E dunque Antonello Peru, consigliere regionale di Sorso, non solo non avrebbe dovuto trascorrere quattro mesi in carcere, non solo non sarebbe dovuto decadere da consigliere regionale in nome di quel mostro giuridico che è la legge Severino, ma non ha neanche commesso alcun reato.
Oggi i giornali danno grande rilievo all’assoluzione, ma si tratta di lacrime di coccodrillo. I giornali hanno goduto come ricci quando lo hanno arrestato, lo hanno sminuzzato in umido quando lo hanno messo in galera, lo hanno triturato per giorni per soddisfare la fame di invidia sociale dei lettori. Un giorno di beatitudine, dopo una decina di linciaggio, è più che dovuto.
Il caso Peru è un caso emblematico di odio sociale, di intrigo politico, di grande ignoranza, di ingiusto spirito vendicativo e di utilizzo del primo grado di giudizio come livello di copertura dell’errore giudiziario.
Antonello è d’animo buono; quando abbassa le difese, appare innocente, un’anima scossa da mille demoni ma innocente.
Purtroppo ha imparato a sopravvivere in un mondo esagitato e conflittuale, nel quale servono anche i codici dell’arroganza, dell’aggressività e del disprezzo.
Quando si maschera, è insopportabile.
Io lo preferisco al naturale.
Antonello mi ricorda il capopopolo cagliaritano Vincenzo Sulis, capace di grandi relazioni sociali, ma non scaltro al punto da sapersi difendere dal potere vero, cui anelava, come Antonello vi anela oggi, con tutte le sue forze. Sulis finì trent’anni in galera nella torre algherese che prende il suo nome, e poi esiliato a La Maddalena. E dalle prime dichiarazioni di Peru dopo l’assoluzione (siamo ai limiti del messianismo: “La gente crede in me”), mi pare che anche lui ancora non abbia capito quale sia l’oggetto del suo scontro con ceti e poteri del Nord Sardegna.
Antonello ha scoperto da tempo il punto debole della democrazia: la forza dei numeri.
Antonello è una macchina di voti perché lui risolve problemi (non come mister Wolf) e la gente che lui frequenta non sa farlo, ha bisogno di uno come lui che si occupi anche di cose semplici che a tanti appaiono insormontabili.
Antonello sostituisce alla capacità e alla virtù il numero, la forza dei numeri.
Antonello afferma con forza che ha ragione chi vince.
Per Antonello chi vince comanda, non governa, comanda. C’è chi si gira di palle, e a ragione, dinanzi a questa brutalità.
Infatti, non tutti sono d’accordo con lui e non tutti combattono con la forza della politica. C’è anche chi combatte con quella del diritto.
Il diritto, però, esige precisione, aderenza alla realtà, equilibrio, esatta informazione. Tutto ciò di cui l’indagine su Peru è mancata, come è mancata in tutta una stagione della politica sarda, dove la magistratura (ovviamente ben intossicata dalle sue relazioni sociali) si ha fatto fasci di erbe incompatibili, ha mischiato la cipolla con l’aglio, ha preso granchi impressionanti sulla base di disinformazione, pressapochismo, pregiudizio politico e intossicazione dei pozzi e delle fonti.
La vicenda Peru nasce dentro l’inchiesta Sindacopoli, a partire dall’indagine su una tangente, confessata da chi l’ha pagata, ma mai trovata, una tangente sulla Sassari-Olbia. Ecco, qui compare il primo buco nero di quegli anni, perché in realtà la magistratura non ha mai saputo o voluto indagare sulla Sassari-Olbia. Ha in suo possesso carte tali da far cadere l’Olimpo, ma non ha voluto agire.
Inibita dal Fato la pista principale (la Sassari-Olbia), ci si è dedicati a ipotizzare un reato inesistente di abuso edilizio. Perché? Perché si è pensato di agire come contro Al Capone, cioè cercando un’inezia su cui colpire, posto che sul bersaglio grosso non si trovava niente. Questo è stato il pregiudizio su Peru ed è costato quattro mesi di galera.
Ma, come spesso accade, a usare la rete per pesci piccoli, si finisce per catturare anche ordigni bellici dimenticati sul fondale da precedenti conflitti. Nelle carte di più procedimenti per pesci piccoli, tutti regolarmente e ingiustamente mandati in galera, emerge costantemente la Sassari-Olbia, le assunzioni di interinali e, guarda un po’, lo scontro interno alla magistratura per la Procura di Cagliari. Io non ho più le forze fisiche per combattere queste schifezze e mi è stato espressamente chiesto di non occuparmi più di un vergognoso processo in atto, però posso dedicarmi a scrivere di storia e storicamente, in Sardegna, tutto si tiene. Per capire Peru, bisogna salire verso l’alto e leggere il campo di battaglia da un’altezza di dieci metri. Poi si può salire a venti e si capisce perché la Sassari-Olbia sia finita in un binario morto; poi si può salire a quaranta e si capisce chi, per chi, per cosa e come è stata combattuta la battaglia per la Procura di Cagliari. Poi si arriva a cento e ci si stupisce del male.
Ci può stare tutto, ma santo subito no ! Non ha le fisique du role
Più si sale e maggiore è il senso di vertigine e la paura di cadere. Indietreggiamo e voltiamo lo sguardo.
Questo, il potere, quello malagio a beneficio dei singoli, lo sa. Questa è la sua forza.
Spesso per paura delle altezze, che lei descrive, tentiamo di capire guardando dal basso, ma sbagliamo., Siamo troppo vicini ai piedi della montagna e non riusciremo mai a vederne la cima.
Per fortuna ci sono persone coraggiose che riescono ad osservare dall’alto oppure, quando non ci riescono o sono impedite dal farlo, hanno l’intelligenza e la capacità di osservare la montagna da lontano e vederla nella sua interezza, da cima a fondo. Per nostra fortuna ci dicono cosa vedono.
Seus a su «PAZZESCO».
Ma a dh’ant a cumprèndhere cudhos chi faent “orecchie da mercante” e ogos de faciolaos, mascaraos? (Mi arregodant is molentes chi faiant girare sa mola antiga, ma a assumancus no furint laureaos o giù di lì, ma solu mascaraos po su pane, sèmpere de is meres, ma po su pane).
Abbadiae si custa chi connoscheus, “avanzatissima” e inderetura a “Intelligenza Artificiale”, no est una civiltade de gherra, gherras fatas, gherras faendho e gherras a fàere, própriu in sa ‘lógica’ cretina, istùpida, assurda, infame, naraus de IMPERARE, de cudhos chi nanca «si vis pacem para bellum» (ma a dha nàrrere barbaridade/BARBARIE si iant a ofèndhere medas).
Epuru faet a èssere cristianos, prima de totu ma no solu ca sa gente no naschet in sa categoria zoológica de is animales, ma faet a èssere assumancus unu pagu cristianos própriu de Cristos, cudhu de is bàtoro Evangélios, lah!!!
E s’isperàntzia giai dha teneus totus (fintzes is “pontifices” de totu is gherras, sèmpere afariaos mannos preparandho pontes po lòmpere a sa gherra, a VINCERE E VINCEREMO de memória nazifascista a fàere is TIRANNOSàurei).