Noi vogliamo fare una rivoluzione.
L’ordine dei poteri, per come è strutturato in Sardegna, è sommamente ingiusto, limita i diritti e la libertà delle persone, comprime lo sviluppo, fa fuggire chi sa fare, fa scappare gli imprenditori, trasforma i sardi in consumatori, ruba i mestieri e le intelligenze, lascia incolte le campagne, manipola le persone, avvelena le catene alimentari, costringe all’emigrazione i giovani.
Le prossime elezioni sarde sono per noi uno strumento legale per cambiare completamente l’ordine delle cose.
Questo è lo spirito di Abbasanta e questo è stato lo spirito di Ottana: prove generali di un sovvertimento complessivo, generale, profondo dell’ordine delle cose in Sardegna, realizzato da chi lo sa fare, senza perdere una pensione, un soldo, un posto di lavoro.
Abbiamo studiato per secoli per sapere fare una rivoluzione senza andare in galera e senza perdere un soldo.
Esistono popoli in Europa e nel mondo che l’hanno fatta. Noi li abbiamo studiati e oggi sappiamo come fare.
Noi vogliamo per i sardi e per le loro istituzioni i poteri necessari per la loro libertà, per il loro sviluppo, per la loro ricchezza.
Questi poteri oggi sono detenuti dall’Italia e sono esercitati contro gli interessi nazionali dei sardi.
Noi siamo pronti a sacrificarci per avere quei poteri.
Si pensa che professori, medici, insegnanti, impiegati, imprenditori, pastori, professionisti e studenti non siano capaci di scelte così intense come è una rivoluzione.
Si pensa che chi ha figli, mestieri, stipendi, studi da compiere, non abbia il coraggio di rischiare moltissimo per cambiare la realtà.
Ci si sbaglia.
Noi la decisione del rischio personale per sacrificarci per un po’ di giustizia nella storia l’abbiamo già presa.
Abbiamo parlato tra noi e ci siamo detti anche il non detto: sappiamo che la forza della verità delle cose che diciamo sta cambiando la nostra vita e ci sta invitando a una battaglia più grande di un piccolo calcolo personale, più grande dei tatticismi di partito, più grande delle mistificazioni elettorali.
Non abbiamo subito da alcuni settori della magistratura indagini durate oltre tre anni, cui non è stata mai sottoposta alcuna forza politica sarda, senza rafforzare i nostri convincimenti.
Ci siamo moralmente rafforzati, siamo pronti, non abbiamo paura.
Le primarie della nazione sarda sono prove generali di una rivoluzione pacifica. Non l’abbiamo preparata per decenni, combattendo tutti i conformismi, non intruppandoci con nessuno, combattendo con tutti all’interno e all’esterno, creando una cultura di governo diversa da quella autonomistica, più giusta e efficace, restando esigenti con tutti, mettendo in crisi tutte le egemonie politiche e culturali partorite dall’Italia, per poi sprecarla.
Non la sprecheremo per una menzogna elettorale, non la sprecheremo per un calcolo personale.
Esistono persone libere in Sardegna, stanche delle manipolazioni e degli alibi dei partiti tradizionali, esistono sindaci senza tessera ma con passione nazionale sarda, esistono uomini di cultura, esistono imprenditori, artigiani, artisti che sanno che così non si può andare avanti, che serve una scossa. Noi siamo con questo mondo di uomini seri, impegnati, capaci, determinati.
Per il resto, abbiamo rispetto di tutti, ma conosciamo tutti e sappiamo chi è un vero compagno di viaggio rivoluzionario. Non può stare con Angioy chi ha in casa Pitzolo. In sardo si dice: zente cun zente e fae cun lardu.