Due giorni fa, un ex alto dirigente del sistema sanitario pubblico, decide di recarsi in quel misterioso labirinto che è la cosiddetta Cittadella della Salute della Asl 8 di Cagliari.
Trattasi dei vialetti e dei padiglioni dell’ex manicomio, frequentabili dall’esterno anche di sabato da chi vi si avventurasse per recarsi nella biblioteca provinciale, posta in alto sulla collina, provando anche il brivido, al ritorno, di andare per un tratto contro mano, perché di sabato non si può uscire, come invece indica la segnaletica, su via Liguria, perché il cancello è chiuso.
L’ex alto dirigente sanitario pubblico si è beccato una malattia cronica e deve andare all’Ufficio esenzioni.
Parcheggia e comincia a cercare l’Ufficio e con lui una decina di anziani che si aggirano disorientati in questo luogo che oscilla tra il cantiere perennemente aperto e il set cinematografico dell’orrore. La segnaletica è un auspicio, compare in alcuni punti e scompare in altri.
L’ex dirigente, che si era informato in rete sugli orari di apertura e aveva visto che a partire dal 2019 l’ufficio si dichiarava aperto dalle 9 alle 12 e solo per 90 numeri, è fiducioso, sebbene sempre più sudato.
Impiega 50 minuti per trovare il suo sportello e lo trova immancabilmente chiuso, perché il tempo è passato dal 2019 e adesso l’ufficio apre dalle 9 alle 11.
L’ex dirigente sente che oltre la porta a chiusura burocratica ermetica, c’è un vociare festoso, e attende.
Appena l’adito casualmente si apre, chiede di entrare e mette il piede sulla soglia per impedire che la porta venga richiusa.
Protesta, chiede conto di un servizio così distratto, indica una signora anziana che stava sopraggiungendo madida di sudore e di disperazione.
Chi risponde?
Non un addetto, rigorosamente annidato nelle retrovie, ma una gentile guardia giurata che spiega all’ex dirigente – il quale prudentemente non toglie il piede dalla soglia – come svolgere la procedura on line, nel frattempo arriva la vecchia signora.
Chiede informazioni anche lei e la guardia inizia a rispiegare come accedere alla procedura in Rete, ma la signora confessa candidamente di non sapere neanche accendere un computer.
La signora chiede il perché di tanto abbandono. Silenzio. Risponde l’ex dirigente: «Perché la baracca qui è diretta da un OMISSIS».
Questa è la sanità sarda, certamente vittima di tanti errori politici, certamente in mano a dei disperati, tanto avidi di potere quanto privi di competenze (l’ultimo episodio sul Brotzu è raccontato bene oggi da Franco Meloni sull’Unione Sarda, roba che se fossi stato io Presidente della Giunta, avrei azzerato i vertici politici e amministrativi dell’assessorato, ma, come è noto, non ci sono io, c’è una che racconta storie, va alle sagre, partecipa alle Sante Messe, fa dibattiti e presenta una maxi variazione di Bilancio a ottobre; anche al Bilancio la razionalità sta andando a farsi benedire e si chiuderà l’esercizio con un avanzo di amministrazione che certificherà che anche quest’anno non si è speso nulla o poco), però anche viziata da un peccato culturale di non curanza, di distrazione dall’obbligo di rispondere con cortesia e dignità ai cittadini, di sciatteria rispetto al piacere di far funzionare lo Stato. Il Trentino è più accogliente di noi perché lì si odiano meno tra loro, c’è poco da fare.
Sembra che noi proviamo piacere a disprezzarci e a farci male.
Comments on “L’odissea di un alto dirigente divenuto paziente”
Comments are closed.
Il fatto è che le brutte e non sempre giustificate acquisizioni di potere , hanno inquinato le dirigenze apicali della sanità sarda e come un’ameba si sono spalmate in tutta la struttura buorocratica partendo dai dirigenti fin’anco ai numerosi uscieri assunti spesso per voto di scambio .
L’arroganza,la prosopopea del ” non è mio compito ” è certamente uno dei mali , che l’utente cittadino , deve pagare quando ,per sfortuna,debba accostarsi a quegli uffici .
E……fosse solo quello !!!!! ………i dolori peggiori e le sgarbatezze da subire sono successive : vi è mai capitato fi accingervi alla cura venevola del personale addetto ai prelievi ematici o urinari ???? Avete notato che siete colpevolizzati se l’operatore trova difficoltà nel trovare il vaso sanguigno s datto per il prelievo ? Ebbene oltre al sicuro ematoma verrete commiserati o peggio rampognati per la “vena difficile ” se poi dovete consegnare il campione della minzione mattutina , prendete prima accordi sul tipo di provetta perché,da un centro all’altro da un’ospedale all’altro le modalità sono diverse ed a volte imprevedibili : il principio non è mai quello di agevolare “l’utente” , ma la semplice comodità dell’operatore .Meno male che in ogni struttura abbondano gli addetti alla sorveglianza ” armata” ,che non avendo nulla da sorvegliare si prestano ad aiuti caritatevoli nei confronti dei malcapitati . Di tutto ciò ad onore del vero ,ben poco è ancora imputabile alla Todde ,ma i primi sttuali interventi di Rombo , pare non divergano molto in meglio , dalla precedente amministrazione . Speriamo di non averne bisogno !!!!!
Egregio, il fatto da Lei citato è l’esito di una multidecennale politica di trasformazione della sanità pubblica da sistema universale a sistema aziendale. Chi, come il sottoscritto, ha vissuto lo scempio degli ultimi 40 anni sa bene a cosa mi riferisco. Con la trasformazione in aziende delle uussll – coincidente con il blocco del turn over del personale – sono state moltiplicate a dismisura le figure direttive e dirigenziali ma sono venute meno le figure intermedie quelle che, per capirci, concepivano, scrivevano e mandavano avanti la ciccia della burocrazia sanitaria ed amministrativa dei programmi. È un po’ come se si volesse andare in guerra con truppe costituite soltanto di generali e colonnelli. Secondo lei senza sergenti , caporali e soldati semplici dove si arriverebbe? Saluti.
La storia qui descritta riproduce fedelmente quella che è la real life dell’assistenza capillare, quella periferica, quella pronta a dichiarare solennemente armiamoci e partite, quella che non è mai entrata in guerra, quella di chi ha sempre avuto come stella polare il detto: “fin che la barca va lasciala andare e tu non remare”. Qui anche un bambino capirebbe che i vertici della dirigenza non c’entrano nulla e non c’entra nulla neanche l’attuale assssorato alla sanità. Qui c’è da fare un lavoro molto più sporco, bisogna scendere in basso e prendersela con i responsabili di quegli uffici. Quelli che dopo aver ricevuto l’incarico si sono adagiati sul titolo. E quindi non si aggiornano i siti web e si decidono dei comodi orari di apertura dello sportello e di attività come la chiamano loro di back office. No professore non serveribbe a nulla azzerare i super vertici . Qui bisogna rivedere gli incarichi in quegli uffici e i premi di produzione. Finti.
Buondì,
quello che ci racconti, Paolo, è sacrosanta e pura verità…
A proposito della segnaletica, posso dire che qualche mese fa fui prenotato per la 1a volta alla ASL di Cagliari (per una visita urologica), tribolai non poco, all’esterno, per trovare il giusto accesso, ma tra cancelli chiusi e aperti riuscii a trovarlo, una volta dentro fu un percorso dell’oca trovare il padiglione n.1 (indicato nella prenotazione), che riuscii a trovare, non perché era indicato da un cartello, ma perché chiedendo a persone di passaggio finalmente una Sig.a mi disse ” è quello, il primo che vede in fondo “,… Ah bene mi dissi, quindi bisognava solo capire che il primo padiglione non aveva il cartello come gli altri, perché bisognava pensare che era il primo, quindi il n° 1 🤔😳… Santa pazienza…
…….lasciate ogni speranza Voi che entrate….
Poveri noi
Quanta verità.
E questo è solamente l’ufficio esenzioni, vogliamo parlare di ambulatori di patologie?
Venite in Lombardia che vi curo io 🥰