Oggi La Nuova pubblica l’inserto sulle 500 aziende che funzionano in Sardegna.
Tra le altre cose si legge che, dopo la Saras, la prima azienda in Sardegna è Abbanoa.
Recentemente, in un’intervista, mi hanno rinfacciato che si tratterebbe dell’azienda più odiata in Sardegna.
Sarà. Però io l’ho trovata dinanzi al tribunale fallimentare; l’ho trovata attaccata da tutti e, con questo pretesto, non pagata da molti, col tasso di morosità più alto in Italia e generato non dalle persone normali ma da ricchi e ricchissimi, spesso residenti occasionalmente in Sardegna e che ne parlano e ne scrivono solo d’estate.
L’ho trovata con le banche addosso e sul collo che l’avevano iscritta alla Centrale rischi, non volevano più farle credito e, però, volevano la sua cassa e il suo circolante.
Oggi Abbanoa non è più di fronte al tribunale fallimentare; l’inchiesta giudiziaria che aveva ipotizzato tutti i reati del mondo fuorché il divieto di sosta, è stata archiviata; i conti sono in ordine e lentamente si sta recuperando la montagna di crediti generati da una morosità che ogni anno consentiva al 30% dei sardi di farsi pagare l’acqua dall’altro 70%.
Quando un giudice sospese dall’incarico il direttore generale, fui io a tener duro e a non azzerare i vertici aziendali.
Quando larghi settori della politica sarda pretendevano di gestire assunzioni, trasferimenti, proroghe e promozioni, fui io a mandare al diavolo tutti.
Oggi i risultati si vedono: i 3000 posti di lavoro, tra diretti e indiretti, sono salvi; gli investimenti sono ripresi (seppure con una lentezza estenuante); i rapporti con i clienti migliorano, lentamente, troppo lentamente, ma migliorano; i conti sono convincenti non solo per i Sardi, ma soprattutto per i Fondi di investimento internazionali che non capiscono perché non consentiamo , per esempio alla banca dello Stato italiano, la Cassa Depositi e prestiti, di entrare nel capitale e efficientare l’azienda. Come pure i Fondi, cioè i governanti non eletti dell’Italia, non capiscono perché non abbiamo fatto una società di multiservizi con dentro Acqua, energia e rifiuti, in modo da guidare la Sardegna verso un ciclo ecocompatibile, con una riduzione sensibile delle emissioni, delle combustioni e dello spreco d’acqua. Magari la faremo al prossima legislatura.
Cito Abbanoa per dire che governare è un duro, durissimo mestiere, ma che chi si candida a farlo deve saper fare e deve fare.
Io credo che in sanità siano stati fatti degli errori politici gravi, di concezione e di gestione. Niente di irrimediabile, ma occorre fare in fretta.
Se manca l’insulina; se mancano le garze; se i medici sottovoce dicono, perché impauriti, che i servizi stanno peggiorando a vista d’occhio, significa che le politiche di contenimento dei costi e di efficientamento dei servizi non stanno funzionando. Occorre ammetterlo, capirlo e correggere la rotta.
L’Azienda Unica è un macrocospico errore e va corretto e io sono sicuro che se l’imperatore Moirano mantiene la linea della esplicitazione della verità che sta cercando di tenere, non potrà che dichiarare ufficialmente che non può comprimere i costi, che non ci riesce in queste condizioni.
Governare significa trasformare la realtà, correggere il proprio errore, provvedere agli altri, essere animati da un vero slancio amorevole verso gli altri. L’orgoglio è nemico degli uomini di governo.
Un grande grazie a Luciano Uras per essere intervenuto oggi sulle colonne dell’Unione a parlare di Giustizia: ho perso amici per la mia battaglia sulla Giustizia-Giusta, ma mi pare che ne sto guadagnando altri. Tiriamo su la testa: via la paura, parliamone.