Ho atteso qualche giorno per darmi ragione di qualcosa che, inizialmente, mi è parsa incredibile: l’avvocato Giuseppe Macciotta, noto professionista cagliaritano (ha assistito anche me e, per amicizia di allora, gratuitamente) è sembrato farsi asfaltare e smentire dall’ex Presidente della Regione sui finanziamenti pubblici allo Stadio del Cagliari. Macciotta aveva sostenuto che la Regione non aveva stanziato le somme, correggendosi poi nella direzione della mancata conclusione dell’iter amministrativo; Solinas gli aveva risposto snocciolando tutti gli atti compiuti e pubblicati. Mi sembrava, e avevo ragione, stridente che questo fosse potuto avvenire e infatti la verità è che Macciotta e Solinas non si sono parlati tra loro, ma si sono rivolti, ognuno a modo proprio, a due soggetti distinti e congiunti: Fratelli d’Italia, partito dell’ex sindaco di Cagliari Truzzu, e Giulini, presidente del Cagliari.
Anticipo la conclusione di questo articolo, così tutti possono capire: non si trova, e giustamente, un solo dirigente del Comune di Cagliari che voglia firmare una determinazione con la quale si assegnano milioni e milioni di euro direttamente alla società di Giulini.
La cosa non solo è giusta e prudente, ma è sacrosanta.
Sono tra i pochissimi che da sempre hanno sostenuto che se le istituzioni mettono soldi in un’infrastruttura, questa deve essere pubblica e non privata.
Sono sempre stato nemico dei magheggi per i quali i soldi provenienti dalle casse pubbliche aumentano il valore e il patrimonio di società private.
Non solo: ho sempre sostenuto che l’unico Accordo di Programma che andrebbe tempestivamente realizzato è quello che riguarda l’intero quartiere di Sant’Elia, a partire però dai palazzoni, che andrebbero demoliti e ricostruiti in forme e decoro più avanzati.
Non è vero che basterebbe costruire un attrattore di ricchezza, come potrebbe essere uno stadio nuovo, e magicamente il quartiere si rinnoverebbe.
O meglio: è vero anche questo, ma è il modo del rinnovamento che cambierebbe, perché in questo secondo caso la qualità sociale del quartiere si rinnoverebbe per espulsione e non per integrazione (ma questo anche il responsabile della Caritas Marco Lai, che pure è di bocca buona e che mi rimprovera di avergli rimproverato l’attività di lobbing con cui si procura a ogni finanziaria regionale i soldi per le sue attività, non lo accetterebbe).
Quindi, per capirci, Macciotta, che conosce il Palazzo di Giustizia, anche quello drummiddu di questi anni, ha detto a Giulini: “Caro, tu sei un azzimatissimo presidente di serie A, ma io non sono coglione e non faccio cose contro la legge sull’onda della piazza. Quel tal signor Solinas con cui tu hai trattato, ha dato i soldi al Comune, non al Cagliari Calcio e glieli ha dati in modo tale che ora è impossibile girare l’assegno a te”.
Di contro Solinas ha detto a Truzzu: “Carissimo camerata, come vedi ho mantenuto l’impegno: ho stanziato la vagonata di soldi sui quali tu e il tuo annoissimo partito vi eravate impegnati con Giulini, ma l’ho fatto come prevede la legge, cioè non dando i soldi alla società di Giulini che, come tu puoi ben cameratescamente immaginare, se avesse avuto in pancia un contributo pubblico di cinquanta milioni di euro e uno stadio urbanisticamente assentito, avrebbe visto il valore della sua società schizzare in alto e avrebbe potuto anche essere tentato di vendersela, prima o poi. Così ho pensato bene di piantarvela bene in fessura, ho stanziato i soldi, ho firmato e pubblicato l’Accordo di Programma ma non ho procurato un indebito vantaggio a un privato grazie alla finanza pubblica”.
Che le cose siano andate come vi ho raccontato è confermato dalla sequenza di alcuni eventi.
Questa è la seduta del 24 settembre scorso del Consiglio Comunale di Cagliari. Al minuto 17:37 l’assessore Macciotta annuncia che il giorno dopo ci sarebbe stato un incontro tra il sindaco Zedda (quello che ha tradito Soru, il Che Perlage di Cagliari) e Giulini.
Giulini, dal canto suo, il 4 ottobre scorso scrive: “Da anni stiamo facendo tutto il possibile – sacrificando tempo ed investendo risorse [santi subito!] per dare a Cagliari [cioè a loro, a lui, a Giulini e alla sua società] un nuovo stadio. Chi di dovere [cioè Zedda-Che (il Che viene da Guevara) Perlage, Macciotta, Todde] dimostri presto [altrimenti ci arrabbiamo!] se lo si vuole fare davvero o se siamo destinati a rimanere incagliati nella burocrazia [cioè nel diritto]“. Evidentemente, qualcosa è andata storta.
Zedda-Che Perlage ha tanti difetti, non quello, però, della stupidità e uno come lui che ha fatto diventare Presidente dell’Ente lirico l’ex magistrato che lo ha condotto fuori dalle secche del pasticciaccio dell’Ente lirico, assessora la giornalista che lo difese con i denti e con le unghie e assessore allo Sport (non a caso) il suo avvocato, non rinuncerebbe mai per Giulini e per nessuno, a questo cordone sanitario che ha costruito intorno a sé per evitare con accortezza ogni minimo dubbio di illegittimità o di illegalità. Per cui, posso immaginare dove ha appeso il comunicato di Giulini.
Solinas, dal canto suo, non ci sta a passare per colui che ha affossato il progetto, semmai vuole e pretende di essere ricordato come colui che lo ha messo sui binari della legalità, magari ridendo al pensiero del sangue pesto di Giulini che si trova a dover gestire denaro pubblico secondo il diritto e non secondo il suo gusto.
Ad ogni buon conto, ecco un po’ di atti:
qui la Delibera della Giunta sull’Accordo di Programma;
qui l’Accordo di Programma;
qui la pubblicazione sul Buras.
No, guardi, l’Accordo è scritto come ha voluto Solinas e cioè in modo che si tratti, appunto, del finanziamento di una normale opera pubblica. Ma non erano certo questi i desiderata di Giulini.
Scusi Prof., la sua mi sembra una ricostruzione un po’ fantasiosa.
L’accordo di programma prevede chiaramente che il Comune di Cagliari debba “gestire l’iter procedurale e amministrativo connesso all’approvazione della progettazione e alla esecuzione dell’intervento”. Ossia: 1) approvare il progetto esecutivo delle opere (presumo messo a disposizione del Cagliari Calcio), acquisendo i relativi permessi, nulla osta ecc..; 2) Appaltare l’opera pubblica secondo le vigenti disposizioni di legge; 3) gestirne l’esecuzione. Questo dice l’accordo di programma. Si tratta di un “normale” finanziamento Regionale per un’opera pubblica. Che le somme debbano essere trasferite a Giulini e/o al Cagliari Calcio, con conseguenti problemi di firma/illegittimità/illegalità ecc.., mi sembra una sua supposizione non avvalorata da alcun documento.
Qualche tempo fa’ Cellino voleva fare lo stadio con i suoi soldi ( i suoi) senza chiedere un euro uno né alla regione né al comune. Il comune di cagliari gli rispose picche e allora si spostò a Quartu e poi fini’ con i soliti esposti solerti dei sedicenti ambientalisti. Ultimamente Cellino ha ribadito un concetto molto chiaro, Giulini vuole lo stadio? Metta mano al suo portafoglio e la smetta di mungere i soldi pubblici. Or not?
Se e sottolineo se ho compreso correttamente il post , il tema autentico dovrebbe essere il rapporto che lega “decisione politica” e Normativa sui modi che la renda possibile(risorse, progettazione fattibile ecc ecc); tout court, il piano della “legalità”
Se è così e ,di primo acchitto (lo percepisco vagamente da uomo della strada) vi sarebbero le condizioni in cui dei “cittadini” , diciamo più consapevolmente aggraziati (formati è un bruttissimo aggettivo) potrebbero unire le loro forze per l’esercizio di un controllo politico amministrativo, diretto a quegli organi chiamati al rispetto della legalità.
Dopotutto ci si occupa di Ambiente e di speculazione Eolica in gruppi e comitati ma uno che si occupa di denunciare il rispetto di normative finanziarie , a quanto pare NON c è , non è mai esistito e, debbo riconoscerlo è quanto mai problematico affrontarlo.
Traduco: è facilissimo aprire bocca su eolico e Ambiente ma non è per niente facile farlo su questioni legate a normative Tuel di finanza pubblica.