada, vivo del mio, posso permettermi un giornale in perdita per i prossimi vent’anni senza che mi accada alcunché, sono solido con le banche non perché mi manchino i debiti, ma perché riesco a pagare le rate dei mutui e dunque sono libero da condizionamenti; non ho nulla da chiederti, ma ho capito che ti sei schierata con chi mi vuole soffocare. Me lo confermi?».
Ciò che ha innescato la reazione dell’editore è stata l’intervista rilasciata dalla Superficiale nel giorno di Pasqua, con la quale Ella si è dichiarata a favore di ciò che Zuncheddu chiama la ‘privatizzazione’ della gestione degli aeroporti sardi e ha fatto sapere di avere già incontrato F2i e Camera di Commercio di Cagliari, cioè i due soggetti che con più determinazione la stanno costruendo.
A questo punto bisogna far entrare in gioco un terzo nome, l’ing. Maurizio De Pascale, presidente della Confindustria sarda, Presidente della Camera di Commercio di Cagliari, solidissimo immobiliarista dell’area cagliaritana, partner privilegiato di grandi gruppi italiani (in testa a tutti Terna), editore insieme ad altri della Nuova Sardegna, titolare delle aree ex Fas, vicine all’aeroporto di Elmas, nel quale immagina di realizzare un grande centro commerciale collegato con l’aeroporto.
Zuncheddu reagisce a un accerchiamento: il suo centro direzionale in Piazza Unione Sarda e il suo centro commerciale di Santa Gilla sono esattamente lungo l’asse strategico ovest di Cagliari, quello che si sviluppa verso l’aeroporto. De Pascale, che vuole dare vita a strutture commerciali concorrenti con quelle dell’editore dell’Unione, ha circondato Zuncheddu prima col controllo di enti e istituzioni (Camera di Commercio, Società di controllo dell’aeroporto, rapporti politici privilegiati con il Pd e con l’area del centrosinistra che ha vinto le elezioni, compresi gli enti locali interessati) e adesso lo minaccia di stritolamento con le azioni conseguenti all’egemonia territoriale e politica conquistata.
Personalmente non sono convinto che abbia ragione Zuncheddu quando parla di privatizzazione degli aeroporti (F2i è lo Stato italiano, essendo governata da Cassa Depositi e Prestiti, né mi convince fino in fondo la teoria della necessità di un maggiore peso della Regione nelle attività di gestione degli scali. Penso che a breve F2i chiuderà Alghero, perché in realtà se ne era fatta carico in un quadro di restituzione di attenzione verso il territorio dei suoi investitori sardi, non certo per ragioni di convenienza. Come pure penso che F2i abbia mandato a trattare con la vecchia Giunta regionale dei grossolani prepotenti che hanno meritato la guerra).
Però penso che abbia ragione nel voler reagire a un accerchiamento politico-imprenditoriale che non ha precedenti nella storia se non ritornando ai tempi di Rovelli. Il sistema sardo che ha vinto le elezioni è una sistema di rapporti politici e imprenditoriali tanto sfuggenti nel profilo pubblico quanto costringenti nella pratica comune. Zuncheddu non reagisce perché liberal-socialista, come lui si sente al di là di come realmente è; Zuncheddu reagisce perché ha riconosciuto prima di altri la macchina egemonica che si è messa in moto. Non è solo e tanto cultura liberale, è istinto di sopravvivenza. L’articolo di oggi è un guanto di sfida di chi, prima di sguainare la spada, manda cortesemente i padrini. Ma è guerra, non cortesia.
A noi estranei al nuovo e al vecchio corso del potere, tutto questo che importa? Importa molto. Gramsci ci ha insegnato a capire i rapporti di forza e, in questo caso, possiamo affermare con certezza che Zuncheddu ha pochissime probabilità di vittoria. Ma per noi ha un valore: ha la forza sufficiente per combattere, se non per vincere; il suo Gruppo potrebbe guadagnare moltissimo non dalla guerra, ma dalla guerriglia. Non solo: quanto più lui combatterà il nuovo assetto di potere, tanto più si apriranno spazi di libertà, di comprensione, di iniziativa e tanto più la morsa asfissiante che ha vinto le elezioni dovrà giustificare le proprie azioni con le proprie ragioni e non con la propria forza, come boriosamente e volgarmente fa da settimane. Il potente che pensa di assommare in sé tutto il potere e non sa comprendere dove e come si stiano sviluppando gli anticorpi di libertà alla sua strisciante prepotenza è per me il miglior avversario. Viva la guerra tra i potenti che riduce il numero dei potenti e indebolisce la prepotenza!
Zuncheddu adesso verrà lusingato, vezzeggiato, gli proporranno summit, incontri, anticamere, negoziati e quant’altro. È quindi rischioso fidarsi interamente di lui: in men che non si dica potrebbe trovare conveniente stare dall’altra parte. Ma finché dà battaglia, a noi interessa. Forse dovrà dare una nuova identità ai suoi giornali; forse dovrà smettere di pagare gente che scrive senza dire nulla; forse dovrà recuperare chi sa veramente fare cronaca politica, giudiziaria e di costume. Forse. Ma ora il dato interessante è che il conflitto in corso sta aumentando l’ossigeno disponibile per tutti e questo va bene.
La lettera ai Direttori Generali e’ giustificata dalla necessità di impedire che accada nelle aziende sanitarie ciò che accaduto in Regione dove, nelle ultime settimane di legislatura, sono stati adottati dalla giunta centinaia di atti in un periodo in cui si doveva limitare alla ordinaria amministrazione.
Per il resto Le auguro di proseguire tranquillo col Suo blog.
@ Pietro Mi fa specie che Lei, e altri, prima usiate la clava e poi vi stupiate se il malmenato reagisce. Fatti? È o non è un fatto l’intervista della Todde sugli aeroporti? A me pare di sì. È o non è un fatto la sua lettera ai Direttori generali, assolutamente priva di qualsiasi base di legittimità giuridica?
Mi spiace leggere la Sua risposta così picata. Io non ho scritto assolutamente che Lei non può scrivere ciò che crede e non l’ho fatto perché io penso che ognuno debba esprimere la propria opinione, a maggior ragione se lo fa a casa propria.
Io ho scritto solo che le certezze si possono avere solo dopo aver visto i fatti e, fino a prova contraria, per ora di fatti se ne sono visti pochi.
Egregio Pietro, dunque secondo lei io non posso scrivere che la Todde ha come alleato il presidente di Confindustria Sardegna e il suo giornale? Dunque, secondo lei, io non posso dire che la Todde si è già pronunciata, con l’intervista di cui si parla, a favore della gestione unitaria degli aeroporti e che questa è vista come fumo negli occhi da Zuncheddu? Ho capito, Lei esige che si parli solo di ciò che non esige spirito critico. Contento Lei, contenti tutti, fuorché me e questo sito.
Onestamente leggo nelle sue parole certezze tutte da dimostrare. Come è possibile prevedere come si muoverà la Todde e la sua giunta, ancora non nota? Io non vedo alcun problema se Zuncheddu scrive un editoriale sul proprio giornale dove, del resto, il Direttore interviene molto raramente. E non vedo neppure alcuna anomalia se Zuncheddu difende i propri interessi. L’anomalia in questo caso è, mi spiace dirlo, attaccare una giunta regionale prima ancora di vederla all’opera.
Diamo tempo alla Todde credo ne abbia bisogno, poi quando prenderà decisioni come quelle ipotizzate si potrà intervenire
Non sono d’accordo.
Con la conclusione che “il conflitto in corso sta aumentando l’ossigeno disponibile per tutti e questo va bene”
In soldoni che vinca De Pascale o Zuncheddu non inciderà sul fatto che , comunque, perderanno i sardi.
Questi pensano ai loro sporchi affari e la sanità, la continuità etc etc. aspettano.
Alla fine di questa legislatura vediamo se , purtroppo, ho ragione.
Il Professore fa bene a proporre la discussione sull’articolo di oggi su l’unione sarda in quanto si parla di economia e potere che riguarda tutta la Sardegna. L’editore vistosi accerchiato ha messo le mani avant ben sapendo che la Regione eroga ingenti risorse in pubblicità istituzionale. Senza dimenticare che una componente di maggioranza gestisce l’autorità portuale e la fondazione di Sardegna. Sta alla Presidente che fa parte di un partito che in Sardegna non ha mai governato a creare equilibri politici senza fare favoritismi.
@ Gianni Pisanu E dunque, è un problema diffuso. Rilevarlo, secondo Lei, è di Centrodestra. Senza conoscerla, riconosco il suo frinire.
Si, ma mi pare un problema molto diffuso. Ma che bel modo di ragionare. Mi pare molto rassomigliante a quello usati dagli opinionisti del nuovo corso centro dx imperversante.
Articolo illuminante
@ Francesco, apri una discussione non banale. Personalmente credo che un editore abbia il diritto di scrivere sul suo giornale. E penso anche che il giornale non sia della Redazione. Si pone il problema del ruolo del Direttore, questo sì, ma mi pare sia un problema molto diffuso nella carta stampata italiana. I giornali o riflettono le forti personalità dei direttori o le forti personalità degli editori. Il problema che tu poni più in generale è come si colloca l’informazione italiana dinanzi a editori che non sono più editori puri, cioè con interessi esclusivi nel mondo dell’informazione. Questo è un grande tema che va iscritto in quello più generale della regolazione dello scontro degli interessi legittimi. A me pare che Zuncheddu non sia infiltrato nelle istituzioni come lo è De Pascale e come lo è La Nuova Sardegna che vive del rapporto con gli Enti Locali e con alcuni interessi economici non marginali. Io trovo nello scontro in atto una possibilità in più per la libertà di chi non frequenta né Zuncheddu né De Pascale.
Zuncheddu potrà avere anche tutte le ragioni del mondo. Ma finché seguiterà a fare questo uso padronale del giornale per puri interessi di bottega, umiliando un’intera redazione brutalmente scavalcata, confermerà quel che sappiamo da venticinque anni: per lui l’Unione è nulla più che un “prodotto”, la parola che usava con il comitato di redazione per indicare il quotidiano..
Una decina d’anni fa, firmò un editoriale per sconfessare la redazione che aveva appena sfiduciato il direttore Figus. Scrivendo testualmente che il direttore godeva della sua fiducia e che nel suo giornale era l’unica cosa che contava davvero.
Sarebbe un liberale, uno a cui mancano un minimo di sensibilità e pudore per il rispetto dei ruoli?
E quando inizieremo a pensare che tutto sommato Zuncheddu abbia il diritto di scrivere in prima pagina quando crede e quel che crede, quello sarà il momento in cui non avremo davvero più nulla da dire.
L’Unione Sarda è nata molto prima di Zuncheddu e si spera possa sopravvivergli. È qualcosa di più grande e nobile dei fatturati del centro direzionale di Santa Gilla.